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Editori

Manuali, e-book e dispense: cosa consigliano i professori universitari italiani ai propri studenti?

di G. Peresson notizia del 18 giugno 2015

Quali sono oggi le scelte didattiche degli atenei italiani? Come sono cambiate in questi anni? Quali sono i materiali che compongono le indicazioni avanzate dai docenti nei vari ordini universitari? Che ruolo ha il digitale nella didattica e quale spazio conserva la «carta»?
Alcune risposte a queste domande si possono trovare nell’elaborazione dei dati di Athena Università, la banca dati delle adozioni universitarie convenzionata con AIE e curata da Nicola Labianca che da dieci anni rileva i materiali indicati dai docenti - libri e manuali, ma non solo - in 25 atenei italiani (l’elenco in www.athenauniversita.it/Tempi.html).
La prima curiosità, analizzando i dati, è la presenza di marchi editoriali stranieri (diretti o attraverso le loro consociate italiane). Da meno del 3% dell’area disciplinare di Lettere e filosofia e Lingue al 29% di quella SMFN passando per quote del 25%-26% di Economia o Giurisprudenza.
Se i manuali e i libri costituiscono la parte ancora largamente maggioritaria nelle indicazioni proveniente dai docenti, i così detti «materiali didattici liberamente disponibili» (Mdld) dal 2008 a oggi vedono crescere il loro peso percentuale. Dispense non cartacee, periodici on line, newsletter, elaborati di gruppi di ricerca, «citazioni varie», test, appunti, esercizi svolti, slide presentate a lezione dal docente, indicazioni di materiali disponibili in rete, ecc. erano il 4,5% nel 2008 sono nel 2014 il 9,2%.
Cominciano a essere presenti pur con numeri «ancora bassi» e-book pubblicati da case editrici universitarie (altri – sia pure ancora con numeri insufficienti per qualunque riflessione – sono costituiti da «auto pubblicazioni dei docenti» per ora conteggiati nel Mdld). Nel 2014 i titoli indicati sono il 3,1% delle - diciamo così - «adozioni». Un valore che non indica la quota di mercato dell’e-book universitario ma la percentuale dei titoli in formato e-book sul totale dei titoli segnalati dal docente (volendo fare un paragone forzato con la varia – titoli e-book sui titoli pubblicati – qui siamo al 72% delle novità: Fonte IE).
Semmai il dato rilevante (o l’indizio interessante) sembra essere un altro. E in linea con quanto emergeva dall’indagine condotta lo scorso anno da Marina Micheli per l’Ufficio studi Aie raccolta nell'e-book Stili di studio degli universitari italiani tra carta e digitale e il cui elemento centrale veniva così riassunto nella postfazione da Mirka Giacoletto Papas (Presidente del gruppo accademico professionale di Aie): «Carta e digitale appaiono come elementi naturali dei paesaggio in cui i nativi digitali si muovono. Non li vedono in contrasto. Li usano entrambi, secondo le occasioni e le finalità del momento. Per questo chi pure trascorre molto tempo davanti a uno schermo preferisce spesso stampare i file da studiare. O esprime scetticismo sulla sostituzione dei libri con fonti solo digitali indicando piuttosto una strada di integrazione. In un mondo caratterizzato dal cambiamento, dalla rottura dei paradigmi imposta dalle tecnologie (che è di moda dire all’inglese “disruption”), il “libro” è elemento di continuità. È di carta o digitale. In ambito educativo è possibile arricchirlo con approfondimenti, integrazioni, esercitazioni, verifiche. Ma è ancora libro».

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