
Una delle
tendenze chiave emerse negli ultimi anni è quella alla
disintermediazione, ovvero, per dirla con
Wikipedia, «l'eliminazione di un intermediario in una transazione tra due parti». Si tratta di un concetto del quale tutti noi abbiamo fatto esperienza grazie al Web: le compagnie aeree hanno «tagliato» gli agenti di viaggio per rivolgersi direttamente ai passeggeri, la Dell ha eliminato i distributori e negozi di computer per vendere direttamente alle imprese e ai consumatori e così via.
La stessa Amazon, pur in maniera meno eclatante, punta sulla disintermediazione nel suo costante tentativo di semplificare, e quindi rendere meno costoso, il percorso di acquisto tra produttore e consumatore. Proprio per semplificare e disintermediare ulteriormente i processi tradizionalmente in atto nel mondo del libro,
Bezos da tempo punta ad affiancare alle funzioni di distributore quelle di editore. Se dal punto di vista dei libri fisici i marchi editoriali di Amazon non hanno di fatto ottenuto grandi risultati, è sul versante digitale che con il
Direct Publishing le cose si stanno effettivamente muovendo in questo senso.
L’idea alla base dei servizi di self publishing offerti dal retailer è semplice:
mettere in diretto contatto i lettori con gli autori. Royalty più alte di quelle offerte dagli editori e la promessa di rendere accessibile le opere autopubblicate alla vasta utenza su cui può contare Amazon, sono il sale sufficiente per garantire il supporto degli autori che, crescendo di numero, aumentano per il retailer le possibilità di imbattersi in successi «dal basso».
Fin qui nulla di nuovo, se non che pochi giorni fa Bezos
ha annunciato il
lancio del Kindle Direct Publishing per i libri per ragazzi e del relativo set di tool Kindle Kids’ Book Creator, una vera e propria
scommessa sul futuro dei lettori visto che, negli Usa come da noi, l’uso delle nuove tecnologie è in crescita nelle fasce più giovani della popolazione (qui un
video virale su come, per i più piccoli, un magazine sia solo «un iPad rotto»).
Certo, i libri per bambini e soprattutto gli illustrati, pongono problematiche particolari, sia dal punto di vista tecnico sia per quanto riguarda l’esperienza di lettura ma anche qui lo spirito è lo stesso che anima il KDP per adulti: mettere a disposizione degli autori strumenti semplici per creare in digitale il proprio libro… e stare alla finestra ad aspettare qualche smashing hit.
Se i risultati di questo esperimento non dovrebbero preoccupare troppo gli editori, sono la capacità di fiutare nicchie di mercato e di arrivarci prima e in maniera più «smart» (o almeno questa è l’impressione nel cliente finale) che iniziano ad inquietare gli editori più attenti.