Dopo Amanda Hocking, l’adolescente americana che con la sua trilogia fantasy aveva scalato le classifiche di Amazon finendo poi per affidare la pubblicazione dei suoi successivi volumi alla Pan Macmillan, il paradigma che dal self publishing muove verso gli editori tradizionali pare trovare un’altra conferma.
È il caso di John Locke, nome da filosofo e spirito imprenditoriale molto pratico, che dopo il record delle oltre tre milioni di copie vendute con la serie auto pubblicata dell'ispettore Donovan Creed, ha da poco concluso un contratto con Simon & Schuster US.
Tuttavia se la Hocking ha scelto, in modo tutto sommato tradizionale, di affidare al proprio editore l’esclusiva per la pubblicazione dei titoli futuri, Locke ha infatti scommesso su un modello «integrato». S&S si occuperà, infatti, della distribuzione e della vendita dei romanzi di Locke mentre l’autore avrà la possibilità di continuare a pubblicare in autonomia i propri e-book.
Se la soluzione presenta solo vantaggi per l’autore (che sommerà al 70% sulle vendite dei propri titoli tramite Amazon le royalties della carta), per l’editore rappresenta senz’altro una bella sfida. Anzitutto il prezzo: S&S dovrà trovare un equilibrio capace di invogliare i lettori di Locke – che attualmente pagano 0,99 dollari per la versione digitale – all’acquisto della versione paperback che in America si aggira in media attorno agli 8,99 dollari. Ma soprattutto a interessare è la questione, ancora tutta da valutare, della scissione tra diritti a stampa e digitali che crea per agenti e autori, attirati dalla gestione separata grazie a royalties generalmente più alte, un importante precedente nei confronti delle logiche accentratrici finora portate avanti dagli editori.