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Curiosità

Nel 2020 sono stati pubblicati 2.295 titoli sul Covid-19, ma manca una «narrativa pandemica»

di Giovanni Peresson notizia del 23 marzo 2021

Cosa hanno pubblicato gli editori italiani su «Covid-19» e «pandemia» nel 2020? Perché – qualcuno comincia a chiedersi – «non è ancora stato scritto il grande romanzo pandemico?» (era il titolo di un articolo di Gabriele Di Fronzo uscito il 27 febbraio scorso su «Domani»). Non credo di saper rispondere alla domanda, che mi ricorda però quella, altrettanto insidiosa, sul perché non fosse ancora stato scritto il grande romanzo americano.
Più prosaicamente partirei da alcuni dati. E da una domanda che sta sullo sfondo: cosa intendiamo oggi con narrazione?
 
Complessivamente gli editori italiani, tra libri a stampa ed e-book (e alcuni sono solo e-book), hanno pubblicato lo scorso anni sull’argomento almeno 2.295 titoli. Sono il 3,5% di quelli che sono stati complessivamente pubblicati lungo tutti i dodici mesi dell’anno. Non pochi.
 
Di questi, però, il 18% sono riconducibili alle maggiori aziende editoriali che operano nel segmento degli autopubblicati (ma scorrendo i titoli e le sigle, il sospetto è che siano molti di più). E di questi 411, 152 (il 37%) sono anche (o esclusivamente) in versione digitale. Altri 49 appartengono poi alla categoria dei «collaterali» distribuiti in edicola assieme ai principali quotidiani.




Di che tipo di pubblicazioni si tratta? 394 sono titoli (libri e e-book) di narrativa e di graphic novel (15); né poteva mancare la poesia (ma «appena» con 56 titoli). La grandissima parte delle pubblicazioni – e non poteva essere che così – appartiene però a categorie dell’editoria tecnica e professionale. Il Covid-19, il lockdown, hanno prodotto una domanda di strumenti (editoriali) che potessero sostenere le nuove esigenze professionali in materia di lavoro, giurisprudenza, medicina, economia, diritto, educazione e didattica, farmaceutica, psicologia e via dicendo. Oltre la metà dei titoli pubblicati (1.336, il 58%) rientra in questa categoria. È anche un risvolto del rapido processo di riconversione dei piani editoriali che in poche settimane gli editori hanno dovuto avviare (dalla ricerca degli autori, al lavoro editoriale su temi nuovi e per di più in rapido cambiamento).

Qualche esempio: Rapporto sull’uso dei farmaci durante l’epidemia Covid-19; Interventi a distanza in salute mentale. Usi e prospettive dei digital health interventions al tempo di Covid-19; Salute e sicurezza per tutti. Covid-19: corso di prevenzione e profilassi per la corretta gestione delle relazioni sociali e delle attività professionali; Manuale di Dental Management nell'era post Covid-19; Obblighi di sicurezza e responsabilità d’impresa al tempo del Covid-19; Reati e processi al tempo del coronavirus. Vademecum per orientarsi nel diritto dell'emergenza; Home school. La scuola a distanza durante l'emergenza Covid-19

Il tema attraversa poi praticamente tutti i generi della saggistica: la storia (con 42 titoli, e a mo’ d’esempio, Storia delle epidemie. Dalla Morte Nera al Covid-19); la sociologia (170, uno per tutti: Geopolitica della salute. Covid-19, OMS e la sfida pandemica); la filosofia (51).




Concentriamoci però su tre settori particolari: bambini e ragazzi, salute e self help, narrativa.

Dei 91 titoli pubblicati rivolti a bambini e ragazzi 20 (il 22%) sono di aziende che operano nel mercato dell’autopubblicazione; 31 hanno anche una versione e-book o sono stati pubblicati solo in formato digitale. La ripartizione per fasce d’età rispecchia abbastanza da vicino quella tradizionale che in questo mercato, da anni, concentra la sua attenzione e le sue proposte verso la prima infanzia e il pre-scolare. Assieme, i libri che hanno nelle intenzioni dell’editore quella di raggiungere un pubblico tra 0 e 6 anni, fanno qui il 71% in termini di proposte che trattano temi non certo semplici per queste fasce di età. Anche qui – come nel settore professionale – è avvenuto un rapido aggiornamento in corsa dei piani editoriali.

Invece, dei 146 titoli che riconduciamo all’area del self-help e di famiglia e salute, 38 (il 26%) sono ancora una volta riconducibili al self publishing. A loro volta di questi 146 titoli, 56 (il 38%) sono in formato digitale e di questi 56, ben 37 (il 66%) sono solo in e-book.

Siamo nell’ambito della manualistica per persone e famiglie e i titoli danno conto, più di tante parole, dei temi affrontati: #Iorestoacasa... e come faccio? Guida rapida alla sopravvivenza in epoca Covid-19; Covid-19. Andrà tutto bene. Come superare l'emergenza restando a casa; Come «cavalcare» spiritualmente la pandemia. Oltre la resilienza... l'antifragilità; Non è la peste. Coronavirus & Co. Cosa capire, come difendersi; Kit a fumetti per una salvaguardia giuridica ai tempi del Covid; Corona Virus Covid-19 Sars-Cov-2 e attività fisica adattata. Considerazioni, osservazioni, curiosità, scienza durante il periodo di quarantena; Ante-virus. Come gestire rischi e paure virali, nella società del web; Vaccini e minori tra disinformazione e falsi miti; Psicoparole. La cura dell'animo in tempo di pandemia; ecc.





Dei 394 titoli di narrativa (112 anche in versione e-book e 53 solo in versione digitale), 338 vengono classificati come «biografie, memorie e storie vere»: ben l’86%. Qualche titolo? I giorni più bui. Covid-19. Storia di un rianimatore e di un paziente; Lockdown. Fase 1. Diario di un’apocalisse e di nuove speranze; Wuhan. Diari da una città chiusa; Un medico. La storia del dottore che ha curato il paziente 1; Le nostre quarantene. Più di 200 persone ci raccontano come hanno vissuto il primo mese durante la pandemia; Le trasmissioni riprenderanno il più presto possibile. Diario di un parrucchiere in quarantena; Giorni uguali... Ma diversi. Diario ai tempi del coronavirus. 5 marzo/3 maggio 2020; La mia quarantena senza il tacco 12. Riflessioni serie (e non) al tempo del Coronavirus; L’anno del pipistrello. Diario di un confinato per pandemia; Io e la governante. I miei giorni del coronavirus come li ho vissuti; Diario di una influencer ai tempi del Coronavirus (ma risulta solo come edizione cartacea); ecc.

Se guardiamo alla presenza di aziende che operano sicuramente nell’autopubblicato troviamo editi da loro 114 titoli, tra libri ed e-book. E tra i rimanenti? Riconosco solo 71 titoli (sempre tra libri ed e-book) che sono stati pubblicati da marchi editoriali in cui si imbatte in libreria o in fiere e saloni del libro, o nei supplementi letterari della domenica. Se restringiamo ancor più il raggio d’osservazione ci ritroviamo con 7 romanzi di altrettanti editori: Come il mare in un bicchiere di Chiara Gamberale; La peste nuova di Guido Battaglia; Decameron project. Ventinove nuovi racconti della pandemia selezionati dagli editor del New York Times; Economia sentimentale di Edoardo Nesi; Pandemia di Lawrence Wright; L’amore ai tempi del Covid-19 di Antonio Manzini; e Nel contagio di Paolo Giordano.

Non solo, insomma, non è ancora stato scritto «il grande romanzo pandemico»: più in generale, di «romanzi» sul tema ne sono stati scritti veramente pochi. Troppo breve la distanza tra esperienza e scrittura? E tra scrittura e lavoro editoriale che porta poi alla pubblicazione? La narrazione sta al momento concentrandosi altrove? Nelle biografie, nelle memorie e storie vere? Nei siti di fanfiction? Nelle narrazioni che si trovano nei social? O nelle serie tv (da Social distance distribuita da Netflix a Connected della NBC, passando per Gray’s Anatomy e le altre serie di lungo corso che hanno incluso e affrontato la pandemia nella loro timeline)? Ci bastano le «narrazioni» giornalistiche e televisive? La narrazione era già cominciata prima (La peste, ad esempio, era tra i titoli più venduti nelle settimane di febbraio e marzo), con Spillover di David Quammen (che era uscito nel 2014) e il suo sequel del 2020 Perché non eravamo pronti?

Per ora le considerazioni più puntuali sull’assenza di un «grande romanzo pandemico» – ma forse non ci sarà mai e non è detto che sia necessario né scriverlo né leggerlo – le ho travate nel video animato di Zerocalcare Era meglio il lockdown 2020 e soprattutto nelle sue considerazioni finali: «Questa […] è l’apocalisse più lenta che c’hanno mai raccontato. E manco sapemo a che punto stamo, perché ormai non c’è più manco la fine del primo tempo. Forse stamo alla fine, forse non stamo manco a metà. Ma come fai a fare un cartone se non ci capisci più un cazzo, e ormai te stai ad abbioccà perché ‘sto film è sempre uguale».

 

(L’estrazione dei dati è stata effettuata da IE-Informazioni editoriali a partire dal Catalogo dei libri italiani in commercio.)

L'autore: Giovanni Peresson

Mi sono sempre occupato di questo mondo. Di editori piccoli e grandi, di libri, di librerie, e di lettori. Spesso anche di quello che stava ai loro confini e a volte anche molto oltre. Di relazioni tra imprese come tra clienti: di chi dava valore a cosa. Di come i valori cambiavano in questi scambi. Perché e come si compra. Perché si entra proprio in quel negozio e si compra proprio quel libro. Del modo e dei luoghi del leggere. Se quello di oggi è ancora «leggere». Di come le liturgie cambiano rimanendo uguali, di come rimanendo uguali sono cambiate. Ormai ho raggiunto l'età per voltarmi indietro e vedere cosa è mutato. Cosa fare da grande non l'ho ancora perfettamente deciso. Diciamo che ho qualche idea. Viaggiare, anche se adesso è un po' complicato. Intanto continuo a dirigere l'Ufficio studi dell'Associazione editori pensando che il Giornale della libreria ne sia parte, perché credo sempre meno nei numeri e più alle storie che si possono raccontare dalle pagine di un periodico e nell'antropologia dei comportamenti che si possono osservare.

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