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Fiere e saloni

Cosa possono fare i piccoli editori con l’Intelligenza Artificiale

di Samuele Cafasso notizia del 7 dicembre 2024

Una via italiana all’Intelligenza Artificiale generativa per le aziende, comprese quelle editoriali, basata su infrastrutture tecnologiche di proprietà pubblica e basate sul territorio nazionale, che possa offrire le dovute garanzie di rispetto delle normative europee a tutela del diritto d’autore. L’iniziativa è stata presentata oggi a Più libri più liberi, fiera nazionale della piccola e media editoria organizzata da AIE alla Nuvola di Roma, durante l’incontro del programma professionale Intelligenza Artificiale Generativa: cinque domande dei piccoli editori.

L’incontro moderato da Andrea Angiolini, delegato per l’innovazione di AIE, ha avuto come protagonisti Matteo Turisini, technology specialist di Cineca e Raniero Romagnoli, chief tecnhology officer di Almawave. Cineca, come spiegato dallo stesso Turisini, è un consorzio di Università pubbliche nato diversi anni fa con l’obiettivo di federare le risorse di calcolo degli atenei per ottimizzarne e potenziarne l’uso da parte delle università stesse con obiettivi di ricerca, ma anche per offrire servizi a ricercatori di aziende terze.

Con il passare degli anni è diventato chiaro che lo sforzo tecnologico messo in campo aveva reso l’infrastruttura tecnologica di Cineca in grado di lavorare come piattaforma per lo sviluppo di modelli di Intelligenza Artificiale generativa. Tali modelli non sono sviluppati direttamente da Cineca, ma da soggetti terzi che possono accedere ai sistemi di calcolo del consorzio per svilupparli. Tra queste c’è Almawave, un’azienda che ha la sua sede centrale in Italia ma che lavora anche in altri Paesi del mondo e che dal 2010 opera nel campo di quella che allora, come ha ricordato Romagnoli, non si chiamava ancora intelligenza artificiale, quanto piuttosto sistemi di elaborazione del linguaggio naturale.

«Forniamo ad aziende pubbliche, o private di grandi dimensioni, con molti utenti, strumenti di interazione con la tecnologia» spiega Romagnoli. «Ovvero sistemi che consentano di parlare e chattare con la tecnologia per chiedere qualcosa attraverso il linguaggio naturale e strumenti in grado di elaborare la mole di informazioni a disposizione per supportare una decisione di business. ChatGpt è una app a disposizione dei singoli cittadini e utenti, noi invece lavoriamo con le aziende e attualmente le nostre tecnologie si stanno evolvendo per lo sviluppo di nostri modelli di linguaggio, sulla base di infrastrutture Cineca».

La presentazione di questo progetto è stata fatta davanti a una platea di editori, come spiegato dallo stesso Angiolini, che si trova davanti a un bivio, «con due rischi uguali e contrari rispetto all’utilizzo dell’AI in azienda. Da una parte non fare nulla per paura di un impatto negativo, dall’altra parte agire senza avere consapevolezza di quello che si sta facendo. In mezzo ci sta il tentativo di riflettere, di informarsi, conoscere e ragionare. Noi siamo qui per questo».

Tra le paure maggiori degli editori nell’adottare soluzioni di AI in azienda, ci sono quelli di incappare nelle «allucinazioni», negli errori delle Intelligenze Artificiali. Su questo punto, Turisini e Romagnoli hanno spiegato il funzionamento del «guardrailing» e dei sistemi RAG, un acronimo che sta per Retrieval Augmented Generation. Per capire questi due concetti bisogna fare un passo indietro. I large language model sulla base di cui i sistemi di Intelligenza Artificiale rispondono agli input degli utenti funzionano in maniera probabilistica. Questo vuol dire che attingendo dalla mole di dati sulla base di cui sono stati addestrati, inferiscono una risposta che non è deterministica, ma che può variare e che si basa, essenzialmente, sulle ricorrenze statistiche dei testi su cui è stata addestrata. Tale variabilità ha bisogno di essere corretta, ancorata alla realtà. Lo si fa attraverso sistemi di guardrailing, ovvero «istruendo» i large language model tramite l’intervento umano e correggendoli rispetto a risposte sbagliate che potrebbero dare e, dall’altra, usando i sistemi RAG, ovvero vincolando le risposte a una base dati affidabile a cui l’intelligenza artificiale deve fare riferimento, senza inferire risposte sganciate dalla realtà.

La seconda questione, centrale, pertiene alla tutela del diritto d’autore e alla protezione dei propri dati. Da questo punto di vista, Cineca offre il fatto di avere base in Europa, la patria dell’AI Act, e di essere un consorzio pubblico. In Cineca – spiega Turisini – «offriamo la possibilità di ospitare dati in maniera sicura offrendo diversi gradi di protezione. C’è aderenza rispetto ai protocolli legislativi europei». In altre parole, Cineca e i sistemi sviluppati da Almawave possono offrire agli editori la possibilità di sviluppare sistemi di Intelligenza Artificiale da utilizzare in azienda che integrano le banche dati degli editori stessi. Cineca, da questo punto di vista, garantisce che tali dati rimangano riservati, anche se ospitati in cloud esterne ai sistemi informatici della casa editrice, e non utilizzati per scopi diversi da entità terze.

«Per quanto riguarda l’open source – aggiunge Romagnoli – le case editrici possono prendere un sistema aperto, portarselo in casa, utilizzarlo alimentandolo con i propri i contenuti e fare in modo che le informazioni lì contenute non siano divulgate altrove. Posso insegnare a questo modello cose nuove senza che queste vengano divulgate con nessuno fuori dalla casa editrice».

Tra le altre questioni affrontate, anche quello della lingua: «La base dati della lingua italiana non è così ampia per poter permettere lo sviluppo di intelligenze artificiali generative in italiano senza far riferimento anche ad altre lingue. Ma attraverso l’integrazione di testi di lingue diverse, stiamo ottenendo buoni risultati» ha spiegato Turisini.

L'autore: Samuele Cafasso

Sono nato a Genova e vivo a Milano. Giornalista, già addetto stampa di Marsilio editori e oggi di AIE, ho scritto per Il Secolo XIX, La Stampa, Internazionale, Domani, Pagina99, Wired, Style, Lettera43, The Vision. Ho pubblicato «Figli dell’arcobaleno» per Donzelli editore. Quando non scrivo, leggo. O nuoto.

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