In questi ultimi tempi si fa un gran parlare di Amazon Publishing. Ma, di preciso, in cosa consiste? Si tratta di sei marchi editoriali distinti, ognuno con le proprie specificità. Il primo a essere lanciato nel maggio 2009, AmazonEncore, è nato con lo scopo di pubblicare titoli out-of-print e titoli self-published con potenziale di vendita. Esattamente un anno dopo è nato AmazonCrossing, per le opere straniere tradotte in inglese. Poco dopo, a dicembre, The Domino Project, «short books by thought leader», il marchio powered by Amazon fondato dal guru del marketing americano, Seth Godin (che ha però deciso di terminare l’esperimento nel novembre 2011).
Nel maggio 2011 è stata la volta di Montlake romance e Thomas & Mercer. Il primo si occupa di romanzi rosa in quanto, come ha evidenziato Jeff Bezos, «è una delle categorie più interessanti e più in crescita, particolarmente tra gli utenti Kindle». Il secondo pubblica titoli mistery. Ad ottobre è nato 47 North: il marchio per la science fiction, il fantasy e l’horror. Il gioco non finisce di certo qui. Da dicembre 2010 Amazon ha deciso di fornire a tutti gli autori, sia quelli pubblicati che quelli distribuiti, i dati Nielsen Book Scan tramite Amazon author central (esclusi i dati sugli e-book). Da ottobre tre dei principali editori americani, Simon & Schuster, Random House e Hachette, hanno deciso di fare lo stesso.
E ancora: ad agosto è stato assunto Laurence Kirshbaum, ex CEO di Time Warner Bros Group, con lo scopo di formare un team editoriale a New York per creare nuovi marchi. Tra le sue prime mosse, l’aver messo sotto contratto l’autore Timothy Ferriss, star del self help che conta più di 290.000 followers su Twitter e tre bestseller alle spalle. «Spero che faremo cose eccitanti e innovative», ha dichiarato Mr. Kirshbaum «Il nostro successo non potrà che aiutare il resto del mondo editoriale». E se fosse vero?