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Innovazione

La convergenza della lettura al centro di Engaging the reader

di L. Biava notizia del 6 novembre 2012

Da qualche anno a questa parte l'autunno milanese ha, per la gente del libro, un appuntamento fisso. Si tratta di Engaging the reader, la conferenza dedicata alle complesse sfaccettature dell'editoria contemporanea in programma per il 13 novembre prossimo all'Università Cattolica del Sacro Cuore. Il tema di quest'anno è quello della convergenza del digitale che, come ci spiega Edoardo Barbieri, direttore del Master Professione Editoria in seno al quale si svolge il Workshop, l’editoria in primis dovrà nei prossimi anni saper affrontare, ideando nuove strategie e mantenendosi sempre all’erta. 

Engaging the reader è un appuntamento ormai consolidato nel panorama della conferenze digitali. Perché quest'anno avete scelto il tema della convergenza della lettura?
Engaging the reader è nato due anni fa dall'esigenza, espressa dagli studenti dei corsi di editoria dell'Università Cattolica di Milano, di approfondire le nuove tematiche legate all'editoria digitale. Si tratta quindi di un evento ad alta percentuale di contenuti, espressi però non tanto con un approccio teorico o tecnicistico, ma a partire da esperienze di realizzazione dei vari temi via via trattati. Per questo dedichiamo molto tempo a cercare i giusti interlocutori dei nostri incontri, e devo dire che ci è andata effettivamente quasi sempre bene. Infatti il punto di vista, oltre che pratico, è diverso da quello comunemente usato da chi fa informazione in questo settore. Di solito ci si occupa sostanzialmente di device, di apparecchiature (e il confine tra l'informazione e la pubblicità diviene davvero fragile...), rincorrendo, ovviamente, l'ultima novità del momento. Noi invece siamo un'università e abbiamo quindi innanzitutto l'obbligo di tentare di analizzare e comprendere i fenomeni. Per questo abbiamo scelto un punto di vista particolare, quello del lettore: Engaging the reader vuol proprio dire che gli strumenti elettronici sono editorialmente interessanti se favoriscono la lettura, l'azione del leggere, il proprium appunto del lettore. È così che il primo anno (era il 2010) ci siamo interrogati sulla novità costituita dai tablet, lanciati proprio allora il mercato italiano. L'anno successivo abbiamo voluto indagare se e come l'editoria digitale era in grado di fornire un aumento della conoscenza rispetto a quella cartacea. Il fatto poi che Engaging sia anche il workshop del Master in Professione editoria dell'Università Cattolica permette di coinvolgere molti studenti e professionisti, così che l'ambiente è di solito particolarmente "caldo" e attento. 

Qual è il particolare punto di vista dal quale la conferenza, nata come lei diceva nell'ambito del master Professione editoria dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, cerca di guardare i fenomeni in atto nel mondo editoriale? 
In parte ho già risposto a questa domanda. Vorrei allora illustrare quello che è il contenuto scelto per l'edizione di quest'anno. Dietro il titolo forse un po' misterioso di Le convergenze della lettura si nasconde un tema interessantissimo. Anche se il mondo giornalistico continua a inseguire la facile opposizione tra editoria cartacea e digitale (una replica del «questo ucciderà quella» di Notre dame di Victor Hugo), la realtà informativa che tutti viviamo continua a essere (e io credo che continuerà a essere) ibrida, per cui io passo dalla carta allo schermo (agli schermi) e viceversa in continuazione. Se questa è l'attualità, allora ci interessa scoprire e valorizzare momenti, realtà, strumenti che favoriscono il dialogo tra le due facce dell'editoria. Se volessimo estremizzare, il QR Code, cioè quei codici a barre bidimensionali fotografando i quali accedo a una pagine internet, costituiscono l'esempio più lampante e forse ancora poco sfruttato di un dialogo tra carta e digitale. Ma si tratta solo di un esempio. Valentina Kalk, che è responsabile del settore editoria delle Nazioni Unite, ci spiegherà cosa vuol dire questo tema delle convergenze per un grande editore istituzionale che ha fatto del print on demand (una tecnica che parrebbe aver perso il poco smalto che sembrava avere) uno dei pilastri della propria politica editoriale. Perché,in fondo dire che c'è la possibilità di una convergenza tra cartaceo e digitale vuole dire che il testo è un anfibio, è cioè capace di vivere e di adattarsi sia all'ambiente cartaceo sia a quello digitale. Il testo può permettersi di non scegliere o, se si vuole, di farsi leggere in entrambi i modi. 

Quali sono le sfide che i master e i percorsi di laurea dedicati a formare le figura professionali della filiera devono già oggi affrontare per mantenersi attuali? Come sono cambiate le competenze in ingresso richieste dalle case editrici e qual è il suo consiglio verso chi vuole entrare in questo settore? 
I dati che posso portare sono freschissimi, perché nei giorni scorsi abbiamo svolto i colloqui di conclusione degli stage degli allievi del Master dello scorso anno, quelli che si diplomeranno appunto il prossimo 13 novembre. La cosa che mi ha più stupito è che a tutti in casa editrice hanno chiesto per prima cosa se erano capaci di creare un e-book. E devo dire che l'impegno dei nostri docenti anche in questo settore è notevole. Eppure anche quest'anno abbiamo confermato un trend positivo, con oltre il 50% dei masterizzati trattenuti dalle aziende dove hanno svolto lo stage o che già hanno trovato una temporanea collocazione presso altre aziende. La formula dei nuovi contratti di apprendistato sembra poi essere particolarmente favorevole. Io non mi stanco di ripetere che per inserirsi nel settore, oltre a una buona dose di fortuna che non guasta mai, occorrono buone competenze generali ma soprattutto linguistiche, una conoscenza approfondita di tutta la filiera editoriale (se si capita a lavorare, come sempre più spesso accade, in uno studio editoriale bisogna davvero saper fare letteralmente di tutto), una disponibilità, almeno all'inizio, a lavora anche in segmenti editoriali lontani dalla agognata «narrativa di qualità» ( che ci sia ciascun lo dice...): spesso una rivista business to business offre più solide possibilità di lavoro di qualche nobile editore che vive, letteralmente, grazie agli statisti! Poi occorrono maestri, che si rimbocchino le maniche e conducano i giovani non a chiacchierare di editoria, ma a provare a farla.

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