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Editori

Libri per bambini e videogiochi? Un’alleanza possibile

di E. Vergine notizia del 18 marzo 2014

I videogiochi possono aiutare i libri a conquistare un nuovo pubblico o sono solo spietati concorrenti? Il dibattito nel mondo dell’industria culturale è più vivo che mai e se da un lato c’è chi sostiene, come sottolineava Edward Nawotka in un editoriale sul «Giornale della Libreria», che il vero scontro non è più quello tra editoria cartacea e digitale, ma piuttosto quello tra il libro e gli altri contenuti che convivono sui device e ci rubano il tempo di leggere, è vero che la tendenza dell’industria editoriale, a livello mondiale, è quella di pubblicare contenuti sempre più transmediali che facciano dell’interattività uno dei loro punti forti (si pensi al Wonderbook di Harry Potter).
Del resto i numeri dell’industria videoludica sono incredibilmente appetibili: a dicembre 2013 nelle 24 ore a ridosso del lancio della nuova Playstation 4 e dell’XboxOne, si calcolava la vendita di almeno 1 milione di modelli per entrambe le console.
Sulla relazione possibile (e concreta) tra libri e realtà aumentata è recentemente uscito un interessante articolo sul «Guardian», How augmented reality builds bridge between games and children’s books, che mette in luce come l’editoria per l’infanzia sia il terreno che più si presta a questo genere di sperimentazioni.
Un libro con estensioni di realtà aumentata altro non è che un libro tradizionale di cui alcune parti sono fruibili attraverso specifiche applicazioni, gadget e altri device. L’esempio più noto è la già citata tecnologia Wonderbook (Sony PlayStation 3) che può essere applicata a diversi contenuti (si veda ad esempio Il libro degli incantesimi di Harry Potter) e comprende un libro cartonato, una fotocamera, un controller a forma di bacchetta magica e una serie di dischi.
Una tendenza che si sviluppa anche nel 2014 con alcune differenze, si pensi a The French Connection, il primo volume della serie di libri per bambini di Jack Hunter, ad introdurre elementi di questo tipo. A differenza del Wonderbook della Sony, la cui esperienza di lettura è e inscindibile da quella di gioco, in questo caso il volume «funziona» autonomamente dalle sue declinazioni multimediali. Naturalmente però, con l’aiuto di un’App e di un tablet o uno smarthphone, le immagini contenute tra le pagine sbloccano un portale da cui i lettori possono accedere per fruire altri contenuti.
Portando questo concetto all’estremo – e sforando i confini della letteratura per bambini arrivando ai young adults – non si può non citare anche Metro 2033 di Dmitry Glukhovsky. Durante la passata edizione della Fiera di Francoforte, nella cornice di Story Drive, l’autore raccontava di come, dopo aver contribuito alla sceneggiatura dell’omonimo videogioco tratto dal suo libro, avesse pensato di sviluppare in questa forma una parte intera della sua storia, senza pubblicare anche un libro.
Tuttavia, per chi crede che una tecnologia del genere possa funzionare solo se applicata alla fiction, in particolar modo se fantasy o sci-fi, la smentita si chima iDinosaur, il libro che tutti i bambini appassionati di dinosauri avrebbero voluto avere ora è una realtà. Grazie all’aiuto di un tablet, le figure riportate su un classico libro di dinosauri prendono vita, ruggiscono e passeggiano per il soggiorno. Trattandosi di un tentativo di usare la realtà aumentata senza avvalersi di meccanismi ludici, ma al solo scopo di aumentare l’interesse della generazione digitale per i libri a stampa, iDinosaur fa un lavoro eccellente. Questo per dire che non tutti i libri che si avvalgono della realtà aumentata sono necessariamente anche videogiochi. La casa editrice Penguin ha pubblicato una serie di classici come Grandi speranze o Moby Dick, che nascondono elementi virtuali – visibili solo tramite smartphone – nelle loro copertine.
È interessante notare come il mondo del videogioco e quello del libro tradizionale si compenetrino completandosi e arricchendosi, il primo di contenuti letterari, il secondo di interattività.
A questo punto non resta che da chiedersi se non sia proprio questo uno dei possibili futuri del libro: che il sodalizio sia meglio di una spietata concorrenza? In ogni caso, come diceva Sun Tzu, «conosci il tuo nemico»…

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