
Più libri più liberi ha visto la partecipazione di oltre
53 mila visitatori e anche quest’anno è stata l’occasione per fare il punto sullo stato di salute della piccola e media editoria, anche in relazione ai risultati ottenuti dagli editori più «grandi». E i dati che emergono sono diametralmente opposti: se, infatti, i piccoli editori chiudono i primi dieci mesi del 2015 con un
doppio segno positivo: +1,7% di copie vendute e +2% di fatturato, gli altri registrano ancora una performance negativa – anche se in continuo recupero rispetto agli anni passati.
«Dopo cinque anni di mercato editoriale con il segno meno, l’emorragia si sta fermando – ha affermato
Antonio Monaco, presidente del gruppo Piccoli editori di Aie -. Tutti sappiamo però che nulla sarà come prima. Di fronte a questo scenario la via “difensiva” o “rivendicativa” non è più sufficiente. Ora dobbiamo riattivare un forte attivismo civile, una maggiore consapevolezza della situazione e nuove formule da parte dei singoli attori della filiera editoriale, ma anche da parte dei lettori e di tutto il sistema politico e istituzionale. A favore di tutti i lettori. Noi faremo la nostra parte».
Il gruppo Piccoli editori dell’Aie ha così presentato un vero e proprio
«patto civile» costituito da 5 punti ritenuti essenziali per dare una spinta ulteriore al settore, nella direzione di una maggiore collaborazione e una maggiore attenzione al territorio. Cinque linee di azione quindi per soddisfare in modo ancora più mirato le
esigenze dei lettori. Vediamole nel dettaglio.
1.
Ridiscutere insieme le regole: È il momento un cui rivedere il modo con cui si è strutturato il mercato italiano e cercare di correggerne eventuali anomalie. Non è una questione che potrà affrontare un’istituzione regolatrice come l’Antitrust (che pure deve fare il suo mestiere controllando se sono rispettate formalmente le regole) ma dobbiamo affrontarlo tra tutti gli operatori del sistema (editori, agenti, librai, promotori, distributori, grossisti ecc.) con coraggio e visione.
2.
Intensificare il rapporto con il territorio: La piccola e media editoria è presente in tutta Italia e non è concentrata nelle capitali del libro. Il rapporto con il territorio è una peculiarità dei piccoli e medi editori. Basta un dato per comprendere l’importanza della piccola e media editoria: nel mercato rappresenta (o le viene di fatto concesso) poco più del 10% delle risorse, ma produce oltre il 50% dei libri disponibili. La sua assenza renderebbe il panorama culturale molto meno ricco e vario. Ebbene, non sembra che le Regioni e i Comuni abbiano una piena consapevolezza del patrimonio culturale vivente che editori, librai e bibliotecari rappresentano. Ci impegneremo a dar vita a occasioni di incontro e confronto in tutti i territori italiani che ci vorranno ricevere, con l’obiettivo di far percepire l’importanza che “gli operatori del libro” possono rappresentare per la vita culturale dei singoli territori italiani.
3.
Riattivare la comunicazione culturale: Le riviste di cultura in Italia soffrono da tempo di una crisi economica e di rilevanza che solo di recente ha trovato qualche occasione di impegno comune. Vogliamo rafforzare tutte le forme di collaborazione, ma anche individuare nuove occasioni di diffusione, rendendo consapevoli anche i lettori, oltre agli operatori, che bisogna superare tutte le forme «passive» della comunicazione culturale. Le riviste culturali come comunità culturali sono un laboratorio in pieno fermento.
4.
Una nuova ondata creativa: Il fenomeno della piccola editoria italiana è nato con gli anni ’80 e si è sviluppato successivamente seguendone sostanzialmente l’imprinting: la ricerca di nuove patrie letterarie, l’affrontare temi inediti e questioni innovative, la riscoperta di opere o autori dimenticati, la ricerca di chicche e nicchie inesplorate. Oggi ci troviamo ad un ricambio generazionale e nei prossimi anni all’arrivo sulla scena dei millennials: agevoliamo l’innovazione e il cambiamento.
5.
Diventare più esigenti: Dobbiamo rivendicare trasparenza e qualità. Verso il self publishing che rischia di deprezzare il lavoro di selezione e di editing editoriale. Verso gli Over the Top (Apple, Google, Amazon, Facebook e Microsoft) che stanno mettendo alla corda tutta la concorrenza senza offrirci supporti veramente qualitativi e in grado di valorizzare l’apporto contenutistico e creativo. Verso l’informazione complessiva del sistema editoriale (le classifiche, i dati, i soggetti) che deve garantire maggiore trasparenza e pieno accesso a tutti gli interlocutori in tutte le fasi del percorso editoriale.
Redattore scientifico iscritto all'ordine degli ingegneri della provincia di Modena. Dopo la laurea in Ingegneria e l’esperienza di ricerca in ambito accademico svolta presso l’Università di Bologna, ho frequentato il master in editoria dell'Università Cattolica di Milano e ho lavorato diversi anni alla redazione del Giornale della libreria. Seguo il mondo editoriale nelle sue diverse sfaccettature, con particolare interesse per il confronto tra le realtà dei diversi Paesi del mondo e per le ultime novità dal punto di vista produttivo e tecnologico.
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