Cosa resta e cosa cambia nel ruolo dell’editore? In un momento in cui il self publishing, l’open access e il Web stanno cambiando la fisionomia dei processi di pubblicazione,
Andrea Angiolini, neo direttore editoriale della società editrice il Mulino e presidente della Commissione editoria digitale di AIE, ci spiega come sia tutta una questione di
professionalità e comunicazione.
«Per spiegare questi fenomeni – inizia – bisogna ragionare chiedendosi qual è il nostro ruolo in quanto editori. A un livello molto semplice si può dire che
il lavoro dell’editore consiste nel sapere aggiungere valore ai testi che gli sono affidati. Quello che dovremmo fare è però migliorare la comunicazione verso i lettori e gli aspiranti autori, fare capire in che cosa consiste esattamente questo valore aggiunto».
Nel tema più generale della disintermediazione dell’editore emerge con forza anche
il tema del self publishing. «Stiamo vivendo una grande confusione dei ruoli per la quale tutti tendono a fare il mestiere dell’altro – continua Angiolini –, viviamo continue incursioni nel nostro campo e anche noi siamo chiamati a fare il nostro mestiere in modalità nuova, spesso in territori che non abbiamo mai esplorato. Il self publishing è una di queste tendenze che sicuramente risponde ai bisogni di una parte degli autori. Qualunque sia il suo approccio, di inclusione nella propria strategia editoriale o meno,
l’editore non può mettere la testa sotto la sabbia».
Eppure il ruolo dell’editore oggi è sempre più sfumato e indefinito. «Come editore la strada da seguire credo sia il
rimarcare bene quali sono i servizi a valore aggiunto di cui ci facciamo garanti: lo scouting, l’editing, la trasformazione di testo in libro, la capacità di raggiungere il maggior numero di persone possibili per quel libro, la possibilità di dare ad un testo tutte le forme che oggi può assumere. Rispetto a tutto ciò la pubblicazione,
il self publishing, è solo un frammento».
Un tema fondamentale, quindi, che
è stato anche oggetto di una sessione parallela di Editech, la conferenza sull’editoria digitale organizzata da AIE qualche settimana fa.
«
Editech è diventato un momento estremamente importante per l’editoria italiana e, uno dei desideri della Commissione digitale di cui faccio parte, è proprio consolidarne l’importanza come evento annuale. Occasioni di formazione come queste sono preziose sia per la
capacità di aggregazione sia per quella di proporsi come
momento formativo alto. Molti editori hanno bisogno di nuovi strumenti interpretativi per affrontare le sfide imposte dal digitale, auspico quindi che il lavoro della Commissione possa servire sempre più a fornire idee e spazi di discussione su questi temi».