
È stato inaugurato il 21 settembre a Milano il
Laboratorio Formentini per l’editoria. In piena zona Brera, nel complesso della ex canonica di San Carpoforo, il Laboratorio per l’editoria fa parte del più ampio progetto di Copy in Milan e che aveva visto come tappe precedenti la mostra (itinerante) Milan a place to read, lo sviluppo del
sito di BooksinItaly dedicato all’internazionalizzazione della vendita dei diritti degli autori italiani. Gli spazi del Laboratorio sono stati messi a disposizione dal Comune di Milano (Assessorato alla Cultura), con il sostegno di Fondazione Cariplo che ha contribuito finanziariamente all’operazione, il Mibact e il Centro per il libro e la lettura. La gestione degli spazi del Laboratorio è affidata a
Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, e sarà innanzitutto la sede della redazione di BooksinItaly cioè del sito che promuove – in collaborazione con Aie – l’editoria, la lingua e la cultura italiana nel mondo.
Il Laboratorio, già con un suo
calendario di eventi e di corsi, sarà
aperto a tutte le figure che fanno parte della filiera editoriale. Editori, grafici e illustratori, traduttori, editor e agenti letterari potranno incontrare librai, bibliotecari, archivisti, docenti e lettori, che a loro volta potranno discorrere con scrittori, poeti, critici, esperti di diritto, stampatori.
Conferenza stampa: da sinistra G. Guzzetti, L. Formenton, F. Del Corno, R. Montroni, F. Motta, L. Finocchi
L’inaugurazione può essere anche spunto per un’altra riflessione.
Milano città della moda, Milano città del design, Milano del «Fuori salone» (del mobile), Milano dell’Expo e dell’alimentazione. Sono solo alcuni dei posizionamenti che l’immagine di Milano comunica tutti i giorni ai suoi cittadini e al mondo intero. Certo non quella di
Milano «città dell’editoria». O molto meno, e solo per gli addetti ai lavori.
Eppure
a Milano si contano 600 case editrici, quattro dei maggiori gruppi editoriali, di alcune delle maggiori realtà che operano nel settore del’editoria STM ed educativa, alcune delle librerie più grandi e dai format maggiormente innovativi del Paese, la sede (storica e dalla sua fondazione nel 1869) dell’Associazione italiana editori, dei principali centri della distribuzione carta/digitale, dell’Agenzia Isbn, di agenzie letterarie e service editoriali e grafici; a Milano troviamo uno tra i più importanti master in editoria ed è storica sede dei corsi per librai della
Scuola Umberto ed Elisabetta Mauri, di editori attenti alla sperimentazione sulla produzione digitale, e di molti degli altri attori che – come si dice – «presidiano la filiera».
Eppure questo posizionamento di Milano come città del libro risulta essere molto meno evidente rispetto al glamour esercitato dagli altri, nonostante la stima occupazionale che ne viene fatta (
circa 4.000 tra addetti e collaboratori), il contributo al giro d’affari nazionale del settore, ai processi innovativi e formativi che attraversano tutto questo nostro mondo.
Se uno dei problemi del nostro settore è quello di allargare il mercato della lettura, cioè dei suoi potenziali clienti, l’altro e non meno importante, è proprio questo: il riposizionamento del settore. Non veniamo percepiti come sufficientemente sexy. Sappiamo raccontare la Grande Crisi, ma non la Grande Trasformazione che abbiamo fatto.
Alcuni momenti dell'inaugurazione del Laboratorio Formentini
Un settore, quindi, che fatica a comunicare il suo posizionamento. Percepito come un settore maturo, a basso indice di innovazione, ancorato a un format editoriale (la carta, il libro tradizionale) da molti ritenuto più che maturo, diciamo pure vecchio. Quando in realtà è tutta un’altra storia che certamente facciamo fatica a raccontare e rappresentare. In questo senso Spazio Formentini può costituire un importante palcoscenico non solo per incontri, corsi, seminari, momenti di formazione, reading, mostre e workshop dedicati alle professioni, ma soprattutto per comunicare (raccontare) meglio questa «natura» della città e per mettere meglio in scena questa natura del settore. Guardare alle professioni del futuro, ospitare le esperienze internazionali e promuovere l’eccellenza culturale italiana nel mondo, sono lo strumento attraverso cui valorizzare il lavoro editoriale, i cambiamenti e le innovazioni di prodotto e di processo che editori, librai, ecc. hanno fatto. Per rendere sexy non solo la lettura ma anche il lavoro dell’editore.
Mi sono sempre occupato di questo mondo. Di editori piccoli e grandi, di libri, di librerie, e di lettori. Spesso anche di quello che stava ai loro confini e a volte anche molto oltre. Di relazioni tra imprese come tra clienti: di chi dava valore a cosa. Di come i valori cambiavano in questi scambi. Perché e come si compra. Perché si entra proprio in quel negozio e si compra proprio quel libro. Del modo e dei luoghi del leggere. Se quello di oggi è ancora «leggere». Di come le liturgie cambiano rimanendo uguali, di come rimanendo uguali sono cambiate. Ormai ho raggiunto l'età per voltarmi indietro e vedere cosa è mutato. Cosa fare da grande non l'ho ancora perfettamente deciso. Diciamo che ho qualche idea. Viaggiare, anche se adesso è un po' complicato. Intanto continuo a dirigere l'Ufficio studi dell'Associazione editori pensando che il Giornale della libreria ne sia parte, perché credo sempre meno nei numeri e più alle storie che si possono raccontare dalle pagine di un periodico e nell'antropologia dei comportamenti che si possono osservare.
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