Il «Time» ha pubblicato la classifica delle 100 persone più influenti del mondo nell'ultimo anno e tra questi, oltre all’immancabile Jeff Bezos, a rappresentare il mondo delle lettere vi sono alcuni scrittori, da Donna Tartt ad Arundhati Roy, da John Green a Binyavanga Wainaina.
Jeff Bezos entra a far parte della classifica delle prime 100 persone più influenti del mondo non in virtù delle velleità editoriali di Amazon, bensì naturalmente in quanto «innovatore più duraturo». Nata nel 1994, la sua creatura, Amazon, è ancora oggi un'azienda di grande successo e a cui tutto il mondo guarda non come brillante case histoy passata, ma per carpire l’evoluzione continua e inarrestabile del mercato digitale e dell'e-commerce.
Donna Tartt, vincitrice del Premio Pulitzer 2014, grazie alla sua ultima opera, The Goldfinch (Il cardellino, in Italia edito da Rizzoli), alla quale ha lavorato per ben dodici anni. La sua opera prima, The Secret History (Dio di illusioni, Rizzoli, 1993) vendette oltre cinque milioni di copie mentre The little friend (Il piccolo amico, Rizzoli, 2004) le fece vincere nel 2003 il prestigioso WH Smith literary Award. Donna Tartt ha dichiarato più volte che nella sua carriera di scrittrice ha intenzione di pubblicare soltanto cinque romanzi, uno per decennio, opere alle quali lavora instancabilmente, dedicandovi tutta sé stessa. Una concezione rarissima e fuori dal tempo del lavoro di «scrittore».

Arundhati Roy,
vincitrice del Booker Prize nel 1997 per
The God of Small Thing (
Il Dio delle piccole cose, in Italia edito da Guanda) è stata definita dal «Time»
«la scrittrice che è la coscienza dell’India». Arundhati ha sempre affiancato alla scrittura l’impegno politico che la vede in prima linea nei movimenti anti-globalizzazione e che l’ha portata,
di recente, a battersi contro i pericoli dei nazionalismi emergenti, contro la censura e a criticare le insidie del sistema delle caste indiano. Dopo
Il Dio delle piccole cose Arundhati Roy ha pubblicato numerosi saggi in cui approfondisce, con lucida intelligenza politica, una serie di questioni di primo piano nella società moderna, senza timore di esprimere con forza la propria voce ed il proprio pensiero critico.
John Green è uno scrittore statunitense blogger e critico. Ha pubblicato diversi romanzi young adult di successo tra cui
Looking For Alaska (
Cercando Alaska, Rizzoli, 2009), che nel 2006 gli valse il Pritz Award, e
The Fault in Our Stars (
Colpa delle stelle, Rizzoli, 2012) che, nel gennaio 2012, ha raggiunto il
primo posto nella bestseller list del «NY Times». John Green è stato inserito nella lista del quotidiano in quanto con la sua opera è riuscito a imporsi come
un magistrale interprete della voce della gioventù contemporanea che nei suoi romanzi racconta con profonda delicatezza nei suoi aspetti più umani.
Binyavanga Wainaina è
un autore kenyota, giornalista e vincitore del Commonwealth Writers Prize. Il suo romanzo d’esordio intitolato
One Day I Will Write About This Place (
Un giorno scriverò di questo posto, edito in Italia da 66thand2nd) è stato pubblicato per la prima volta nel 2011 ed è un memoriale dove la storia personale dell’autore si intreccia con quella politica e sociale di Kenya e Uganda (terra natale della madre) dal 1978 ai giorni nostri.
Nel gennaio di quest’anno, in risposta all’ondata di leggi omofobe promulgate in Africa, Binyavanga Wainaina ha pubblicamente dichiarato la sua omosessualità pubblicando un racconto da egli stesso definito come «il capitolo perduto» del suo romanzo del 2011 e intitolato
I am Homosexual Mum, e realizzando
un documentario in sei puntate intitolato
We Must Free Our Imaginations.