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Innovazione

La nascita dell'e-reading e della filiera reticolare

di G. Peresson notizia del 17 aprile 2012

Il mercato statunitense degli e-book è quello a cui tutti guardano per decifrare e interpretare segni e tendenze che prima o poi arriveranno e si declineranno nei vari mercati continentali.
Nelle settimane scorse Pew Research Center ha diffuso un’ampia indagine sulla lettura di e-book (ma non solo) negli Stati Uniti. Il 72% della popolazione statunitense con più di 16 anni dichiara (dicembre 2011) di aver letto un libro di carta; un altro 11% di aver ascoltato un audiolibro (da noi si discute se la lettura morbida debba o no esser considerata lettura!); e infine il 17% dichiarava di aver letto un e-book.
Alcuni risultati erano già stati segnalati ma la ricerca merita però ben maggiore attenzione perché implicitamente mette in evidenza la natura reticolare che sta assumendo la lettura (e il mercato).
A un mercato e una filiera «lineare», centrata sul libro di carta che collega autore-editore-distributore-libreria-lettore, se ne sta sostituendo un’altra di natura reticolare.
Come reticolare si è fatta la lettura stessa (rispetto alla linearità della stampa gutenberghiana). Scriveva Pierdomenico Baccalario in un articolo di qualche mese fa (Una e-storia e mille autori, «la Repubblica», 18 dicembre 2011): «Credo che le storie del futuro cambieranno perché cambieranno i loro lettori. [Ma] cosa succede alle storie e agli autori [e agli editori] quando devono (e possono) fare i conti con le nuove tecnologie? Un utente può appassionarsi a una storia partendo da un videogioco, leggere uno dei libri che la narra dove oltre al libro tradizionale troverà cartoline e appunti con numeri di telefono che volendo può davvero chiamare, o ancora, seguire una puntata del telefilm. Solo successivamente soddisfatto da quanto ha letto, visto o giocato cercando su Internet, chiacchierando con i social network o riconoscendo una maglietta nella vetrina di un negozio scoprirà che la storia a cui si è affezionato fa parte di un universo narrativo più vasto».
Il 17% o 21% (febbraio 2012) di persone che leggono su e-book sono valori importanti (in Italia il 2,3%; >14 anni). Lo diventano ancor più la dove Pew adotta una definizione più «ampia» di contenuto digitale: non solo libri dato che sul device si può leggere anche altro. Allora è il 43% degli americani (> 16 anni) ad affermare di aver letto (o di leggere) un e-book nell’ultimo anno, oppure articoli di riviste, news in formato digitale. E questo da un tablet, un computer, un cellulare, un Kindle o un Nook.
Inoltre un e-book non lo si legge (sempre e solo) da device dedicati: fatto pari a 100 costoro il 42% lo fa da uno schermo di computer, il 41% da un Kindle o un Nook; un 29% afferma di farlo da uno smartphone; il 23% da un tablet. È interessante che il valore sia superiore a 100 a indicazione di una mobilità della lettura (dell’accesso) da device diversi.
La lettura si incardina in parte consistente su device sempre più multifunzione rendendone più fluido lo statuto. Allo stesso tempo la lettura di libri quando è fatta partendo da contenuti digitali si integra (e non potrebbe essere altrimenti) con altri contenuti editoriali: notizie giornalistiche, articoli di riviste, news, ecc.
Pew mostra proprio come attorno al device gravitano forme diverse di lettura. Chi legge da un device si dichiara «appassionato» anche di altri contenuti digitali di natura editoriale: il 65% legge notizie e giornali (il 77% ha letto queste notizie sul proprio e-reader, tablet, pc, smartphone). Il 60% di chi legge e-book, a sua volta, è lettore di articoli, riviste, notizie in formato digitali. Detto altrimenti: di altri formati editoriali.
Si intravedono allora i primi segnali di un processo in cui il prodotto editoriale, almeno fino a come lo abbiamo largamente concepito fino ad ora, diventa reticolare. Circola, si sposta, si collega ad altri contenuti che prima non esistevano o avevano un’esistenza editorialmente interstiziale. O per i quali era difficile per l’editore dare una dimensione di mercato. Un prodotto che incorpora quote crescenti di servizio, come molta editoria professionale sta facendo in questi anni (Safari O’Reilly, Connect e Create di McGraw Hill, ecc.). Un aspetto che rappresenterà nei prossimi anni la principale forma di differenziazione (e di riposizionamento) dell’offerta editoriale oltre che di nuove forme di ricavo.

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