C’era una volta Mecenate: influente consigliere dell’imperatore Augusto, egli fu il primo a capire l’importanza di avere un circolo di poeti e pensatori vicini alle politiche imperiali, e fu infatti sotto la sua protezione che videro la luce opere quali l’Eneide virgiliana o le Odi di Orazio. Esempi di sostegno a scrittori e poeti, però, non sono relegati a epoche lontane anche se oggi il compito di sostenerli, anche economicamente, è affidato perlopiù a enti no profit come associazioni di categoria o fondazioni.
Negli Stati Uniti, oltre ad associazioni generaliste tra cui la National Writers Association o l’Authors Guild, che offrono servizi come la revisione di contratti, seminari on line, corsi di scrittura, ma anche assistenza sanitaria grazie a Obamacare, si trovano soprattutto associazioni di genere. Abbiamo quindi l’American Christian Fiction Writers, che organizza la più importante conferenza del genere nel Paese; poi la Mystery Writers of America, che da più di sessant’anni assiste gli scrittori di gialli e non fiction d’inchiesta, oltre che sceneggiatori: a differenza di altre associazioni, qui vengono accettati solo scrittori già pubblicati da editori fidati e non a pagamento; una delle associazioni più grandi, come si può facilmente immaginare, è la Romance Writers of America, associazione no profit che raggruppa più di 10.000 membri tra scrittori e professionisti dell’editoria di genere.
Si va dunque da associazioni di una certa portata a gruppi minori come la Cat e la Dog Writers Association (esistono entrambe, googlare per credere), che si occupano di fornire agli iscritti posti in prima fila alle competizioni dei propri animali domestici del cuore.
«No input, no output» dice uno dei più celebri motti di Joe Strummer dei Clash: ed è proprio così per la maggior parte degli scrittori – se non sono circondati da ciò che stimola la loro creatività, non riusciranno a lavorare. In parte stupisce, dunque, che nessuna di queste organizzazioni si impegni nel garantire ai propri iscritti, su necessità, un luogo sereno in cui poter lavorare. Se infatti troviamo in Europa diverse «residenze per scrittori» gestite da enti pubblici e Fondazioni, non possiamo dire lo stesso per i territori anglofoni, dove quello dei «writers retreats» è diventato un business da milioni di dollari l’anno, tanto da stimolare la nascita di corsi e seminari appositi per la creazione di luoghi bucolici dove far fiorire la creatività (e far dimagrire il portafoglio) altrui. Se ne trovano per tutti i gusti: dal b&b nella pittoresca Carmel in California, all’hotel nel sabbioso e rurale New Mexico; dal monastero benedettino in Toscana (regione particolarmente amata dagli statunitensi) alla strepitosa isola di Itaca, in Grecia. Tutti questi ritiri prevedono, solitamente, corsi, dibattiti e discussioni, insieme a un variabile numero di ore in cui poter lavorare in solitudine (oltre che gli immancabili eventi di networking serali); spesso, sono i professionisti del publishing a mettere in piedi i loro writers’ retreats, e lo fanno secondo i loro gusti: c’è chi preferisce un contesto da hotel di lusso, chi quello di un ostello della gioventù.
Alloggi di diverso tipo si trovano, da questa parte dell’oceano, soprattutto in Germania, Francia, nell’Europa dell’est (dove raccolgono l’eredità dell’ospitalità agli artisti fedeli all’ideologia comunista) e del nord. Tra le più celebri c’è la Villa Marguerite Yourcenar (nella prima foto in alto), appartenuta alla famiglia della scrittrice e ora convertita a centro di residenza per scrittori e artisti, a 40 km da Lille; o ancora, in Francia, la Maison des Écrivains étrangers et des traducteurs di Saint Nazaire. Passando all’Italia, tra i ritiri più celebri c’è quello di Santa Maddalena, creata dalla baronessa Beatrice Monti della Corte in onore del compagno Gregor von Rezzori. Al Castello Malaspina di Fosdinovo (foto a destra), invece, ha preso forma il progetto «Castello in movimento», che unisce arte visiva e scrittura in una parte del castello adibita a luogo di residenza e lavoro di scrittori e artisti, per un periodo di due mesi (con vitto e alloggio gratuito).
Tra le altre residenze per scrittori dobbiamo citare la casa Cavallini-Sgarbi (foto qui a sinistra) a Ferrara, dove si dice Ariosto abbia scritto l’Orlando Furioso e che mostra la forte impronta degli eredi Elisabetta e Vittorio Sgarbi, soprattutto nell’esposizione di arte contemporanea nelle sale. Sempre a proposito di arte, citiamo qui anche il recente progetto di «mecenatismo dal basso» creato da Fulvio Ravagnani, My Little House: questo prevede che un privato cittadino apra la porta a un artista e lo ospiti in casa propria per una settimana in cambio di una sua opera, che potrà poi essere vista anche da sconosciuti, creando così una miscela tra spazio pubblico e spazio privato che si va perdendo nelle grandi metropoli.
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Dopo aver vissuto negli Stati Uniti e in Cina mi sono stabilita a Milano. Se non ho tra le mani un libro (e tre in borsa), sono rannicchiata vicino al finestrino di un treno a lunga percorrenza, armata di diario e macchina fotografica. Lavoro nell'editoria e nella scuola, e dal 2010 mi occupo per il Giornale della libreria di storie di libri e librerie nel mondo.
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