Avete mai comprato un libro di seconda mano? La maggior parte dei lettori che lo ha fatto sa che anche il libro usato ha i suoi vantaggi: il prezzo basso innanzitutto, la «storia» (se si tratta di un’edizione particolare) e, perché no, il suo «uso» (lo sa bene lo studente che guadagna un pomeriggio senza compiti quando, sfogliando le pagine di un libro scolastico usato, scopre che gli esercizi sono già stati meticolosamente compilati da un compagno diligente).
Nell’era del digitale però l’«usato» sembrerebbe essere un concetto destinato a scomparire. In effetti le pagine di un libro digitale non si deteriorano, le note e le sottolineature del precedente proprietario spariscono in un clic e soprattutto, se i libri usati si comprano sulle bancarelle o in qualche libreria,
gli e-book usati dove si trovano?
Amazon ovviamente, non si è fatto scoraggiare da questi problemi e, a febbraio, ha presentato e fatto approvare un brevetto per la sua proposta di
gestione dell’usato digitale. Il sistema messo appunto dal colosso di Seattle si basa sullo stesso principio a cui è stato ispirato il sistema di prestito tra utenti attivo sul Kindle. Attualmente è infatti possibile passare temporaneamente a un altro utente Kindle la licenza di un libro digitale. Finito il periodo di prestito il libro torna automaticamente al legittimo proprietario senza che il beneficiario del prestito abbia modo di mantenerne copia. La vendita si svolgerebbe nella stessa maniera con la differenza che la licenza digitale verrebbe trasferita in modo permanente all’altro utente in cambio di denaro. Fin qui sembrerebbe tutto chiaro eccetto che per un piccolo ma fondamentale dettaglio: quanto tutto questo peserà sugli editori che percepiscono un guadagno solo al momento della vendita del file al primo utente?
Anche
Apple, da pochi giorni, ha presentato un brevetto per la creazione di un mercato per i beni digitali usati. Ma se l’idea è simile a quella di Amazon sembra che l’azienda di Cupertino abbia previsto delle soluzioni che contemplino anche una sorta di «
risarcimento per gli editori che hanno pubblicato il
contenuto digitale. Si parla di «contenuto» e non di «e-book» perché il patentino presentato da Apple descrive un sistema intero che permetta e regolamenti la possibilità per gli utenti di scambiarsi tra loro l’accesso a contenuti digitali quali libri, musica, film e software. Una delle strade proposte da Apple prevede che la percentuale di guadagno delle diverse parti coinvolte possa variare: a) a seconda del tempo; b) a seconda di quante volte il contenuto digitale è stato rivenduto dagli utenti finali. Per esempio un editore percepisce il 50% dei profitti su ogni rivendita del contenuto digitale che si verifica entro un anno dalla prima transazione dell’intermediario ad un altro utente e il 20% sulle vendite che avvengono dopo più di un anno. Ovviamente questa è solo una proposta sulla quale ci sarà ancora molto da discutere.