
Nel 2014 gli italiani hanno speso per
acquisto di e-reader 103 milioni di euro. Una cifra che costituisce a tutti gli effetti una «
spesa per la lettura» che dobbiamo iniziare a far rientrare all’interno di quella più ampia area di mercato con cui si misurano case editrici e canali di vendita. È questo uno dei dati più interessanti che Giancarlo Capitani (Presidente di Net Consulting3) ha presentato oggi al convegno
Digitale, energia innovazione dedicato alla presentazione del 46esimo
Rapporto di Assinform Confindustria digitale nell’Auditoriunm di Expo 2015.
Un valore di spesa che risulta in calo (-9,6% sul 2013: era due anni fa di 114 milioni e l’anno ancora prima di 120 milioni) oltre che per ragioni congiunturali e di spesa degli italiani – tra i device quelli che crescono sono solo gli smarthphone (+9,5%) e i laptop (+10,3%) mentre anche i
tablet registrano un -13,2% – anche per una riduzione dei prezzi medi dei prodotti.
Un altro dato interessante è la stima che NetConsulting ha fatto dei
download di e-book: dai 3,3 milioni del 2012 ai 6,3 del 2013 (+91%) fino agli
8,2 milioni dello scorso anno (+29%). La stima del mercato generato passa dai 24 milioni di euro nel 2012 (7,27 euro di prezzo medio del venduto), ai 43 milioni (6,82 euro di prezzo medio) del 2013 fino ai
53 milioni nel 2014 (6,50 euro di prezzo medio).
Cosa significa anche tutto questo? Che guardando le cose da un’altra angolazione – considerando la spesa complessiva per la lettura e le quantità acquistate - la prospettiva si conferma in parte diversa e attraversata da linee di innovazione nel consumo da parte dei lettori.
Guardiamo alle quantità acquistate:
tra il 2012 e il 2014 le copie di carta calano secondo Nielsen dell’8,5% (da 101,5 a 92,8 milioni).
Se ci aggiungiamo i download di e-book le quantità salgono a 104,8 milioni nel 2012 e a 100,9 nel 2014 e
il saldo negativo scende a -3,9%. Se poi teniamo presente che Nielsen rappresenta quella parte di mercato del libro effettivamente misurabile e non considera le stime dovute al fatto che un player importante come Amazon non fornisce i propri dati; che ci sono canali di vendita non monitorati da Arianna+ (
si veda l’intervista a Stefano Mauri) e quindi le copie di libri potrebbero essere state un po’ di più di quelle indicate (
si veda il convegno di Aie a Torino) forse non c’è ancora un segno «+», ma il valore disegna un quadro del rapporto con gli italiani con il libro (carta e digitale) un po’ diverso rispetto ai paradigmi tradizionali.