Mentre in Occidente gli editori sono ancora alla ricerca di modelli di business che permettano di ottimizzare costi e ricavi nel nascente mercato degli e-book, in Cina si fa strada una proposta che ripensa la filiera tradizionale riadattandola al digitale.
Si tratta della cosiddetta «freemium fiction». Il meccanismo è molto semplice: gli autori si iscrivono gratuitamente a siti dedicati e postano, a puntate, il loro lavoro, come succedeva nei giornali della Francia dell’Ottocento con i feuilleton. Ogni aspirante scrittore può scrivere di quello che vuole nella forma che preferisce.
A decretare il loro futuro ci pensa la rete. Solo nel momento in cui riescono ad attrarre un significativo numero di lettori fissi riuscendo ad interagire con la community e mantenendo l’attesa sempre viva, gli amministratori-editori del sito innalzano gli scrittori al rango di autori Vip.
Questo passaggio comporta anche uno spostamento in una’area dedicata del sito dove i fan possono leggere gratuitamente solo alcune parti dell’opera e pagare per gli aggiornamenti a prezzi molto contenuti: 2-3 yuan (circa 0,30 euro) per 100.000 parole.
Contando che i lettori di queste web fiction sono più di 195 milioni, è facile ipotizzare cifre importanti per quegli autori che riescono a catturare l’attenzione del lettore. Si calcola che il ventinovenne Huang Wei, uno degli autori più apprezzati, abbia guadagnato circa un milione di yuan (pari a quasi 113 mila euro) con le sue nove serie bestseller.
Il meccanismo non si ferma di certo qui: i più efficaci riescono a strappare contratti con case editrici tradizionali e, eventualmente, vendere i diritti per serie tv e videogiochi. Il portavoce di Shanda Literature, il portale più popolare, ritiene che il 45% dei 70 milioni di visitatori unici mensili del sito è disposto a pagare e che questo numero è destinato a crescere con la diffusione del mobile web. L’Italia sarebbe disposta?