L’industria della cultura e della creatività vale(va) nel 2014
46,8 miliardi di euro, il 2,9% del Pil nazionale. Se si considerano solo i ricavi diretti, si arriva al 2,5%, collocando il settore davanti a quello delle telecomunicazioni e subito dopo quello automobilistico.
Sotto il profilo occupazionale il settore rappresenta il
4,5% della forza lavoro nazionale (coinvolge
circa 851 mila persone, tra diretti e indiretti), confermando che l’insieme delle industrie creative – dall’editoria alla musica, dal cinema all’arte, dal design alla stampa, dalle televisioni alle arti performative, dai videogiochi alla pubblicità – sono industrie ad alto tasso di capitale umano. Sono queste le due principali evidenze messe in luce dalla vasta indagine,
scaricabile in versione integrale a questo link, realizzata da Ernst Young – per conto di Siae e con l’ampia collaborazione di tutte le associazioni di categoria del settore – che è stata
presentata oggi al Palazzo della Triennale di Milano alla presenza del ministro alla cultura Franceschini.
L’indagine ha preso in esame – analogamente a quanto fatto in Francia –
11 settori che concorrono al fatturato complessivo, rilevando per ciascuno di essi sia i ricavi diretti (ad esempio la vendita di libri, quotidiani o musica al pubblico finale; la spesa per i biglietti di cinema e teatro e così via) che quelli indiretti, sia le persone che lavorano direttamente per il settore (indipendentemente dalla formula contrattuale) sia quelle che vi collaborano indirettamente (per la musica, ad esempio, chi allestisce le strutture per i concerti). (g.p.)
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