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Editori

A Francoforte gli editori si concentrano sul Medio Oriente

di C. Pelizzoli notizia del 16 ottobre 2015

È periodo di aste e di compravendite a Francoforte, dove dal 14 al 18 ottobre si è svolta la tradizionale Buchmesse, che come sempre ha richiamato editori e player del settore da tutto il mondo. È qui che, molto spesso, si cominciano a capire quali saranno le direzioni che prenderanno per l’anno successivo i cataloghi della maggior parte degli editori, ed è quindi qui che si cominciano a intercettare mode e interessi dei lettori, cercando di anticipare bisogni e desideri di del mercato. Quest’anno è mancato il «fenomeno», il titolo i cui diritti vengono comprati a cifre altissime da editori da ogni parte del globo; tuttavia non sono mancate le acquisizioni di un certo valore. In particolare l’attenzione di molti editori è stata catalizzata da saggi e memoir dedicati a un argomento molto scottante – e insieme delicato – degli ultimi mesi: la crisi dei rifugiati e la situazione bellica del Medio Oriente. Quello che le case editrici sembrano cercare è, in primo luogo, l’esperienza personale: tra i titoli più richiesti non mancano le storie scritte dai migranti che sono riusciti a raggiungere una vita migliore, scritti da loro stessi o con l’aiuto di figure di rilievo (come Hope More Powerful Than the Sea: A Young Refugee’s Story of Love, Terror and Survival, scritto da Melissa Fleming, responsabile delle comunicazione per l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), come non mancano i manoscritti di giornalisti e reporter che hanno attraversato le zone di guerra e hanno seguito le strade prese dai rifugiati, oppure le vicende di chi è rimasto dopo le «primavere arabe». Si cerca quindi un giusto mezzo tra la narrazione della storia personale, che provochi sentimenti forti, e il resoconto quanto più dettagliato e di prima mano su una situazione che molti vorrebbero comprendere più da vicino, andando oltre la superficie degli eventi presentati dalle notizie. Rimane spazio, comunque, anche per la saggistica di impostazione più classica: tra questi si è fatto notare Merchants of Men: The Kidnapping Business Inside the Refugee Crisis dell’italiana Loretta Napoleoni, i cui ultimi libri sono stati pubblicati nel nostro Paese da Rizzoli e Feltrinelli. Inoltre, non mancano reportage che trattano in generale la situazione politica del Medio Oriente, dalle organizzazioni terroristiche allo studio del corso preso da quei Paesi che negli ultimi anni hanno conosciuto rivoluzioni e rivolgimenti politici, come l’Egitto: ponendosi ormai da una distanza temporale di qualche anno, la prospettiva che gli studiosi hanno su questi fenomeni ha reso necessario un aggiornamento, in particolar modo per i lettori occidentali, delle nostre conoscenze su questi luoghi, in cui ci si batte ancora per raggiungere la stabilità. L’anno venturo, dunque, si presenta come carico di non-fiction: una tendenza testimoniata anche dal Nobel dato a Svetlana Aleksievic e dal Man Booker Prize assegnato a Breve storia di sette omicidi di Marlon James (edito in Italia da Frassinelli). Le opere di entrambi sembrano segnare un passo oltre l’autofiction e mescolano realtà e letterarietà creando ibridi che sono reportage narrativi, saggi «polifonici» (per usare un aggettivo con cui si sono descritte le opere di entrambi gli autori), destinate a essere parte di un genere che sconfina in entrambe le realtà – fiction e non-fiction – senza identificarsi del tutto in nessuna delle due.

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