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Editori

La lenta morte dell'autore americano secondo Scott Turow

di L. Biava notizia del 10 aprile 2013

In una lunga lettera aperta sul «New York Times» che non ha mancato di destare reazioni contrastanti, il presidente della Authors Guild americana, il giallista e avvocato Scott Turow, ha denunciato «la lenta morte dell'autore americano» (questo il titolo dell'editoriale).
Al dare il via alla critica di Turow la decisione della Corte Suprema del mese scorso che permette, dopo anni di diatribe legali, l'importazione e la vendita di edizioni straniere di opere americane, spesso più economiche delle edizioni americane. Fino a quel momento la corte aveva impedito questo tipo di attività che era riconosciuta come lesiva del copyright mentre da qualche settimana a questa parte gli autori americani devono fare i conti con l'invasione di edizioni economiche sulle quali non percepiscono alcuna royalty.
Secondo Turow il problema non è tanto il fatto in sé (infondo gli autori già se la devono vedere con l'enorme mercato interno dei second hand book) ma piuttosto come questo sia sintomatico del modo in cui il mercato digitale globale stia iniziando a (s)valutare l'impegno del lavoro autoriale.
Secondo Turow, a guardare ciò che accade in questi ultimi tempi, sembra che quasi ogni player – dagli editori, ai motori di ricerca, dalle biblioteche fino ai siti pirata – voglia difendere la propria posizione a spese degli autori.
L'invettiva di Turow si scaglia anche sugli e-book, libri che costano meno all'editore (niente spese di stampa, trasporto, magazzino o di resa nell'opinione diTurow) ma sui quali i big six – cinque dei quali, ricorda neanche troppo velatamente lo scrittore, coinvolti nel caso del cartello sul prezzo degli e-book con Apple – non hanno nessuna intenzione di ritoccare al rialzo la percentuale di royalty dovuta all'autore.
Lontano dal democratizzare i processi editoriali dando maggior spazio agli autori emergenti, gli e-book andrebbero secondo Turow a colpire proprio gli interessi dei cosiddetti midlist author che, privi del potere di negoziazione degli autori bestseller, vedono di giorno in giorno ridursi le proprie percentuali sul digitale.
Senza contare il fenomeno del file sharing e dei siti pirata che offrono le novità e-book gratuitamente. Cosa che, ricorda ancora Turow, non sarebbe possibile senza l'apporto dei motori di ricerca che continuano a indicizzarli tra i risultati delle ricerche.
Non si salvano neppure le biblioteche accusate di voler estendere il prestito digitale non solo ai lettori che si recano in bilioteca ma a tutti gli utenti iscritti al prestito e dotati di un reader e di una connessione Web.
Una versione ancora più inquietante dello stesso problema è venuta fuori il mese scorso con la notizia che Amazon (già biasimata da Turow per l'accordo con Goodreads) aveva un brevetto per vendere libri usati. Probabilmente un progetto del genere verrà giudicato illegale, secondo il giallista, ma se così non fosse le vendite di e-book nuovi precipiterebbero perché, a differenza di un libro cartaceo, un libro elettronico non si consuma ogni volta che viene letto. Perché qualcuno dovrebbe voler comprare un e-book nuovo? I consumatori magari risparmieranno un dollaro o due, ma a guadagnarci sarà
soprattutto Amazon, come al solito.
Al di là di tante critiche sollevate da più parti all'intervento dell'autore, un punto almeno sembra assodato: per poter scrivere e inventare storie di successo i soldi sono una condizione necessaria.
«Molte persone - conclude Turow - direbbero che questi cambiamenti sono semplicemente una naturale evoluzione del mercato e non vedrebbero problemi se gli autori fossero ridotti a scrivere solo per il piacere di farlo. Ma che razza di società sarebbe?».

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