Una linea di iniziative che possono avere un costo contenuto e dare dei primi risultati sono quelle che coinvolgono direttamente i protagonisti della filiera. A partire dagli autori, editori, librai, scuole, insegnanti, biblioteche. Non indico certo nulla di nuovo se non una maggiore sistematicità e programmazione di queste attività. Le risorse sono certamente importanti, ma c’è anche bisogno di volontà. So benissimo che un Centro come quello che dovrò presiedere, riuscirà a incidere e cambiare la situazione della lettura nel nostro Paese solo se avrà delle risorse però nella mia esperienza di vita ho imparato che a volte la volontà supera le montagne.
Ma il rapporto con il libro e la lettura lo si costruisce negli anni della scuola, se non prima…
Questo infatti è l’altro filone iniziative che intravedo. Anche qui non invento niente di nuovo. La libraia Daniela Bonanzinga, a Messina, lavora da decenni in questa direzione. Il problema è che a farlo sono solo lei e pochi altri. Mi riferisco al portare gli autori dentro le scuole in modo sistematico e organico. La grande festa del libro potrebbe essere questa. Anche qui non c’è bisogno di un’impalcatura enorme per gestire la cosa, c’è piuttosto bisogno di volontà nel programmarla da parte di chi i libri li produce ma anche da parte di chi li scrive, perché si dovrà sacrificare senza alcun gettone di presenza, ma solo con il rimborso spese. Gli insegnanti – spesso ce ne dimentichiamo – svolgono una funzione fondamentale nell’avvicinare i giovani alla lettura. È anche su di loro che bisognerà lavorare.
L’intervista completa è disponibile qui sul «Giornale della libreria» di maggio