I dati che sono stati presentati il 23 marzo scorso dal Centro per il libro e la lettura (rilevati da Nielsen, 3 famiglie al mese ruotate all’interno di un pane di 9.000) non fanno che confermare il calo di lettori di cui avevamo scritto sul numero di gennaio del «Giornale della libreria».
Ha letto, secondo Istat, «almeno un libro» il 45,3% della popolazione (> 6 anni), il 49% (con più di 14 anni) secondo Nielsen (ovvero, dato che nella fascia 6-11 gli indici di lettura sono più alti rispetto alla media, quel 49% dovrebbe essere superiore al 50%).
In entrambi i casi resta un dato comune: i lettori calano!
Su base annua avevamo a partire dai dati Istat un -2,7%. Su base trimestrale, questi di Nielsen, nel confronto terzo trimestre/quarto trimestre 2011 portano a un -11,3%. Se quest’ultimo confronto lo estendiamo dal primo al quarto trimestre il calo si attesta a un -5,4%. Si tratta di 720.000 lettori in meno (>6 anni) da una parte) e di 900.000 dall’altra.
In sostanza nel 2011 tutti e tre i principali indici del settore sono andati in valore negativo. La lettura e le vendite. La stessa produzione da quello che vediamo mese per mese dai Numeri del «GdL» (Fonte: IE) mostra a gennaio un -8,1% rispetto a dicembre 2011, e addirittura un -36,3% sul corrispondente mese di gennaio 2011. È da ottobre 2011 che la produzione presenta mese dopo mese valori negati.
Le ragioni? Poche se ne aggiungono a quelle già indicate. Il 2010 è stato quello sì un anno anomalo per la lettura: tra 2011 e 2009 il saldo (sia pur di poco) resta positivo con un risicato + 1%; molti lettori forti si sono spostati sull’e-book; la perdurante congiuntura economica negativa ha continuato a colpire. Che è l’altra vera discontinuità del mercato e dei paradigmi che l’avevano retto e sorretto in questi anni. Altro che discontinuità digitale!
In Francia ad esempio il +1,5% (a valore) del 2009 diventava un -0,5% nel 2010 e un -1,0% nel 2011 (Fonte: panel Livres Hebdo/I+C).
Se mai può essere curioso come la lettura non si trovi in qualche modo trainata dal «recupero della dimensione domestica [che è] una delle tendenze attuali del consumo» come ha spiegato in una recente intervista a «la Repubblica» Nicola De Carne (qui la ricerca Nielsen). Nuovi prezzi che portano a ripensare linee editoriali ma che faranno emergere le inefficienze che ancora caratterizzano la nostra distribuzione fisica. Quella su cui si continuano a fare fatturati e margini.
Anche sei dati presentati a Roma dal Cepell mettono in evidenza la dimensione che va assumendo la lettura e l’acquisto digitale. Che incide soprattutto sulla forte lettura. Percentuali da prendere con tutte le dovute cautele (saranno proprio tutti e-book quelli che dichiarano di aver comprato/letto) ma che indicano lo spostamento in atto nelle direzioni della crescita: 1,1 milioni sarebbero i lettori (nell’accezione di persone) di e-book (circa 1,1 milioni di > 14); 567 mila gli acquirenti (l’1,1% della popolazione). Nel primo trimestre di rilevazione (2010) gli acquirenti (che si autodichiaravano) erano 365.000. Dunque una crescita di almeno il 55%. È l’unico segno più che siamo riusciti a trovare.
Fonte: Rapporto Cepell L’Italia dei libri - Un anno, le stagioni, due trimestri a confronto 2012