«Musk mi fa pensare a Tom Sawyer, a cui viene affidato il compito di imbiancare una recinzione come punizione. Non solo Tom convince i suoi amici a fare il lavoro al posto suo, ma anche a pagare per il privilegio». È con questo tweet che il maestro della letteratura horror ha commentato infine la decisione di Elon Musk di rendere a pagamento la «spunta blu», usata per verificare l’identità degli utenti famosi su Twitter.
Dal controverso acquisto della piattaforma – concluso una settimana fa per 44 miliardi di dollari – Musk non ha fatto mistero del vento di cambiamento che intende portare in azienda, in primo luogo licenziando diversi dirigenti. Contemporaneamente i rumor sul futuro di Twitter si sono diffusi, identificando nelle politiche di moderazione dei contenuti e nelle strategie di crescita economica due punti caldi, e potenzialmente problematici, della nuova gestione del social network.
Il particolar modo, pochi giorni fa, ha cominciato a circolare la notizia che Musk volesse far pagare 20 dollari al mese agli utenti interessati ad acquisire o a mantenere la cosiddetta spunta blu, il sistema usato finora da Twitter per verificare l’identità di persone pubbliche come politici, aziende, giornalisti, persone del mondo dello spettacolo e volti noti.
«20 dollari al mese per tenere la mia spunta blu? Col cavolo, sono loro che dovrebbero pagare me» ha twittato Stephen King commentando la notizia. Sempre sul social Musk ha risposto contrattando: «Dobbiamo pagare le bollette in qualche modo! Twitter non può basarsi soltanto sulla pubblicità. Che ne dici di 8 dollari?».
Poche ore più tardi la notizia è stata ufficializzata dallo stesso Musk, sempre a mezzo tweet: «L'attuale divisione in signori e plebei di Twitter per chi ha o non ha il segno di spunta blu è una stronzata. Potere al popolo! Blu per 8 dollari al mese».
Dopo un paio di giorni di pausa, e una dichiarazione d’apprezzamento per le Tesla, King ha chiosato con il riferimento a Tom Sawyer.
Guardando oltre la godibile querelle, c’è la concreta possibilità che mettere a pagamento la spunta blu possa provocare problemi di account falsi e spam. La spunta blu, infatti, era stata creata proprio per distinguere i profili di persone pubbliche da quelli di eventuali impostori, o di fan inopportuni. Con la spunta blu a pagamento, alcune delle persone che attualmente sono verificate potrebbero non esserlo più (la reazione di King è un indizio significativo), e ciò potrebbe creare confusione e problemi di affidabilità delle informazioni che circolano sul social network.
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi sono responsabile del contenuto editoriale del Giornale della Libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
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