Manca poco alle vacanze. Una manciata di settimane e poi ci saremo: per qualche giorno ci potremo godere il meritato riposo. In molti probabilmente avrete già acquistato la guida per il vostro viaggio. Quel piccolo parallelepipedo di carta che
per un periodo più o meno breve dell’anno rappresenterà l’oracolo a cui chiedere consigli e che poi finirà in libreria, fonte di ricordi. Alcune guide si macchiano, altre si impregnano di odori, alcune si strappano e altre vengono studiate e sottolineate come un testo di esame. A una guida affidiamo sogni e speranze ed è
l’ultima cosa che mettiamo nel bagaglio e la prima che tiriamo fuori, spesso già durante il viaggio di andata.
Abbiamo parlato di guide con
Angelo Pittro, direttore marketing e commerciale di
Lonely Planet Italia, che ci ha portato dietro la sua scrivania e fatto scoprire quello che è il suo mondo da venti anni.
Estate 2019; è possibile in base ai dati di distribuzione e vendita stilare le mete più gettonate dagli italiani?
Sì. Abbiamo i dati che ci arrivano da Nielsen Book Scan da cui possiamo sapere mese per mese quanto vendiamo in libreria. Quello è il nostro primo indicatore del venduto e quindi delle tendenze sui viaggi e le vacanze che si faranno.
Basandoci sull’anno intero ci sono sicuramente delle tendenze che prevalgono, penso alle guide delle città. Se invece prendiamo in considerazione la stagione – e quindi l’estate – allora c’è tanto mare, il Mediterraneo in primis. Ormai da un po’ sta spopolando il Portogallo e poi ci sono le mete sempreverdi: la Sicilia non conosce rivali ed è una delle guide più vendute in assoluto del nostro catalogo. Ci sono ovviamente anche i grandi classici come le isole greche e la Puglia.
Potete già individuare la novità di questo 2019?
Sì, quest’anno è arrivata in catalogo e in libreria una guida richiestissima: quella dell’Albania. Si tratta di una novità assoluta e siamo i primi editori a proporla. Era un po’ che sentivamo la necessità di arrivare su quella parte dell’Adriatico sempre più frequentata dagli italiani, ma ancora poco raccontata. Si tratta di una primissima edizione, peraltro pubblicata in Italia in anticipo rispetto al resto del mondo. Gli italiani in Albania sono molto più numerosi.
Un’altra bella novità è la guida che mette insieme Sarajevo e Mostar, due città della Bosnia che sono tra i posti più vicini per andare lontano, come dico spesso.
Lonely Planet è diventato negli anni un simbolo di qualità e affidabilità. Come si costruisce la reputazione di una guida?
Il successo si è costruito con il passaparola. Abbiamo avuto lettori che si sono trovati bene a viaggiare con noi e ci hanno consigliato ad altri che ci hanno riconsigliato e così via… Siamo editori indipendenti e non abbiamo mai avuto budget importanti per fare marketing.
Se qualcuno si trova bene con un nostro libro è perché ha trovato nelle pagine un aggiornamento costante. Il mondo cambia rapidamente e le destinazioni sono anime e corpi viventi; quindi per poter dare informazioni utili al lettore devi continuamente rifare il viaggio da cui poi nasce la nuova guida. Sembra una banalità, ma tenuto conto dei costi e degli impegni finanziari che questo comporta (banalmente togliere dal mercato e mandare al macero le vecchie edizioni) non è una pratica diffusa come dovrebbe.
Il viaggio e lo storytelling sembrano andare di pari passo. Voi da subito avete riposto un’attenzione meticolosa verso il racconto di viaggio, che cammina parallelamente alla pubblicazione delle guide.
Leggere di viaggio e raccontare il viaggio significa capire e raccontare il mondo. Se sei un lettore questa cosa la senti dentro di te come naturale, ma se non sei un lettore quel che ti rimane è un’esperienza monca.
Faccio sempre un esempio banale, ma che rende l’idea: provate ad andare a Parigi senza leggere nulla sui quartieri e i caffè che furono frequentati dai grandi scrittori e artisti. Se vai a Montamartre e non sai nulla di tutto questo, allora Montmartre non ti comunicherà nulla. È in simili circostanze che una guida o un libro di viaggio ti restituiscono una profondità senza la quale viaggiare perderebbe di significato. Per questo motivo in questi anni abbiamo aggiunto al nostro catalogo una serie di collane che mettono insieme testo e immagini e che mirano a fare narrazione stimolando una ricerca di destinazioni nuove. Ecco, possiamo dire che un altro nostro obiettivo è quello di portare nella testa dei viaggiatori la voglia di qualche nuova destinazione.
A proposito di racconti di viaggio: state organizzando qualcosa, vero?
Dal 12 al 14 luglio andrà in scena l’
UlisseFest e sarà proprio la celebrazione del racconto di viaggio. Avremo
Carlo Petrini in dialogo col nostro fondatore
Tony Wheeler, ma anche
Dario Vergassola e Stefano Bollani e poi musica, reading, cinema, incontri e spettacoli. Sarà una ricca manifestazione dove metteremo insieme coloro che raccontano i viaggi per professione con chi viaggia e ama sentirne parlare.
Qui, scopri il programma completo di ospiti e incontri dell’Ulisse Fest 2019.
Faccio un salto indietro nel tempo. Era il 2010, quando un vulcano islandese impronunciabile (Eyjafjöll) bloccò i principali scali aerei d’Europa. In quell’occasione la Lonely a chi era bloccato e in attesa di partire regalò le app con le guide di tutta Europa. Cosa rappresenta per voi il mercato del digitale dato che agli albori degli smartphone eravate già sul pezzo?
Per noi è fondamentale. Online possiamo vendere un libro cartaceo, ma anche fornire informazioni gratuite per un viaggio. Oppure vendiamo in digitale singoli capitoli di qualsiasi guida per lasciare al lettore la possibilità di costruire il proprio itinerario. Per noi il digitale è un mercato in crescita. Prima citavi un evento di qualche anno fa, ma io già venti anni fa, appena entrato in casa editrice, ricevetti dall’editore l’input di iniziare ad attrezzarci per affrontare la rivoluzione digitale.
E come andò?
La rivoluzione è ancora in corso e il nostro core business è ancora il cartaceo, ma attenzione non lo dico con l’orgoglio dell’editore di un tempo; lo dico perché è un dato di fatto. I numeri ci dicono questo, la grande crescita del digitale è al di sotto delle stime ipotizzate una decade fa. Le case editrici che si occupano di viaggio oggi sono vive e vegete perché vendono soprattutto la carta.
Il web è più un alleato o un ostacolo?
C’è una forte sovrapposizione tra i due mondi. Non credo che esista ancora qualcuno che faccia un viaggio senza partire dal web o senza interagire col mondo digitale, dalla scelta delle mete passando per le prenotazioni fino alla condivisione del viaggio stesso. Non vedo una cannibalizzazione. Utilizzare un sito per prenotare una stanza o per cercare un buon ristorante non intacca il ruolo di una guida di viaggio, uno strumento scritto da un professionista che con un approccio giornalistico seleziona per noi ciò che in quella destinazione è meglio fare o vedere, facendoci guadagnare del tempo. Credo che la risorsa più preziosa e fondamentale della nostra epoca sia il tempo, più del denaro. Le nostre guide sono nate cercando di far viaggiare spendendo poco, questa caratteristica è ancora vera, ma oggi si cercano strumenti che ci facciano anche risparmiare tempo.
Ricorda il primo viaggio che hai fatto con una Lonely Planet?
Certo! Fu in Arabia Saudita. Si presentò l’occasione di ricevere l’invito per entrare nel Paese. Avevo 24 anni facevo un altro lavoro e mi regalarono questa guida che mi consentì di scoprire quel poco che c’era da fare a Rihad.
Giornalista. Scrive per il web, la carta stampata, parla in radio e collabora con il Tg di una televisione locale romana. Si occupa prevalentemente di cultura, cronaca, sport e nuove tecnologie. Per Tempo di libri cura i contenuti del Bar Sport, un luogo dove si raccontano storie e l'editoria si fonde con la narrazione sportiva.
Guarda tutti gli articoli scritti da Federico Vergari