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Editori

Avviata la rilevazione Istat sulla produzione di libri in Italia nel 2020: un anno cruciale

di Giovanni Peresson notizia del 18 maggio 2021

Poche settimane fa, il 4 maggio, è partita la rilevazione Istat sulla produzione libraria in Italia nel 2020: tra le più longeve condotte dall’Istituto, si svolgeva per la prima volta nel 1926. Novantacinque anni dopo, quella del 2021 (anno di riferimento 2020) è «un’edizione particolarmente importante» come sottolinea il responsabile Alessandro Caramis che abbiamo sentito per un’intervista. «Perché, riguardando proprio l’anno nel quale si è manifestata l’emergenza Covid, consente di osservare l’impatto della pandemia sulla produzione editoriale e mette in luce le differenti strategie adottate dagli editori».
 
L’indagine è a cadenza annuale e si rivolge sia alle case editrici in senso stretto sia a tutti gli enti pubblici e privati, laici e religiosi, i centri di studio, le associazioni, le società di persone e le ditte individuali e le società di capitali che svolgono attività editoriale, nonché alle aziende a vocazione tipografica piuttosto che editoriale, anche se stampano libri e pubblicazioni come attività secondaria e svolgono un'attività di produzione editoriale in modo non continuativo. 
 
«Gli editori, le società ed enti coinvolti nell’indagine possono partecipare in modalità digitale» continua Caramis. «In questo modo sono assolutamente autonomi nel gestire i tempi e modi della compilazione del questionario, che quest’anno ha come scadenza il 30 settembre 2020».
 

L’indagine annuale sulla produzione libraria rappresenta una lunga storia di osservazione della produzione culturale del nostro Paese: da rilevazione esclusivamente quantitativa a indagine anche qualitativa. Come si compie questo percorso?
L’indagine sulla produzione libraria è tra le rilevazioni storiche di Istat. I primi dati diffusi sulla produzione libraria nel nostro Paese risalgono al 1926. Da allora, ogni anno svolgiamo questa rilevazione, che nel corso dei decenni ha avuto una serie di integrazioni sia relative all’oggetto di analisi sia alle informazioni rilevate. La prima edizione utile per un confronto in serie storica è stata realizzata nel 1951. Considerando comunque che, a partire dai primi anni duemila, l’indagine si è arricchita di informazioni specifiche sulle singole opere librarie (genere, materia trattata, prezzo, tiratura, ecc..) ma anche di informazioni di natura più qualitativa e soggettiva inerenti le strategie di impresa, le valutazioni in merito all’evolversi del mercato editoriale in Italia, lo sviluppo e l’investimento nel digitale, nonché i diversi canali di commercializzazione utilizzati. L’obiettivo per il futuro è di rendere la rilevazione meno onerosa in termini di carico statistico per il rispondente e più centrata su alcuni focus specifici che riguardano l’evoluzione del mondo editoriale.
 

In tempi recenti l’indagine ha conosciuto un ampliamento del database delle aziende coinvolte: una novità che ne ha modificato natura e perimetro.
Una delle principali novità dell’indagine 2020 (anno di riferimento 2019) è stata l’introduzione massiva di una serie di nuove unità, grazie all’acquisizione di un database gestionale di IE-Informazioni Editoriali. Questo archivio gestionale consente all’Istat di tenere costantemente aggiornata la lista anagrafica di riferimento, seguendo con maggiore tempestività un mondo che si muove sempre più rapidamente. In particolare, la fonte ausiliaria acquisita consente di apprezzare come oggi, per una serie di ragioni legate a fattori tecnologici, organizzativi, tipografici, ecc. la produzione libraria non sia più un’attività riconducibile soltanto agli editori, grandi o piccoli che siano, oppure alle tipografie a vocazione editoriale o a Enti o Istituzioni di ricerca, e come sia ormai diventato un fenomeno che coinvolge una platea estremamente ampia e diversificata di soggetti che come attività economica principale si dedicano a tutt’altro.  Realizzare oggi una rilevazione censuaria di chiunque pubblichi un libro, è molto più difficile rispetto al passato. Si pongono infatti nuovi problemi collegati all’esigenza di perimetrare la popolazione di riferimento dell’indagine e l’orientamento è di cercare di focalizzare maggiormente l’analisi sul sotto-insieme di operatori con specifica vocazione editoriale e, nel contempo, di introdurre nuove definizioni e classificazioni degli editori e dei prodotti editoriali, per aggiornare strumenti di rappresentazione oggi non più attuali, rispetto anche al recente passato, e cogliere i fenomeni emergenti.
 
 
La rivoluzione digitale ha reso più difficile di un tempo individuare cosa sia e non sia un libro, un editore, un lettore. Come avete affrontato questo aspetto?
L’evoluzione e i cambiamenti che hanno interessato negli ultimi decenni il comparto editoriale hanno coinvolto una serie di problemi definitori che riguardano sempre di più sia l’unità di analisi sia la popolazione di riferimento della rilevazione statistica sulla produzione libraria. Cos’è un libro? Chi è un editore? Che cosa qualifica una attività editoriale? Sono domande che – non solo rispetto a trenta o quaranta anni fa, quando furono formulate a livello internazionale per coniare le definizioni e le classificazioni inerenti questo comparto, ma anche rispetto a un passato prossimo più recente – non hanno più una risposta immediata.
Lo sviluppo del digitale, non solo in riferimento al mondo degli e-book, ma anche legato alla produzione di altri servizi, l’esplosione degli audiolibri, il tema della bibliodiversità, il successo che stanno avendo i libri per bambini o tutta la produzione in self-publishing che si appoggia a piattaforme o società fornitrici di servizi editoriali, solo per fare qualche esempio, impongono a gli operatori, gli studiosi ed esperti di settore, le associazioni di categoria, e gli stessi lettori, nuovi interrogativi su che cosa oggi può definirsi un libro, un editore o un determinato genere o materia letteraria.
Compito della statistica ufficiale è perciò quello – anche a costo di interrompere, se necessario, la continuità di alcune serie storiche – di aggiornare alcune definizioni alle quali ha fatto usualmente ricorso e, in ascolto di tutti gli stakeholder e le realtà interessate, di poter modificare e cambiare alcuni concetti, classificazioni e definizioni per fornire un’informazione che sia il più possibile adeguata e pertinente ai fabbisogni degli operatori del settore e in tutti coloro che per ragioni di studio e di ricerca si accostano a tali dati.  Grazie anche all’interlocuzione storica con l’Ufficio studi AIE, così come con quella più recente con IE, stiamo cercando di avviare un confronto allargato con altre realtà associative e rappresentative di questo mondo.
 

Quali sono i prossimi sviluppi della rilevazione per tener conto dei cambiamenti in atto nel mondo dei contenuti?
Le scelte operate nell’ambito del processo di revisione e innovazione in corso sull’indagine prevedono che a partire dalle prossime edizioni la rilevazione sarà concentrata solamente sulle realtà editoriali che nelle ultime indagini hanno dichiarato l’edizione di libri come la propria attività principale.
L’obiettivo è quello di seguire con cadenza annuale questo sottoinsieme, cercando di dedicare un focus di approfondimento sui temi di attualità dal self publishing all’editoria digitale, ecc. senza perdere di vista a cadenza periodica l’osservazione di tutte le altre realtà che editano libri in Italia, ma come attività secondaria o occasionale.
Per quanto riguarda le definizioni rilevate nel questionario l’obiettivo più prossimo è quello di aggiornare la nomenclatura delle classificazioni dei generi e delle materie letterarie. Un altro filone di ricerca aperto riguarda l’approfondimento dei limiti e delle potenzialità dell’integrazione dei dati dell’indagine diretta con i dati economici del registro delle imprese Istat Asia-Frame sbs, che consentirebbe di collegare le informazioni più qualitative rilevate attraverso l’indagine con quelle inerenti la struttura di impresa e la performance economica, raccolte nell’ambito delle indagini trasversali sulle imprese.
Le sfide che interessano la statistica ufficiale sull’offerta culturale in Italia sono diverse. Attraverso questo lavoro di dialogo e di confronto con le diverse realtà associative di settore e con gli operatori della filiera editoriale, si auspica di poter fornire un’informazione pubblica pertinente, utile al Paese e alla collettività.

L'autore: Giovanni Peresson

Mi sono sempre occupato di questo mondo. Di editori piccoli e grandi, di libri, di librerie, e di lettori. Spesso anche di quello che stava ai loro confini e a volte anche molto oltre. Di relazioni tra imprese come tra clienti: di chi dava valore a cosa. Di come i valori cambiavano in questi scambi. Perché e come si compra. Perché si entra proprio in quel negozio e si compra proprio quel libro. Del modo e dei luoghi del leggere. Se quello di oggi è ancora «leggere». Di come le liturgie cambiano rimanendo uguali, di come rimanendo uguali sono cambiate. Ormai ho raggiunto l'età per voltarmi indietro e vedere cosa è mutato. Cosa fare da grande non l'ho ancora perfettamente deciso. Diciamo che ho qualche idea. Viaggiare, anche se adesso è un po' complicato. Intanto continuo a dirigere l'Ufficio studi dell'Associazione editori pensando che il Giornale della libreria ne sia parte, perché credo sempre meno nei numeri e più alle storie che si possono raccontare dalle pagine di un periodico e nell'antropologia dei comportamenti che si possono osservare.

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