
Si è tenuta ieri sera al Ninfeo di Villa Giulia la
68esima edizione del Premio Strega che ha incoronato vincitore
Francesco Piccolo, con
Il desiderio di essere come tutti (Einaudi). Al secondo posto uno sfortunato
Antonio Scurati che, con il suo
Il padre infedele (Bompiani), non ha raggiunto il riconoscimento per soli 5 voti mancando per la seconda volta nella propria carriera la fascetta dello Strega: nel 2009, come si ricorderà, era infatti arrivato secondo per un solo voto sconfitto da Tiziano Scarpa.
Terzo, a sorpresa,
Antonio Pecoraro con
La vita in tempo di pace (Ponte alle Grazie) con 60 voti, seguito da
Giuseppe Catozzella con
Non dirmi che hai paura (Feltrinelli), già vincitore della prima edizione del Premio Strega giovani, e ultima
Antonella Cilento con
Lisario o il piacere infinito delle donne (Mondadori).
Anche quest’anno le colorite polemiche che fanno da sfondo a quello che
alcuni hanno definito il «Nobel d’Italia» non sono mancate: dalla vittoria pressoché certa dell’autore Einaudi ben prima dello spoglio, all’errata gestione dei tempi della diretta da parte di Rai3 che quest’anno ha tramesso la finale in vece di Rai1 fino al
disfattismo rispetto all’effettiva performance in libreria dei libri della cinquina. Secondo quanto riportato ieri dal
«Fatto quotidiano» che cita dati Nielsen,
i libri finalisti non starebbero vendendo troppo bene: 42 mila copie vendute per il libro di Piccolo che ha dalla sua anche un ospitata nel salotto di Fabio Fazio; 20 mila per Catozzella; 8.200 per Scurati; 4.500 per Pecoraro e 3.800 per Antonella Cilento.
In ogni caso
l’assegnazione dello Strega può fare la differenza per i bilanci dell’editore che ha avuto il fiuto di pubblicarlo e il coraggio di sostenerlo durante la corsa. In una recente analisi di Informazioni editoriali pubblicata sul «Giornale della libreria» di dicembre (Rosalba Rattalino,
Nobel vs Strega, 12, dicembre 2013) abbiamo
analizzato gli andamenti nelle vendite degli ultimi tre vincitori del premio Strega, comparandoli a quelli degli ultimi autori insigniti del Nobel per la letteratura (Alice Munro; Mo Yan; Tomas Tranströmer). Tutte
le curve di crescita raggiungono il loro apice nei mesi immediatamente seguenti l’assegnazione, ma l’andamento in libreria varia sensibilmente nel tempo e negli effetti sui singoli libri secondo il tipo di premio.
Nel 2013, per esempio, le vendite di
Resistere non serve a niente di Walter Siti, iniziano a lievitare ad aprile, quando viene selezionato tra i 12 semifinalisti, e con una rapidissima ascesa raggiungono il picco il mese stesso dell’assegnazione. Il premio incide però in modo molto limitato nel rilancio degli altri otto libri dell’autore in commercio cosa che invece tende a garantire l’«effetto Nobel».
Allora Nobel o Strega? Entrambi premiano generosamente gli autori, ma declinano i loro benefici in modo diverso. Confrontando il venduto totale un anno prima e uno dopo il conferimento del premio,
i vincitori dello Strega vendono un numero maggiore di copie,
concentrate in tempi più brevi (il balzo iniziale raggiunge l’apice il mese stesso) con una ricaduta poco rilevante sulle altre opere dell’autore.
Meglio lo Strega, dunque, per l’entità della ricaduta commerciale sul romanzo premiato in tempi brevissimi; meglio il
Nobel per l’effetto distribuito con maggiore equità su tutta la produzione dell’autore, in genere straniero e non molto conosciuto in Italia, la cui scoperta può mantenere nel tempo l’interesse dei lettori con una ricaduta positiva in termini di vendite anche sulle opere pubblicate in seguito.