Ogni luna ha due facce e ogni scrittore può avere più di una voce. Così, parafrasando il titolo del nuovo inedito di
Giorgio Faletti che dal 20 giugno è disponibile sulla piattaforma di
20lin.es, viene da pensare guardando all’ultima iniziativa messa in piedi dalla
piattaforma di scrittura collettiva che oggi è arrivata a costruire attorno a sé una community di 30mila lettori al mese e di 6.500 autori attivi.
Le difficoltà del mercato editoriale, infatti, sembrano aver accentuato la
capacità immaginativa e innovativa di numerose start-up, non ultima appunto 20lin.es che, nata un anno fa, ha fatto del desiderio di scrittura degli italiani il suo punto di forza. Dato un incipit i «ri-scrittori» possono infatti continuarlo con le loro 20 righe, condividerle sui social network, «scrivere» brani multimediali. Nel caso del libro di Faletti, il racconto migliore, votato dagli utenti, diventerà anche un e-book. L’idea di fondo è stata semplice:
sfruttare la crescita dei contenuti prodotti spontaneamente dagli utenti della rete da un punto di vista editoriale. I libri ai tempi della rete godono infatti di sempre maggiori ramificazioni social: dalla
twitteratura che, in solitaria o dietro a fortunati ashtag (citiamo per esempio il recente
#leucò), ha portato a vere e proprie riscritture in versione haiku dei classici della nostra letteratura; alle
fan fiction di cui
brulicano forum e siti come Epicfanfiction.net o Figment (in cui si può osservare come la maggior parte delle storie oggetto di fan fiction derivino da libri); fino al
progetto di riscrittura dell’ultimo inedito della Nothomb su
Facebook, per citare solo gli esempi più noti.
Ma qual è il modello di business su cui si poggia 20lin.es? «Per ora l'obiettivo è allargare la base di utenti, poi
puntiamo sugli accordi con editori e autori per promuovere gli e-book, compreso il selfpublishing. Ma quella sarà una seconda fase, ora siamo concentrati sulla community» spiega Alessandro Biggi, co-fondatore della piattaforma social su
«Il Sole 24 Ore».
Il business potrebbe dunque essere quello di coinvolgere in modo diverso autori, editori e «produttori spontanei di contenuti» all’interno della community cui potrebbe magari affiancarsi un canale dove pubblicizzare e vendere e-book prodotti dai lettori. Le prospettive, di certo non mancano (e nemmeno l’interesse attorno al tema visto che il sito si è da poco guadagnato un importante investimento da parte della United Ventures), e quest’esperienza non può non far riflettere anche i tradizionali editori di contenuti sulle possibilità insite nella rete e nei suoi strumenti sempre più democratici.