Si sa, l’inverno è foriero di influenze, raffreddori, febbre, dolori articolari, tosse. E ben prima del termometro ce lo segnalano gli spot farmaceutici in televisione, in genere con mariti e compagni imbranatamente febbricitanti. E i consigli dei medici sugli inserti specializzati di quotidiani e settimanali. Mettersi a letto dopo aver preso uno sciroppo e un antinfiammatorio sembra l'unica soluzione. Magari bevendo una buona tazza di vin brulè o una di latte e miele e lasciando che tutto passi. Ma nel frattempo che si fa?

Si legge!

È quello che devono aver pensato alla Farmacia De’ Santorini «Alla Carità» di Spilimbergo (UD), ospitata in un locale storico che risale al 1650, nel concepire una vetrina tutta adelphiana.
Ma l’arrivo del freddo, dei caldi maglioni e delle accoglienti poltrone di casa con invitante scaffale di libri sullo sfondo, devono aver ispirato anche il vetrinista dello store Bryan & Berry in via Durini, in quel di San Babila a Milano.
Aspettiamo dai nostri affezionati lettori altre segnalazioni di vetrine «da sfogliare»: scrivetecele, corredate di foto, a redazione@giornaledellalibreria.it e le vedrete pubblicate sul nostro sito.
 

L'autore: Giovanni Peresson

Mi sono sempre occupato di questo mondo. Di editori piccoli e grandi, di libri, di librerie, e di lettori. Spesso anche di quello che stava ai loro confini e a volte anche molto oltre. Di relazioni tra imprese come tra clienti: di chi dava valore a cosa. Di come i valori cambiavano in questi scambi. Perché e come si compra. Perché si entra proprio in quel negozio e si compra proprio quel libro. Del modo e dei luoghi del leggere. Se quello di oggi è ancora «leggere». Di come le liturgie cambiano rimanendo uguali, di come rimanendo uguali sono cambiate. Ormai ho raggiunto l'età per voltarmi indietro e vedere cosa è mutato. Cosa fare da grande non l'ho ancora perfettamente deciso. Diciamo che ho qualche idea. Viaggiare, anche se adesso è un po' complicato. Intanto continuo a dirigere l'Ufficio studi dell'Associazione editori pensando che il Giornale della libreria ne sia parte, perché credo sempre meno nei numeri e più alle storie che si possono raccontare dalle pagine di un periodico e nell'antropologia dei comportamenti che si possono osservare.

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