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Editori

[Plpl incontri professionali] Export: voce del verbo innovare

di Camilla Pelizzoli notizia del 7 dicembre 2015

Export: voce del verbo innovare. Uno slogan che ben s’adatta all’editoria italiana, che negli ultimi anni sta facendo performance notevoli proprio in quest’ambito. Un miglioramento fondamentale, che si basa su un «parco autori» notevole e riconosciuto non solo dalle case editrici nostrane, ma anche da quelle estere, permettendo così di portare una ventata di rinnovamento anche nel nostro Paese – perché l’innovazione non è per forza tecnologica. È un settore fondamentale che è stato analizzato questo autunno per la prima volta dopo sette anni: la ricerca sulla geopolitica dell’export è stata presentata durante questo incontro e vuole favorire una riflessione su ciò che potrebbero riservare per gli editori italiani le compravendite con l’estero. A riflettere sui dati presentati ci sono Marzia Corraini (Corraini Edizioni), Ferdinando Fiore (ICE), Giovanni Peresson (AIE), Stefano Salis (Il Sole 24 Ore) e Cinzia Seccamani (Find Out Team).

L’incontro parte con la presentazione dei metodi utilizzati per portare a termine l’indagine, passata da campionaria a censuaria, ma per il resto d’impianto simile alle indagini precedenti così da permettere il confronto dei dati raccolti. Si cominciano poi a commentare i primi risultati estratti, preannunciando la presentazione completa a gennaio. Colpisce soprattutto l’aumento della vendita di diritti, che dal 2001 è aumentata del 224,6%; pur rimanendo ancora inferiore ai numeri fatti dall’acquisto di diritti (10.672 titoli acquistati contro 5.844 venduti) è un aumento esponenziale e che fa ben sperare per un’ulteriore crescita di questo settore. I titoli più venduti sono ancora quelli per Bambini e Ragazzi e di Narrativa, mentre cala drasticamente la saggistica. Aumentano anche i paesi a cui vengono venduti questi diritti: così la «fetta» dell’Europa passa dal 76,5% al 51,3%, pur essendo cresciuta la «torta» a cui si fa riferimento, per cui una diminuzione così forte in realtà non indica un numero minore di titoli venduti ma, come detto, un maggior peso acquisito dagli altri paesi del mondo. I piccoli editori, in tutto questo, stanno man mano conquistando il loro spazio: sebbene per ora contribuiscano solamente col 10% dei diritti venduti (concentrati in particolare nel settore della saggistica e degli illustrati), la percentuale è in costante crescita. Per quanto riguarda gli acquisti, invece, la piccola e media editoria non fa numeri troppo distanti da quelli delle grandi realtà, tanto che le proporzioni sono di 60/40 per i grandi editori. Piuttosto, colpisce il numero di piccoli editori che ha risposto di acquistare libri non di narrativa, né di saggistica, ma di «Altro»: categoria che comprende manualistica, libri da colorare per adulti, e molti altri prodotti editoriali di difficile classificazione. Segno che queste realtà sono sempre alla ricerca di nuove nicchie da sondare e sviluppare.

Tutti questi dati, comunque, cominceranno ad assumere più chiarezza in futuro: soprattutto se, com’è speranza di tutti al tavolo di discussione, questa indagine diverrà annuale, dando vita a un osservatorio permanente.
Cinzia Seccamani, direttore generale dell’agenzia Find Out Team, analizza poi quali potrebbero essere i motivi che ancora frenano le realtà italiane nell’ambito dell’export, notando in particolar modo i problemi strutturali di molte case editrici, la poca dimestichezza e i pochi mezzi (come personale multilingue, ad esempio) per approcciare i mercati esteri, e la mancanza di un adeguato supporto promozionale ed economico da parte delle Istituzioni. L’unico modo per liberarsi di questi problemi e cominciare a ottenere qualche risultato è investire e innovare, dotandosi di nuovi strumenti e metodi, da professionisti capaci (interni o esterni all’azienda) a una selezione ragionata del proprio catalogo da proporre alle realtà estere, diversificando a seconda dei potenziali clienti, anche all’interno di uno stesso mercato. È importante poi essere costanti e continuativi, così da crearsi un’identità chiara anche a livello internazionale e da sfruttare quei mercati che possono avere più potenzialità sul lungo termine.
Prende poi la parola Marzia Corraini, da sempre attiva nel mercato degli illustrati, che subito – definendo la propria casa editrice «atipica» - afferma che casi importanti di cui tenere conto per le future indagini sono le coedizioni: la Corraini Edizioni, ad esempio, non è rappresentata nei dati mostrati, proprio perché si occupa al 90% di coedizioni. La Corraini, infatti, si è da sempre caratterizzata per la sua ricerca di nicchie e di progetti di cui fosse possibile acquistare i diritti globali, per poi proporsi (o ricevere richieste) alle case editrici estere per la produzione del libro, portata a termine sempre in Italia per la qualità artigianale altissima del prodotto finito – che purtroppo ultimamente pare si stia perdendo. Ovviamente la tipologia di testi pubblicati aiuta, data la natura stessa degli illustrati.
Parla poi Ferdinando Fiore, Dirigente Ufficio Beni di Consumo ICE, che ha sottolineato quanto l’internazionalizzazione sia una forma di innovazione, e quanto sia importante per l’agenzia promuovere non solo le famose quattro «Effe» (food, fashion, forniture, Ferrari) ma anche beni più immateriali come, appunto, quelli editoriali. Anche per questo i molti uffici esteri – in particolare, per il nostro ambito, quello di Chicago, dove ha sede Italbooks – sono osservatòri privilegiati, così come lo sono le fiere internazionali, in cui ICE collabora con gli editori per permettere la presenza di operatori esteri in Italia e operatori italiani durante gli appuntamenti esteri più importanti (come le fiere di Francoforte, Londra, Parigi e Abu Dhabi).

In conclusione, Stefano Salis e Giovanni Peresson si interrogano su quanto sia cambiato lo scenario per i piccoli editori. Si sottolinea che senz’altro questi sono svantaggiati da costi di transazione più alti, dovuti ai numeri più piccoli con cui lavora rispetto alle grandi realtà; tuttavia, gli strumenti ora a loro disposizione sono migliorati moltissimo rispetto al passato, dando la possibilità di affrontare il mercato globale con nuove conoscenze e maggiore consapevolezza.

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L'autore: Camilla Pelizzoli

Laureata in Lettere moderne (con indirizzo critico-editoriale), ho frequentato il Master in editoria. Mi interessa la «vita segreta» che precede la pubblicazione di un libro – di carta o digitale – e mi incuriosiscono le nuove forme di narrazione, le dinamiche delle nicchie editoriali e il mondo dei blog (in particolare quelli letterari).

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