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Editori

Grecia, chiude il Centro nazionale per il libro

di L. Biava notizia del 22 gennaio 2013

Difficoltà serie per il mondo della cultura greco. La crisi che negli scorsi mesi ha sconvolto il Paese e che non accenna ancora a diminuire, ha lasciato sul campo una vittima illustre: il Centro nazionale per il libro greco (Ekebi), caduto insieme ad altre 150 agenzie statali falcidiate dalle difficoltà economiche che il Paese sta attraversando.
Secondo una dichiarazione di Chaterine Velissaris, ex-direttrice del Centro, il mercato editoriale greco se la starebbe passando decisamente male: «Le vendite sono diminuite di quasi il 40%, mentre l'intera filiera viene soffocata dalla mancanza di credito e di liquidità».
La crisi economica e le difficoltà del Paese sono le cause più dirette della chiusura ma, in una dichiarazione del Ministro della Cultura, Costas Tzavaras, resa qualche giorno fa ai media, si sottolinea anche che «alla base della decisione c’è anche una riflessione sull’operato del Centro che per vari aspetti non è stato considerato soddisfacente. Il progetto è quindi quello di centralizzare le politiche del libro all’interno del Ministero, dove i relativi servizi verranno valorizzati al meglio».
Una dichiarazione che ovviamente, dopo 19 anni di servizio del Centro, ha portato ad una levata di scudi del mondo del libro e della cultura che si sono affrettati a mettere in campo una petizione di protesta per denunciare l’indifferenza del governo rispetto alla cultura e all’istruzione.
Se infatti in molti concordano sul fatto che il funzionamento dell’Ekebi dovrebbe essere rivisto in profondità (sull’insoddisfazione sull’operato del Centro il ministro Tzavaras si era già espresso qualche settimana fa quando aveva chiesto le dimissioni del consiglio generale dell’Ekebi, dopo aver richiamato un problema etico con l'assegnazione di un appalto pubblico), tutti deplorano una soluzione così radicale che finirà col deprimere le prossime iniziative di promozione del libro e della lettura in Grecia e all’estero.
Con la chiusura di quest’importante interlocutore internazionale, infatti, cresce nei professionisti del libro la paura di perdere una porzione importante dei finanziamenti (dagli incentivi alla traduzione alla rappresentanza nelle fiere internazionali) di cui hanno bisogno di continuare a lavorare.

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