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Editori

Dylan Dog si rinnova: a settembre il restyling di Roberto Recchioni

di E. Vergine notizia del 16 luglio 2013

Vende nientemeno che 120.000 copie al mese, Umberto Eco l’ha affiancato alla Bibbia e a Omero nell’elenco delle sue letture preferite, è un fenomeno editoriale del tutto made in Italy e sta affrontando un importante rinnovamento editoriale. Stiamo parlando di Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo, nato dalla fantasia di Tiziano Sclavi nonché uno dei personaggi di punta di Bonelli Editore.
Il responsabile dei cambiamenti che si susseguiranno a partire da settembre è Roberto Recchioni, autore, disegnatore ma soprattutto sceneggiatore di alcune delle più apprezzate avventure dell’indagatore dell’incubo come Mater Morbi (illustrata da Massimo Carnevale e recentemente riedita da Bao Publishing) creatore, insieme a Lorenzo Bartoli di «John Doe», mensile a fumetti edito da Eura Editoriale e attento osservatore del mercato del fumetto.

Tiziano Scalvi,ti ha affidato la cura editoriale di Dylan Dog. Quando inizieremo a vedere i primi segni di rinnovamento nella serie?
Il rilancio di Dylan Dog passa attraverso due fasi. La prima che si articolerà attraverso una serie di novità, aggiustamenti e revisioni inizierà a partire da settembre 2013 e si concluderà a settembre 2014. Torneranno alla sceneggiatura e lavoreranno alla revisione delle storie alcune colonne storiche della storia della serie come Carlo Ambrosini, Paola Barbato, Mauro Marcheselli e Michele Medda. L’obbiettivo è offrire solo il meglio ai nostri lettori. In questa fase ripristineremo l’Horror Club che assumerà nuova veste diventando uno spazio di approfondimenti sulle storie e, infine, Angelo Stano inizierà ad approcciarsi alle copertine in modo che sia reso evidente fin dalla cover il rinnovamento della testata. La seconda fase, che comincerà da ottobre 2014, comincerà un nuovo ciclo di storie, attualmente in lavorazione. Questo nuovo corso si caratterizzerà per una serie di cambiamenti e importanti variazioni nella struttura narrativa di Dylan Dog: alcuni personaggi spariranno, altri cambieranno ruolo, ne arriveranno di nuovi, la situazione sociale ed emotiva di Dylan Dog verrà alterata fino a portarlo ad un nuovo status quo.

Ha parlato del ritorno alla sceneggiatura di colonne portanti della storia di Dylan Dog. Cosa si aspetta da loro?
Insieme a Franco Busatta, co-supervisore insieme a me, stiamo cercando di riportare l’entusiasmo nelle storie di Dylan Dog. In Bonelli Tex è il personaggio che dà le risposte, e va benissimo, perché è quello che il suo pubblico vuole, Dylan invece deve porre le domande. Vogliamo riportarlo ad essere un personaggio inquietante, da cui non ci si deve aspettare risposte comode sul mondo, e che ponga degli interrogativi che mettano in discussione le certezze del lettore. Dunque stiamo lavorando in questo senso: stiamo organizzando un primo arco di storie che aprirà, nell’ottobre 2014, con un albo sceneggiato da me in cui il lettore vedrà mettere completamente in discussione i suoi punti fermi, poi proseguirà Paola Barbato con la storia che – come è già noto su Internet – sarà dedicata al pensionamento dell’ispettore Bloch di Scotland Yard, amico e padre «elettivo» di Dylan Dog. 

Ci saranno dei cambiamenti nelle linee guida agli sceneggiatori o ai disegnatori?
In realtà, tra tutti i personaggi Bonelli, Dylan Dog non è mai stato così fortemente codificato. Negli anni d’oro del «fenomeno Dylan Dog» la forza del personaggio stava proprio nella sua capacità di essere completamente diverso ogni mese. Tiziano Sclavi scriveva delle storie del tutto imprevedibili e questo rendeva Dylan un personaggio speciale. In seguito all’allontanamento Sclavi, nel tentativo di dare ordine e coerenza alla testata, si è perso qualcosa: il personaggio si è, per così dire, «cristallizzato». Il mio scopo è quello di riportare Dylan ad essere una figura in movimento, riportare nel lettore il brivido di non sapere, di mese in mese, che storia si troverà davanti. È chiaro che le sue caratteristiche fondanti rimarranno inalterate, ma rispetto al solito le metteremo in discussione quindi, se Dylan è un animalista convinto rimarrà un animalista convinto si troverà in situazioni in cui il suo modo di essere verrà messo in discussione.

Ci parli del ritorno dell’Horror Club, la rubrica che apre tutti gli albi di DyD.
Abbiamo vagliato diverse opzioni. Volevamo tornare ad avere un rapporto diretto con i lettori ma l’idea della posta, con le possibilità offerte oggi da Internet, ci sembrava superata: abbiamo invece aperto una pagina Facebook che servirà a recuperare una relazione più immediata con il nostro pubblico. Infine abbiamo scelto di mantenere la forma della rubrica – che ormai si era ridotta ad un elenco di notizie – ma di cambiarne il tono seguendo il modello di «John Doe», rivista a fumetti che gestivo per Eurea Editoriale. L’Horror Club ospiterà quindi approfondimenti sulla storia del mese che poi spazieranno ad esplorare l’universo dei riferimenti e delle tematiche che la compongono. Tiziano Sclavi ha apprezzato l’idea: voleva che nella rubrica ci fosse lo stesso tono diretto che ha trovato leggendo il mio blog, per ricreare quel feeling con i lettori che negli anni si è perso. Uno dei punti forza di Dylan Dog, tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, era proprio la sensazione che chi lo faceva fosse «uno di noi», oggi è diventato uno di quei fumetti che si leggono, con la sensazione che non ci sia modo di interagire con chi lo fa.

Le pubblicazioni collaterali. Quale sarà il loro destino?
Non posso dire molto perché i cambiamenti non sono ancora stati definiti nei dettagli. In ogni modo le pubblicazioni collaterali verranno ripensate in funzione del cambio di rotta che avverrà nell’ottobre del 2014. Alcune saranno modificate nella loro struttura, altre nella periodicità. Combatteremo l’idea, ormai consolidata, che le pubblicazioni collaterali contengano storie standard, senza alcuna peculiarità e quindi lavoreremo per caratterizzarle meglio e dar loro un vero senso narrativo.

La sua impressione sullo stato di salute del mercato del fumetto in Italia. Si può ancora parlare del fumetto come un genere di nicchia?
Il fumetto non è un genere di nicchia. Il problema è che non si conoscono i dati del mercato o quest’opinione sarebbe sradicata dall’evidenza. Ogni mese Bonelli vende circa 200.000 copie di Tex, 120.000 di Dylan Dog e il venduto medio mensile per ognuna delle altre pubblicazioni della casa editrice arriva a 30-40.000 copie. Dunque solo la Bonelli, in Italia, rappresenta un’industria che non ha eguali al mondo, non a caso siamo una delle nazioni che in assoluto producono più fumetti e, in questo, superiamo mercati «più famosi», semplicemente perché più conosciuti. In Francia, quando esce il nuovo Asterix, si arriva a vendere almeno un milione di copie (ma in tre anni) e il mercato Usa è quasi inesistente: la testata più venduta arriva a stento alle 100.000 copie contro le 120.000 di Dylan Dog mentre, in totale, tutti i numeri di Sandman hanno venduto, nel mondo, meno di un singolo numero di Tex. Questo per dire che il fumetto non è affatto un medium di nicchia, anzi rimane uno dei medium a più alta diffusione. Detto questo anche questo mercato risente della crisi, sebbene stia reggendo meglio di tanti altri settori. A farsi sentire, anche se in minima parte, sono la crisi dei consumi e quella dei canali di vendita, ma questo parallelamente al boom del fumetto nelle librerie di varia. Dei canali di vendita tradizionali le fumetterie sono quelle che patiscono un po’ di più la crisi, mentre il fumetto nelle librerie di varia sta iniziando ad esplodere: basti pensare a Zerocalcare che del suo ultimo libro ha venduto oltre 60.000 copie, ma anche Mater Morbi, riedito da Bao Publishing, finirà per vendere sulle 10.000 copie in un anno. Altro canale di vendita in crisi è quello delle edicole [le attuali vicende di elevamento dell'Iva per i prodotti collaterali digitali certamente non aiuterà a tamponare la crisi ndr]: il fattore più problematico è costituito dal progressivo distacco tra i lettori più giovani e il canale principale dove Bonelli vende i suoi prodotti. Per invertire la rotta stanno uscendo nuove testate, da Dragonero a Orfani (che uscirà in autunno con uno dei più grandi lanci mai realizzati per il medium fumetto). Infine c’è il rinnovamento di Dylan Dog. Insomma la percezione che non vede nel fumetto un medium sano è sfalsata. Una volta di fumetti ne uscivano dieci per un pubblico di mille, oggi se ne producono mille per un pubblico di mille. Detto questo il Tex allegato a «la Repubblica» ha venduto 27 milioni di copie.

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