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Fiere e saloni

La felicità è leggere un libro?

di Giovanni Peresson notizia del 21 ottobre 2015


Sì!
È questa la conclusione a cui giunge una ricerca condotta dal Cesmer (Centro di Studi dell’Università Roma Tre) sotto la guida di Michela Addis (docente presso la stessa università e alla SDA Bocconi School of Management).
Detto in altro modo i libri migliorano la vita dei lettori in quanto persone.
La domanda che ci si è posti è: i lettori di libri (cartacei o digitali) sono più felici (o si percepiscono come più felici) rispetto a chi non legge? E la lettura accresce il benessere (autopercepito) degli individui? Domande a cui non è facile rispondere, tanto che – contrariamente ai Paesi anglosassoni dove abbondano questo tipo di ricerche sul rapporto tra lettura e vari aspetti della vita (relazione tra incidenti stradali e lettura; lettura e obesità; ecc.) in cui tutte mostrano che chi legge fa meno incidenti stradali, non è obeso, ha una salute migliore, e così via – mancava in Italia un approccio di ricerca analogo.
Le periodiche indagini sulla lettura, infatti, tendono a tralasciare questi aspetti, soffermandosi piuttosto sul numero dei lettori in Italia - storicamente più basso che nella maggior parte dei paesi occidentali - e sulle sue variazioni. Non era invece noto, fino ad oggi, il valore della lettura in ambito cognitivo ed emotivo. Una lacuna che questa ricerca ha voluto colmare, nella convinzione che quantificare i benefici della lettura consenta di promuoverla più efficacemente presso i non lettori.
L’occasione della ricerca, e la sua presentazione al pubblico, è il decennale del Gruppo editoriale Mauri Spagnol (GeMS) che l’ha commissionata al Cesmer.
La ricerca – e i dati in forma più analitica di quanto non sia possibile fare qui - saranno presentati al pubblico da Michela Addis durante Bookcity a Milano (Sala Viscontea del Castello Sforzesco, il 24 ottobre alle 14.30). All’incontro parteciperanno anche Ferruccio de Bortoli, Stefano Mauri e Luigi Spagnol.

I lettori sono complessivamente più felici dei non lettori
L'Indice di felicità dei lettori risulta superiore rispetto a quello dei non lettori (misurato con la scala di Veenhoven, da 1 a 10). Infatti, i lettori italiani di libri, cartacei o digitali, registrano un Indice di felicità pari a 7,44, mentre i non lettori un indice di 7,21; una differenza apparentemente limitata, ma in realtà statisticamente molto significativa.
Utilizzando un indice diverso, ossia il Subjective Well-Being - dimensione cognitiva (scala di Cantril, da 0 a 10), di nuovo i lettori in media mostrano un indice di benessere superiore a quello dei non lettori (7,12 Vs 6,92).

I lettori provano emozioni positive più spesso dei non lettori
Secondo la scala di Diener e Biswas-Diener, che misura la frequenza (da 6 a 30) di sei emozioni positive (positività, benessere, piacere, felicità, gioia e serenità) vissute recentemente dagli individui, i lettori hanno un indice superiore ai non lettori: rispettivamente 21,69 Vs 20,93 (una differenza statisticamente significativa). In particolare, i lettori provano più spesso “benessere” rispetto ai non lettori.

I lettori provano emozioni negative meno spesso dei non lettori
Secondo un’altra dimensione della stessa scala di Diener e Biswas-Diener, che misura la frequenza (da 6 a 30) di sei emozioni negative (negatività, malessere, dispiacere, tristezza, paura e rabbia) di cui gli individui hanno fatto esperienza recentemente, i lettori provano emozioni negative meno frequentemente dei non lettori: rispettivamente la media è di 16,84 per i lettori contro il 17,47 dei non lettori (una differenza statisticamente significativa). In particolare, i lettori provano rabbia con minor frequenza rispetto ai non lettori, a conferma che la lettura offre preziosi strumenti cognitivi per affrontare le difficoltà.

I lettori sono più soddisfatti dell’impiego del loro tempo libero rispetto ai non lettori
Rispetto alla scala Van Boven, Leaf e Gilovich (2003) che misura l’indice di felicità generato dall’impiego del tempo libero (da 1 a 9), i lettori mostrano livelli superiori rispetto ai non lettori (rispettivamente 7,59 Vs 7,35; di nuovo, una differenza statisticamente significativa).

Per i lettori, leggere libri è l’attività più importante del loro tempo libero
L’indagine ha studiato l’importanza della lettura confrontandola con le altre attività culturali in cui si impiega il tempo libero.
La lettura è l’attività del tempo libero più importante per i lettori (in una scala 1-9, ottiene un punteggio pari a 7,86); al secondo posto troviamo l'ascolto della musica (7,31); al terzo l'informazione attraverso giornali o siti di news (7,23); al quarto lo sport e l'esercizio fisico (7,02). In fondo a questa classifica troviamo i videogame (3,23).

Per i lettori, la lettura è al quarto posto fra le attività del tempo libero che procurano felicità
Se la lettura, come appena visto, è ritenuta l’attività più importante del tempo libero dai lettori, non è la prima rispetto al concetto di felicità generata. Rispetto alla scala Van Boven, Leaf e Gilovich, da 1 a 9, al primo posto per i lettori troviamo l'esercizio fisico e lo sport (7,80), davanti all'ascolto della musica (7,74) e alle attività culturali (mostre, teatro, concerti...) che ottengono un punteggio pari a 7,52. Quarta, con un punteggio comunque molto alto, la lettura (7,24), poi a seguire l'informazione attraverso giornali o siti news, i videogame, andare al cinema, navigare in rete o stare sui social media. In fondo alla classifica il guardare la televisione.
Questo risultato non sorprende: l’indagine conferma l’attitudine dei lettori a godere del loro tempo libero, utilizzandolo in modo variegato.

Il ruolo fondamentale degli insegnanti e delle famiglie nell’educazione alla lettura
Dalla ricerca è inoltre emerso il ruolo fondamentale delle famiglie e della scuola in relazione all’educazione dei più piccoli alla lettura. In particolare, il 68,7% dei lettori del campione ha sottolineato l’importanza dell’incoraggiamento a leggere da parte dei genitori durante gli anni della crescita. Allo stesso tempo, il 64,7% dei lettori del campione riconosce l’impatto positivo della promozione della lettura a scuola da parte dei docenti.

Conclusioni
In media, i lettori affrontano la vita in maniera più positiva rispetto ai non lettori e sanno godere del tempo libero in modo più ricco e articolato.

Nota metodologica
La ricerca è stata condotta con metodo CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) fra il 12 maggio 2015 e il 14 giugno 2015 su un campione composto da 1.100 individui, rappresentativo della popolazione italiana di età almeno pari a 14 anni, e suddiviso in lettori e non lettori.

Nota bibliografica
Nella letteratura scientifica esistono diverse definizioni di felicità e di benessere soggettivo, come anche più modi per misurarli. Per questo, l'indagine non si è limitata a misurare le differenze fra lettori e non lettori utilizzando un’unica metrica. Il fatto che i risultati della ricerca siano coerenti su tutti i parametri analizzati li rende ancora più significativi. Si sono utilizzati, in particolare:
Indice di felicità complessiva, che misura la perce
zione «soggettiva di appagamento rispetto alla propria vita» (scala suggerita da Veenhoven (2015) e parte del World Database of Happiness)
Subjective Well-Being - dimensione cognitiva (Cantril’s Ladder of Life Scale sviluppata nel 1965 e utilizzata nella World Values Survey e in The Gallup-Healthways Life Evaluation).
Subjective Well-Being - dimensione affettiva (scala di Diener e Biswas-Diener del 2009, anch’essa ampiamente utilizzata).

L'autore: Giovanni Peresson

Mi sono sempre occupato di questo mondo. Di editori piccoli e grandi, di libri, di librerie, e di lettori. Spesso anche di quello che stava ai loro confini e a volte anche molto oltre. Di relazioni tra imprese come tra clienti: di chi dava valore a cosa. Di come i valori cambiavano in questi scambi. Perché e come si compra. Perché si entra proprio in quel negozio e si compra proprio quel libro. Del modo e dei luoghi del leggere. Se quello di oggi è ancora «leggere». Di come le liturgie cambiano rimanendo uguali, di come rimanendo uguali sono cambiate. Ormai ho raggiunto l'età per voltarmi indietro e vedere cosa è mutato. Cosa fare da grande non l'ho ancora perfettamente deciso. Diciamo che ho qualche idea. Viaggiare, anche se adesso è un po' complicato. Intanto continuo a dirigere l'Ufficio studi dell'Associazione editori pensando che il Giornale della libreria ne sia parte, perché credo sempre meno nei numeri e più alle storie che si possono raccontare dalle pagine di un periodico e nell'antropologia dei comportamenti che si possono osservare.

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