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In che modo ci si prepara per la traduzione di un fumetto o di un graphic novel? Quale lavoro di background è importante fare prima di iniziare a tradurre?
Come per ogni libro, romanzo, saggio o fumetto che sia, è importante conoscere il cosiddetto universo artistico del disegnatore in modo tale da poter afferrare le peculiarità testuali e in particolare il tono dell’opera. Ogni romanzo grafico infatti ha un tono particolare legato a uno stile specifico. Per cogliere questo stile è imprescindibile avere un’idea molto precisa dell’intento del progetto artistico. Un traduttore non può e non deve tradurre tutto, anche se, per ovvie ragioni economiche, questa è una pratica molto diffusa. La preparazione consiste innanzitutto nel cercare di capire se l’interazione tra il traduttore e l’oggetto artistico sia possibile.  Â
In un testo così influenzato dalle dimensioni del baloon, il traduttore è ancorato alla fedeltà al testo originale o può permettersi maggiori spazi creativi?
Non bisogna mai essere ancorati alla fedeltà , perché la fedeltà non esiste. La fedeltà è una invenzione rassicurante, moralistica e consolatoria. La traduzione invece non ha niente a che fare con la morale né con il consolatorio, perché è un combattimento, un fronteggiamento. Nel tradurre, occorre capacità di discernimento, coraggio di fronte alle sfide che attendono il traduttore nonché capacità di invenzione, cioè di creazione. E poi essere fedeli rispetto a che cosa? Al senso, al tono, allo stile, alle parole…? Il traduttore deve «rispettare» il più possibile il senso, il tono, lo stile, le parole, per rendere l’eco della voce dell’autore. Ecco, dalla traduzione deve erompere la voce dell’artista. E questa operazione sarebbe impossibile se ci si limitasse a tradurre, a essere fedeli al cosiddetto «senso»: lo sguardo portato al romanzo grafico sarebbe allora miope, e sorda resterebbe la voce del suo autore, così come si perderebbe nel vuoto l’essenza del suo particolare profumo artistico.
Lei traduce principalmente dall’italiano al francese. Ci può dire quali sono le specificità del tradurre tra queste due lingue?
È molto difficile rispondere a questa domanda perché il traduttore agisce anche per istinto, senza entrare nella meccanica dell’analisi, nella tecnicità . Per quanto riguarda il fumetto, posso dire soltanto che la differenza maggiore riguarda la punteggiatura, le onomatopee e soprattutto il fatto che, espressivamente parlando, la lingua francese è meno votata, rispetto a quella italiana, alla sintesi. Pertanto, per conservare il senso, lo stile, il tono e fare sì che il testo entri nelle gabbie spaziali (e anche temporali) – ovvero nei baloon – è necessario intraprendere un vero e proprio lavoro da equilibrista, da funambulista.Â
Ci può elencare 5 caratteristiche che deve avere una buona traduzione di un graphic novel?
1) All'interno del testo deve prendere vita l’intento del disegnatore, nonché il tono del libro, che altrimenti perderebbe di interesse;
2) È importante avere la capacità di afferrare le sfumature e le allusioni che uno stile sottende, conditio sine qua non per rendere l’eco di una particolare scrittura e differenziarla così dalle altre;
3) Bisogna cogliere la musica, il ritmo del testo fumettistico. Rispetto a un romanzo, infatti, questo è molto più legato, all’energia, al dinamismo e all’immediatezza che devono essere, fraseologicamente parlando, il più possibile rispettati dal traduttore;
4) È fondamentale fare attenzione alla punteggiatura, legata a fattori autorialmente intenzionali e intonazionali, ancor più nella frammentarietà testuale propria al fumetto. Tralasciarla o trascurarla equivarrebbe a una superficiale e parziale resa delle motivazioni dell’autore.
5) Citerò Igort per l’ultimo punto: «Un bravo traduttore è qualcuno che reinventa la scrittura in modo da fare sembrare che l’autore abbia scritto direttamente nella lingua in cui un testo è tradotto».
Redattore scientifico iscritto all'ordine degli ingegneri della provincia di Modena. Dopo la laurea in Ingegneria e l’esperienza di ricerca in ambito accademico svolta presso l’Università di Bologna, ho frequentato il master in editoria dell'Università Cattolica di Milano e ho lavorato diversi anni alla redazione del Giornale della libreria. Seguo il mondo editoriale nelle sue diverse sfaccettature, con particolare interesse per il confronto tra le realtà dei diversi Paesi del mondo e per le ultime novità dal punto di vista produttivo e tecnologico.
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