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Editori

Dal Giappone con amore. Così i manga hanno conquistato il cuore degli italiani

di E. Vergine notizia del 10 dicembre 2012

Sono stati i primi a portare in Italia il fumetto giapponese e quest’anno festeggiano il loro ventennale.
Abbiamo intervistato uno dei «Kappa Boys», Andrea Baricordi (Direttore editoriale Kappa Edizioni) e gli abbiamo chiesto di fare il punto sulla situazione del manga in Italia.

Cosa caratterizza il vostro progetto editoriale?
Kappa Edizioni è nata a metà degli anni Novanta per portare i fumetti nelle librerie di varia, in un momento in cui questo mezzo narrativo era diffuso quasi esclusivamente in edicola e nelle fumetterie. L’idea, attraverso la rivista «Mondo Naif», fu quella di rilanciare il fumetto italiano non seriale attraverso storie di vita quotidiana – oggi si direbbe graphic novel di genere «slice of life» – grazie all’abilità di ottimi autori nostrani che oggi sono noti in tutta Europa. Paradossalmente, questa idea ci venne proprio dal Giappone, un paese capace di inserire con invidiabile cura la vita quotidiana nelle opere fumettistiche di qualsiasi genere, incluse quelle fantastiche. Forse era proprio questo che ci aveva attratto, negli anni Settanta e negli anni Ottanta, quando eravamo ragazzini e apprezzavamo tanto i «famigerati» cartoni animati giapponesi. L’interesse per una cultura diversa, e il modo in cui veniva gestita anche attraverso opere letterarie, cinematografiche, fumettistiche o animate, è stato il motore che ha fatto scattare in noi il desiderio di raccontare allo stesso modo la nostra realtà. 

In questi vent’anni abbiamo assistito, anche in Italia, all’affermarsi del fumetto giapponese. Quali sono i fattori che hanno agevolato questo processo? Che ruolo ha giocato l’opera pioneristica dei Kappa Boys?
Ne siamo in larga parte responsabili. Barbara Rossi, Massimiliano De Giovanni, Andrea Pietroni e io (i futuri «Kappa boys«) abbiamo iniziato da ragazzini, alla fine degli anni Ottanta, con una fanzine intitolata «MangaZine», in cui tentavamo di spiegare al pubblico italiano che i cartoni animati giapponesi derivavano quasi tutti da fumetti originali, ognuno dei quali aveva un singolo autore. Una delle cose più insolite e interessanti che catturò la nostra attenzione e quella del pubblico fu la scoperta del fatto che i serial giapponesi avevano un inizio e una fine: in breve, a differenza di quanto accadeva nei fumetti occidentali (che potevano proseguire per decenni), quelli giapponesi andavano in una direzione, che non era quella di arrivare a concludere l’episodio, bensì l’intera serie. In questo modo, erano praticamente tutti racconti di formazione, e per questo coinvolgevano così bene noi lettori. L’altro punto di forza del fumetto giapponese consiste nell’essere estremamente cinematografico nella regia e nei tempi di lettura, tanto da catturare l’attenzione dalla prima all’ultima pagina, rendendo impossibile qualsiasi tipo di pausa nella lettura. Cercammo di spiegare tutto questo agli italiani, stampando la nostra fanzine in tremila copie, mentre ci chiedevamo se in Italia ci sarebbero state almeno cinquecento persone interessate all’argomento. La fanzine ebbe un successo impressionante, e fummo costretti a ristamparla in poche settimane. Da quel momento iniziammo a essere contattati da diversi editori, che ci chiesero di aiutarli a organizzare per loro il lancio dei manga in Italia. La nostra fanzine divenne così una rivista vera e propria in edicola attraverso Granata Press, la storica casa editrice bolognese con cui proponemmo ai lettori italiani i primi fumetti giapponesi. A partire dal 1992 passammo a lavorare per altri editori – fondammo la rivista «Kappa Magazine» – altrettanto desiderosi di lanciarsi sul manga giapponese, con cui portammo in Italia sia personaggi di successo già noti per la loro versione animata televisiva (Dragon Ball, Ken il Guerriero, Sailor Moon, I Cavalieri dello Zodiaco, e tanti altri), sia titoli completamente nuovi e insoliti. Nel frattempo, nacque anche la nostra Kappa Edizioni, di cui abbiamo parlato poco fa, e che accostò agli autori italiani alcuni grandi autori giapponesi, oltre ai romanzi originali da cui erano stati tratti i migliori film d’animazione nipponici, o addirittura giungendo al punto di lavorare gomito a gomito con alcuni degli autori più importanti per produzioni realizzate ex-novo in Italia: tra queste, i fumetti di Lupin III Millennium, scritti e disegnati nel nostro paese da autori nostrani, con l’approvazione del creatore, Kazuhiko «Monkey Punch» Kato. Da quel momento non ci siamo più fermati, e il nostro obiettivo consiste sempre nel trovare nuove strade, andare controcorrente, scovare le chicche più deliziose e i grandi classici del fumetto nipponico: uno su tutti, il Pinocchio del grande Osamu Tezuka, un best seller da due anni ormai. Il tutto mentre, contemporaneamente, continuiamo a produrre buon fumetto italiano. 

Il mercato del fumetto in Italia è caratterizzato da numeri ancora piccoli ma in crescita nonostante la crisi economica generale. Come va la vostra casa editrice in questo momento di difficoltà?
Per quanto ci riguarda, la nostra fortuna è sempre stata quella di lavorare in controtendenza. I pionieri tracciano i sentieri che poi altri percorreranno con maggiore agio, ma il gusto della scoperta e dell’avventura è impareggiabile, a nostro avviso, e quindi continueremo ad andare avanti, spinti dalla curiosità. Per questa ragione, anche se oggi il mercato è inflazionato di titoli (soprattutto di serial giapponesi e di supereroi americani), i nostri libri continuano a godere di un grande successo, a essere letti, riletti e ristampati in continuazione, proprio perché sono l’espressione di quel qualcosa che probabilmente manca nel mercato librario. Dunque, finché continueremo a divertirci nel fare il nostro lavoro, non avremo mai problemi di nessun tipo: ormai, dopo venti anni di attività, è un dato di fatto innegabile.

Come è cambiata in questi vent’anni l’opera dei Kappa Boys? Nello specifico, come è nata l’idea di ampliare la vostra proposta editoriale spingendosi aldilà delle sole opere di autori giapponesi?
Proprio per l’esigenza di tornare a parlare di qualcosa che fosse vicino a noi, al nostro quotidiano. Il fumetto italiano ha sempre sofferto un po’ di esterofilia: basti pensare che molti dei personaggi nostrani più importanti sono «stranieri» e vivono le loro avventure ovunque, tranne che in Italia. I nostri libri a fumetti parlano invece di noi, della nostra realtà, del nostro vissuto, e sono ambientati in Emilia, nel Veneto, nel Lazio, in Lombardia, in Sardegna e in tutti i luoghi da cui i relativi autori provengono: si va dall’indagine sociologico-regionale di volumi come Limbo: quaderni del Nordest alle disavventure dei due film-maker squattrinati di Lambrusco & Cappuccino, dai romanzi grafici semi-documentaristici di Ciao Ciao Bambina e In Italia sono tutti maschi alle biografie sentimentali di Che notte quella notte, fino alla narrazione realistica e non stereotipata di argomenti di genere GLBT come in Matteo e Enrico o Cinquecento milioni di stelle. Sul fronte della narrativa, abbiamo invece voluto fare un percorso a ritroso per riscoprire le origini di titoli amati dai più, ma di cui si sa pochissimo. Per esempio, il delizioso romanzo per l’infanzia de L’Ape Maia, scritto nel 1912 (il personaggio compie un secolo proprio quest’anno, dopo essere sopravvissuto perfino ai roghi nazisti dei libri) dal tedesco Waldemar Bonsels, o l’inedito prequel Sorridi, piccola Anna dai capelli rossi, fino alla trilogia de Il Castello Errante di Howl di Diana Wynne Jones e molti altri romanzi di autori occidentali da cui Hayao Miyazaki ha tratto i suoi film più celebri, fra cui La città incantata, Kiki’s delivery service e Conan il ragazzo del futuro. Per la stessa ragione, abbiamo poi allargato la nostra proposta editoriale alla manualistica e alla saggistica, in cui abbiamo opere titaniche come L’Enciclopedia degli Spiriti Giapponesi di Shigeru Mizuki, o Il Giapponese a fumetti di Marc Bernabé, che hanno l’intento di avvicinare il pubblico italiano al folklore e alla lingua giapponese, o che raccontano il Sol Levante e l’Europa attraverso gli occhi di Keiko Ichiguchi, giapponese ma italiana d’adozione, autrice di meravigliose graphic novel come Dove sussurra il mare e di divertentissimi saggi come Perché i giapponesi hanno gli occhi a mandorla. E prossimamente ci dedicheremo anche al cinema nostrano, con l’edizione (finalmente) integrale di un testo fondamentale, L’Occhio del testimone – Il cinema di Lucio Fulci, scritto da Michele Romagnoli, amico e biografo ufficiale del celeberrimo regista di culto italiano, nelle sue mille sfaccettature e aneddoti. In definitiva, quello che ci anima è unicamente la voglia di raccontare e di scoprire: non si tratta di decidere cosa pubblicare, ma di pubblicare qualcosa che ci interessa in prima persona, sistemando successivamente le singole pubblicazioni all’interno di collane editoriali ben precise. 

Come si articola la vostra offerta digitale?
A partire da novembre, è possibile accedere al sito www.kappalab.it e iniziare a scaricare leggere diverse graphic novel italiane di nostra produzione, sia alcuni romanzi, sia diversi volumi di saggistica e manualistica. Successivamente, gli stessi libri saranno disponibili anche nelle lingue straniere più diffuse nel mondo. Contemporaneamente verranno resi disponibili i medesimi testi in formato ebook, e saranno venduti attraverso i negozi on line – compresi Apple Store e Amazon – oltre che attraverso il nostro sito. Le proposte saranno ovviamente per tutti i gusti e tutte le età: nonostante il nostro amore per la carta, bisogna comunque pensare che gran parte dell’editoria trasmigrerà nei prossimi anni dalla cellulosa ai touch-screen, e che – se desideriamo proporre la lettura alle nuove generazioni – è necessario mantenersi al passo coi tempi anche sul fronte tecnologico. Inoltre, chi come me ha scavalcato i quaranta, inizia ad avere qualche problema di vista, per cui la possibilità di poter ingrandire i testi e leggere qualsiasi cosa senza far schizzare i bulbi oculari fuori dalle orbite, è sicuramente bene accetto. Ciò non toglie che continueremo anche a produrre volumi veri e propri, dato che in molti casi il piacere di leggere un libro è anche un’esperienza tattile e in parte olfattiva. Inoltre, al momento, i supporti per i libri elettronici sono ancora molto delicati e in alcuni casi piuttosto costosi, per cui immaginiamo che, in larga parte, chiunque desideri leggersi un libro in riva al mare – tra spruzzi d’acqua salata e sabbia che vola ovunque – o tra i monti – dove una minima disattenzione può far precipitare a valle costosi lettori –, ancora per un po’ sceglierà il formato cartaceo. Comunque sia, saremo là, ovunque ci sia un sistema di lettura valido, pratico e piacevole. L’importante è cosa si legge, non come.

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