Il digitale ha cambiato e sta cambiando la filiera editoriale non solo nella parte relativa ai suoi processi produttivi, ma anche per quanto riguarda le
professionalità interne alle case editrici. Questo mese il «Giornale della Libreria» ha cercato di delineare quali competenze deve mettere al primo posto chi lavora (o desidera lavorare) nel complesso mondo dell’editoria.
Se la riflessione di
Luca Conti, consulente in social media marketing, blogger e giornalista, si è focalizzata sulla formazione digitale, orientata in particolar modo alla gestione del marchio editoriale sui social network (la
versione completa dell'articolo aperto anche ai non abbonati è disponibile qui),
Edward Nawotka, editor in chief di «Publishing Perspectives», in
Nuovi profili cercasi ha elencato alcune delle nuove figure professionali (e relative competenze) delineatesi nel panorama editoriale americano e che stanno cominciando a prendere piede anche in Italia:
• il
direttore analisi dati e consumi: maggiori sono le dimensioni della casa editrice, più possibilità ci sono che una figura venga scelta, internamente all’azienda o al di fuori, per occuparsi della ricerca e analisi delle abitudini di consumo. Ciò che emerge da tale analisi può essere utilizzato per commissionare nuovi titoli, riproporre titoli di catalogo, e lavorare a più stretto contatto con rivenditori e canali di vendita per ottenere migliori risultati di vendita. Per questo ruolo, una laurea a indirizzo statistico è più utile di un MBA.
• il
direttore di progetto digitale: come l’editor, questa figura è il punto di riferimento per tracciare le tendenze emergenti nel digitale e adattare i contenuti editoriali, novità e catalogo, a queste nuove forme. Il suo ruolo prevede la collaborazione con redazione e ufficio marketing per supervisionare il prodotto finale, sia esso un’app, l’anteprima video di un libro, un sito Web interattivo, un concorso o un gioco.
• il
direttore relazioni con la community: questa posizione prevede il contatto con community verticali legate a aree specifiche come giardinaggio, esoterismo, biografie, sport, fantascienza, fantasy, romanzi rosa o storia militare. Questo può significare lavorare con l’editor di un blog o creare un sito dove pubblicare storie inedite in materia. L’obiettivo è arrivare a essere identificati con una materia e vendere libri o altri prodotti collegati che la trattano.
• lo
specialista social media: le preferenze degli utilizzatori di social media sono in continua evoluzione, sembra impossibile tener traccia di ciò che va e ciò che non va. Inoltre, i social media richiedono che chiunque – sia esso un’azienda o un singolo individuo – si esprima con una voce autentica. Ciò comporta la produzione e gestione di un blog per un autore, libro o serie o la creazione di un profilo di un personaggio su Twitter.
L'analisi di
Jo Howard, consulente per l’executive search nel settore editoriale per Mosaic Search and Selection, consulente e responsabile di attività di coaching rivolte ai dirigenti, si è concentrata sul punto di vista degli editori e le abbiamo chiesto in che direzione devono andare le aziende editoriali per attirare a sé nuove e interessanti risorse.
Secondo il consulente, le realtà editoriali in cerca di nuove figure professionali vogliono
editor
con un buon market focus, che abbiano dunque familiarità col mercato e che si rapportino ad esso in maniera consapevole: «Oggi non è più sufficiente, per chi vuole intraprendere la professione editoriale, saper distinguere un libro scritto bene da uno scritto male, correggere gli errori per poi portarlo alla pubblicazione, rispettare la vision della casa editrice per quanto riguarda cosa pubblicare e cosa no, lavorare alla caratterizzazione del marchio. L’editore deve
pensare innanzitutto a come portare i suoi libri e i suoi contenuti sul mercato, deve avere ben chiaro qual è il suo target di riferimento, quali sono i canali di vendita su cui puntare. Insomma deve essere più market oriented di quanto non fosse in passato».