Sono poche le novità dell’edizione 2018 della classifica dei maggiori gruppi editoriali a livello globale, promossa per il dodicesimo anno da «Livres Hebdo» e «Publishers Weekly» e riferita ai risultati ottenuti nel 2017. Anche quest’anno Pearson è stabile in testa, nonostante il suo fatturato sia in calo da alcuni anni ma (5,077 miliardi di euro nel 2017, contro i 5,312 miliardi del 2016 e 6,072 miliardi del 2015) e sostanzialmente inalterate sono le prime posizioni, con RELX Group (Reed Elsevier) al secondo posto, seguito da Thomson Reuters, Bertelsmann, Wolters Kluwer, Hachette Livre e Grupo Planeta.
Il ranking, che comprende le 53 realtà editoriali con ricavi annui superiori a 150 milioni di euro annui, mostra che oltre il 60% (61,73%) del fatturato totale è relativo a case editrici con sede centrale in Europa, rispetto al 59,80% del 2016, e al 51,40% del 2015. E se andiamo ad analizzare i risultati a livello europeo, scopriamo che questa quota è realizzata per il 28,7% da società con base nel Regno Unito e per il 25,4% dalle otto case editrici in classifica con base in Germania. Dopo la crescita degli anni precedenti, è in leggero calo la quota generata dalle realtà editoriali con base in Nord America (28,41%, contro il 31,12% nel 2016 e il 26,41% nel 2015), mentre non è possibile fare confronti invece con l’andamento generale delle case editrici asiatiche, a causa dell’esclusione dalla classifica dei gruppi editoriali cinesi. Nel 2016 infatti il governo cinese ha cambiato i criteri di selezione per la classifica delle principali aziende culturali del Paese (che comprendono anche le case editrici), basati non più solo su valori economici ma soprattutto legati all'impatto sociale dell'attività. Questo ha reso impossibile inserire le realtà cinesi nella classifica (l’anno scorso erano cinque gli editori cinesi presenti, di cui due nelle prime dieci posizioni). Al di là di questo, emerge comunque una sostanziale stabilità di numero e di fatturato delle case editrici giapponesi e coreane. È interessante osservare la conferma del ritorno in classifica delle case editrici brasiliane, dopo l’assenza del 2015, dovuta in larga parte alla grave crisi economica che ha colpito il Paese. Sono due le realtà presenti: Somos Educação e Editora FTD. Il Brasile è finora l’unico Paese sudamericano che è riuscito a posizionare una propria azienda nel ranking mondiale dei gruppi editoriali.
Considerando i Paesi in cui ha sede la casa madre dei diversi gruppi editoriali, appare evidente come il fatturato del settore editoriale sia ancora concentrato in realtà che hanno la casa madre nel nostro continente. Detto in altro modo, è ancora la «vecchia Europa» il mercato a cui è attribuibile più della metà del copyright librario mondiale.
Redattore scientifico iscritto all'ordine degli ingegneri della provincia di Modena. Dopo la laurea in Ingegneria e l’esperienza di ricerca in ambito accademico svolta presso l’Università di Bologna, ho frequentato il master in editoria dell'Università Cattolica di Milano e ho lavorato diversi anni alla redazione del Giornale della libreria. Seguo il mondo editoriale nelle sue diverse sfaccettature, con particolare interesse per il confronto tra le realtà dei diversi Paesi del mondo e per le ultime novità dal punto di vista produttivo e tecnologico.
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