Nei paesi anglosassoni si fa sempre più pressante il
bisogno, espresso dagli stessi lettori,
di scrivere e pubblicare libri che comprendano anche le minoranze della popolazione; e questo bisogno di rappresentazione, che rappresenta un ulteriore passo nella sconfitta di qualunque tipo di discriminazione, passa anche attraverso la presenza di persone dai background diversi all’interno della stessa industria editoriale.
In particolare in Gran Bretagna, nel corso degli ultimi anni,
sono nate molte iniziative volte a favorire l’inserimento di categorie sottorappresentate nel settore: non solo persone appartenenti ad etnie non caucasiche (cui è solito riferirsi attraverso la sigla BAME – Black, Asian and minority ethnic), ma anche dal diverso orientamento sessuale oppure affette da disabilità. Tra le più note ci sono
Creative Access, che si occupa di offrire tirocini pagati a soggetti meritevoli provenienti da una minoranza etnica, la borsa di studio ideata da
Creative Skillset in collaborazione con Publishing Training Center, che fornirà a settanta persone di frequentare i corsi del PTC e avere così migliori possibilità d’accesso al mondo editoriale, oppure l’
iniziativa di Penguin di non richiedere più la laurea come requisito per l’assunzione (che ha spinto molte altre realtà, non solo editoriali, a rivedere i propri criteri di valutazione dei CV), con l’espressa motivazione di trovare voci provenienti da diversi background, con diverse prospettive, che rappresentino la società in cui stiamo vivendo.
A questi si è aggiunta anche l’iniziativa dell’
Elsevier Foundation (associazione non-profit del gruppo omonimo), che ha annunciato di aver approntato
un milione di dollari da donare a programmi che incoraggiano l’inclusività nella scienza, nella tecnologia e nella medicina, oltre a promuovere la ricerca scientifica nei paesi in via di sviluppo.
In particolare, per quanto riguarda l’ambito accademico-editoriale, si parla di
due programmi: il primo, con base a Londra (e distaccamenti a New York e Amsterdam), darà
supporto a ragazzi tra i 14 e i 18 anni provenienti da ambienti svantaggiati, così che abbiano la possibilità di entrare in contatto con progetti scientifici, ingegneristici e di design d’avanguardia, attraverso workshop, percorsi guidati e progetti da svolgere in gruppo.
Il secondo si baserà su tre partnership ideate per ampliare l’accesso alle conoscenze di tipo accademico, tra cui una con
Publishers without Borders e con l’
African Journal Partnership Program.
Dave Ruth, direttore esecutivo della Fondazione, ha detto: «Il nostro obbiettivo è
sfruttare le forze dell’innovazione e dell’ambiente accademico per aprire opportunità tra le comunità svantaggiate e i paesi in via di sviluppo».
Laureata in Lettere moderne (con indirizzo critico-editoriale), ho frequentato il Master in editoria. Mi interessa la «vita segreta» che precede la pubblicazione di un libro – di carta o digitale – e mi incuriosiscono le nuove forme di narrazione, le dinamiche delle nicchie editoriali e il mondo dei blog (in particolare quelli letterari).
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