Di che tipo di pubblicazioni si tratta? 394 sono titoli (libri e e-book) di narrativa e di graphic novel (15); né poteva mancare la poesia (ma «appena» con 56 titoli). La grandissima parte delle pubblicazioni – e non poteva essere che così – appartiene però a categorie dell’editoria tecnica e professionale. Il Covid-19, il lockdown, hanno prodotto una domanda di strumenti (editoriali) che potessero sostenere le nuove esigenze professionali in materia di lavoro, giurisprudenza, medicina, economia, diritto, educazione e didattica, farmaceutica, psicologia e via dicendo. Oltre la metà dei titoli pubblicati (1.336, il 58%) rientra in questa categoria. È anche un risvolto del rapido processo di riconversione dei piani editoriali che in poche settimane gli editori hanno dovuto avviare (dalla ricerca degli autori, al lavoro editoriale su temi nuovi e per di più in rapido cambiamento).
Qualche esempio: Rapporto sull’uso dei farmaci durante l’epidemia Covid-19; Interventi a distanza in salute mentale. Usi e prospettive dei digital health interventions al tempo di Covid-19; Salute e sicurezza per tutti. Covid-19: corso di prevenzione e profilassi per la corretta gestione delle relazioni sociali e delle attività professionali; Manuale di Dental Management nell'era post Covid-19; Obblighi di sicurezza e responsabilità d’impresa al tempo del Covid-19; Reati e processi al tempo del coronavirus. Vademecum per orientarsi nel diritto dell'emergenza; Home school. La scuola a distanza durante l'emergenza Covid-19…
Il tema attraversa poi praticamente tutti i generi della saggistica: la storia (con 42 titoli, e a mo’ d’esempio, Storia delle epidemie. Dalla Morte Nera al Covid-19); la sociologia (170, uno per tutti: Geopolitica della salute. Covid-19, OMS e la sfida pandemica); la filosofia (51).
Concentriamoci però su tre settori particolari: bambini e ragazzi, salute e self help, narrativa.
Dei 91 titoli pubblicati rivolti a bambini e ragazzi 20 (il 22%) sono di aziende che operano nel mercato dell’autopubblicazione; 31 hanno anche una versione e-book o sono stati pubblicati solo in formato digitale. La ripartizione per fasce d’età rispecchia abbastanza da vicino quella tradizionale che in questo mercato, da anni, concentra la sua attenzione e le sue proposte verso la prima infanzia e il pre-scolare. Assieme, i libri che hanno nelle intenzioni dell’editore quella di raggiungere un pubblico tra 0 e 6 anni, fanno qui il 71% in termini di proposte che trattano temi non certo semplici per queste fasce di età. Anche qui – come nel settore professionale – è avvenuto un rapido aggiornamento in corsa dei piani editoriali.
Invece, dei 146 titoli che riconduciamo all’area del self-help e di famiglia e salute, 38 (il 26%) sono ancora una volta riconducibili al self publishing. A loro volta di questi 146 titoli, 56 (il 38%) sono in formato digitale e di questi 56, ben 37 (il 66%) sono solo in e-book.
Siamo nell’ambito della manualistica per persone e famiglie e i titoli danno conto, più di tante parole, dei temi affrontati: #Iorestoacasa... e come faccio? Guida rapida alla sopravvivenza in epoca Covid-19; Covid-19. Andrà tutto bene. Come superare l'emergenza restando a casa; Come «cavalcare» spiritualmente la pandemia. Oltre la resilienza... l'antifragilità; Non è la peste. Coronavirus & Co. Cosa capire, come difendersi; Kit a fumetti per una salvaguardia giuridica ai tempi del Covid; Corona Virus Covid-19 Sars-Cov-2 e attività fisica adattata. Considerazioni, osservazioni, curiosità, scienza durante il periodo di quarantena; Ante-virus. Come gestire rischi e paure virali, nella società del web; Vaccini e minori tra disinformazione e falsi miti; Psicoparole. La cura dell'animo in tempo di pandemia; ecc.
Dei 394 titoli di narrativa (112 anche in versione e-book e 53 solo in versione digitale), 338 vengono classificati come «biografie, memorie e storie vere»: ben l’86%. Qualche titolo? I giorni più bui. Covid-19. Storia di un rianimatore e di un paziente; Lockdown. Fase 1. Diario di un’apocalisse e di nuove speranze; Wuhan. Diari da una città chiusa; Un medico. La storia del dottore che ha curato il paziente 1; Le nostre quarantene. Più di 200 persone ci raccontano come hanno vissuto il primo mese durante la pandemia; Le trasmissioni riprenderanno il più presto possibile. Diario di un parrucchiere in quarantena; Giorni uguali... Ma diversi. Diario ai tempi del coronavirus. 5 marzo/3 maggio 2020; La mia quarantena senza il tacco 12. Riflessioni serie (e non) al tempo del Coronavirus; L’anno del pipistrello. Diario di un confinato per pandemia; Io e la governante. I miei giorni del coronavirus come li ho vissuti; Diario di una influencer ai tempi del Coronavirus (ma risulta solo come edizione cartacea); ecc.
Se guardiamo alla presenza di aziende che operano sicuramente nell’autopubblicato troviamo editi da loro 114 titoli, tra libri ed e-book. E tra i rimanenti? Riconosco solo 71 titoli (sempre tra libri ed e-book) che sono stati pubblicati da marchi editoriali in cui si imbatte in libreria o in fiere e saloni del libro, o nei supplementi letterari della domenica. Se restringiamo ancor più il raggio d’osservazione ci ritroviamo con 7 romanzi di altrettanti editori: Come il mare in un bicchiere di Chiara Gamberale; La peste nuova di Guido Battaglia; Decameron project. Ventinove nuovi racconti della pandemia selezionati dagli editor del New York Times; Economia sentimentale di Edoardo Nesi; Pandemia di Lawrence Wright; L’amore ai tempi del Covid-19 di Antonio Manzini; e Nel contagio di Paolo Giordano.
Non solo, insomma, non è ancora stato scritto «il grande romanzo pandemico»: più in generale, di «romanzi» sul tema ne sono stati scritti veramente pochi. Troppo breve la distanza tra esperienza e scrittura? E tra scrittura e lavoro editoriale che porta poi alla pubblicazione? La narrazione sta al momento concentrandosi altrove? Nelle biografie, nelle memorie e storie vere? Nei siti di fanfiction? Nelle narrazioni che si trovano nei social? O nelle serie tv (da Social distance distribuita da Netflix a Connected della NBC, passando per Gray’s Anatomy e le altre serie di lungo corso che hanno incluso e affrontato la pandemia nella loro timeline)? Ci bastano le «narrazioni» giornalistiche e televisive? La narrazione era già cominciata prima (La peste, ad esempio, era tra i titoli più venduti nelle settimane di febbraio e marzo), con Spillover di David Quammen (che era uscito nel 2014) e il suo sequel del 2020 Perché non eravamo pronti?
Per ora le considerazioni più puntuali sull’assenza di un «grande romanzo pandemico» – ma forse non ci sarà mai e non è detto che sia necessario né scriverlo né leggerlo – le ho travate nel video animato di Zerocalcare Era meglio il lockdown 2020 e soprattutto nelle sue considerazioni finali: «Questa […] è l’apocalisse più lenta che c’hanno mai raccontato. E manco sapemo a che punto stamo, perché ormai non c’è più manco la fine del primo tempo. Forse stamo alla fine, forse non stamo manco a metà. Ma come fai a fare un cartone se non ci capisci più un cazzo, e ormai te stai ad abbioccà perché ‘sto film è sempre uguale».
(L’estrazione dei dati è stata effettuata da IE-Informazioni editoriali a partire dal Catalogo dei libri italiani in commercio.)
Mi sono sempre occupato di questo mondo. Di editori piccoli e grandi, di libri, di librerie, e di lettori. Spesso anche di quello che stava ai loro confini e a volte anche molto oltre. Di relazioni tra imprese come tra clienti: di chi dava valore a cosa. Di come i valori cambiavano in questi scambi. Perché e come si compra. Perché si entra proprio in quel negozio e si compra proprio quel libro. Del modo e dei luoghi del leggere. Se quello di oggi è ancora «leggere». Di come le liturgie cambiano rimanendo uguali, di come rimanendo uguali sono cambiate. Ormai ho raggiunto l'età per voltarmi indietro e vedere cosa è mutato. Cosa fare da grande non l'ho ancora perfettamente deciso. Diciamo che ho qualche idea. Viaggiare, anche se adesso è un po' complicato. Intanto continuo a dirigere l'Ufficio studi dell'Associazione editori pensando che il Giornale della libreria ne sia parte, perché credo sempre meno nei numeri e più alle storie che si possono raccontare dalle pagine di un periodico e nell'antropologia dei comportamenti che si possono osservare.
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