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Editori

Professione editore. Un primo bilancio per il programma di filiera del Consiglio dei piccoli editori di AIE

di Bruno Giancarli notizia del 5 dicembre 2021

Sono passati tre anni dalla nascita del programma Professione editore, del gruppo Piccoli Editori di AIE. Più libri più liberi, che già aveva avuto occasione di ospitarne il battesimo, è il palcoscenico ideale per trarre un primo bilancio di questo percorso, come sottolinea Diego Guida, presidente del gruppo. Una parte di AIE di cui è bene ribadire l’importanza: sono infatti i piccoli a rappresentare il maggior numero di soci nell’associazione, e i problemi che affrontano sono, in un certo senso, i problemi di tutta la filiera. Uno, in particolare, è il filo conduttore che ha attraversato le riflessioni del gruppo, da declinare in diversi modi: la qualità dell’informazione lungo la filiera, la possibilità di raccogliere ed elaborare in profondità i dati di vendita.

Professione editore nasce nel 2018, quando il gruppo dei piccoli editori di AIE si è posto l’obiettivo di correggere alcune inefficienze della filiera editoriale. Di certo quello degli editori è solo uno dei possibili punti di vista sull’argomento, ma proprio per mettere in comune e far convergere prospettive differenti sono stati organizzati incontri, tavoli di lavoro e fiere, e nemmeno la pandemia ha rallentato la circolazione delle idee: i documenti prodotti, tutti disponibili nell’area soci del sito dell’AIE, rappresentano i frutti di questa traiettoria.

Un primo esempio è il tema della comunicazione con il resto della filiera, particolarmente stringente per i piccoli editori. In un panorama editoriale come quello attuale, gli editori devono essere in grado di comunicare ai propri partner le informazioni minime indispensabili sul contenuto del libro e la sua corretta catalogazione. Quello che il gruppo dei piccoli editori ha fatto e che Gerardo Mastrullo ha riassunto durante l’incontro è stato perciò incontrare i diversi buyer delle librerie di catena e indipendenti, i promotori e i distributori, per capire quale fosse il modo corretto per far arrivare le informazioni di cui hanno bisogno. È stato così prodotto il documento programmatico di filiera, delle linee guida per redigere le schede promozionali: si tratta di un modello per classificare le novità in maniera non ambigua e far sì che l’editore possa fornire dati minimi ma esaustivi agli attori successivi della filiera. Si tratta di una questione decisiva: se un libraio fraintende di cosa tratti un libro può non acquistarlo o collocarlo nella sezione errata, riducendo le possibilità che incontri il suo lettore elettivo.

La dimostrazione più plastica della necessità di curare i rapporti con le librerie e gli altri rivenditori viene da un’altra analisi, condotta da Gregorio Pellegrino. Il punto di partenza è stato il catalogo delle disponibilità di Messaggerie. Posto che il distributore desse come disponibile un certo codice ISBN, è stato verificato attraverso uno strumento informatico creato appositamente se fosse tale anche per gli altri attori, vale a dire librerie indipendenti, IBS e Amazon. Il risultato è di straordinario interesse: se  Amazon ha più dell’80% dei titoli immediatamente disponibili, per gli altri player la percentuale crolla al 20%. Numeri simili sono ancor più importanti per un’editoria che lavora soprattutto di catalogo: se un titolo è disponibile in libreria soltanto dieci giorni dopo la richiesta di un potenziale acquirente è facile capire perché l’e-commerce diventi una fonte così rilevante per gli editori e che – sono i numeri dell’indagine AIE presentata ieri – il 76% delle vendite per la media e piccola editoria dipenda dall’online.

Il secondo progetto di cui il gruppo dei piccoli editori si sta occupando rappresenta un altro modo per affrontare la stessa questione: si tratta delle Pagine gialle dell’editoria, un’idea nata a seguito di un confronto con ALI (associazione librai italiani) e SIL (sindacato italiano librai). I librai ricevono troppe informazioni, troppe email, e da questo rumore di fondo non riescono a estrarre le informazioni che più gli interessano. Le Pagine gialle sono un tentativo di risolvere questo problema, una piattaforma dove gli operatori possono incontrarsi per scambi di informazioni che siano targettizzati, affinché a ognuno arrivino solo le informazioni di cui ha effettivamente bisogno.

I progetti che il gruppo dei Piccoli editori sta portando avanti sono pensati per far sì che l’attuale occasione favorevole rappresentata da una crescita straordinaria del mercato non vada sprecata, come ricorda Lorenzo Armando. Interventi pubblici da declinarsi in fondi agli editori possono andare bene in un momento emergenziale, però non può essere questa la strada da percorrere in un’ottica strutturale. Non va infatti dimenticato che è all’ordine del giorno la discussione sulla legge del libro. Gli interventi pubblici, perciò, dovrebbero idealmente essere universali e non discrezionali, evitando misure scoordinate o segmentate preferendo un approccio olistico che coinvolga la filiera nel complesso. Più in generale, è preferibile supportare la domanda anziché dare direttamente soldi agli operatori: va allargata la platea di chi compra libri. La piccola editoria non deve essere difesa in quanto tale, ma occorre pensare una politica in grado di stimolare la crescita e incentivare innovazione e investimenti, anche in capitale umano (e quindi in competenze manageriali, anche grazie ai corsi che AIE mette a disposizione degli editori).

L'autore: Bruno Giancarli

Dottorato in filosofia a Firenze, Master in editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Attualmente lavoro presso l'Ufficio studi AIE. Mi interessano i dati della filiera editoriale e le loro possibili interpretazioni.

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