La cifra esatta non è ancora stata resa nota, ma Amazon è il maggior investitore nell'ultimo round di finanziamenti di Deliveroo, che in totale ha raccolto 575 milioni di dollari. L'ammontare del capitale investito in Deliveroo dalla fondazione, nel 2013, supera oggi gli 1,5 miliardi di dollari e l'azienda è una delle realtà tecnologiche a più rapida crescita in Europa.

Il co-fondatore e amministratore delegato Will Shu ha dichiarato di non vedere l'ora di lavorare con «un'organizzazione ossessionata dai clienti» come Amazon, che si dice a sua volta affascinata dal «servizio tecnologico innovativo» offerto da Deliveroo.

Shu ha avuto l'idea per la sua piattaforma di food delivery quando, trasferitosi da New York a Londra per ragioni professionali, ha cominciato a sentirsi frustrato per il numero esiguo di ristoranti disposti a consegnargli cibo in ufficio, durante le sue lunghe giornate lavorative. Una frustrazione che non aveva mai sperimentato a New York, dove un enorme bacino di esercizi commerciali offre questo tipo di servizio.

Nei primi giorni di sperimentazione «domestica» di Deliveroo, Shu si sarebbe occupato delle consegne in bicicletta, mentre Greg Orlowski, co-fondatore che in seguito ha lasciato l'azienda, avrebbe sviluppato la parte tecnologica, dalla sua casa negli Stati Uniti. Shu, peraltro, sostiene ancora oggi di montare in sella una consegna a settimana: un modo, dice, per non perdere il contatto con la sua flotta di rider.

Indipendentemente dalla veridicità dell’aneddoto, la formula parrebbe vincente: oltre al Regno Unito, Deliveroo opera ora in Australia, Belgio, Francia, Germania, Hong Kong, Italia, Irlanda, Paesi Bassi, Singapore, Spagna, Emirati Arabi Uniti e Taiwan. Le sue vendite globali sono più che raddoppiate nel 2017 e i corrieri al suo servizio sono più di 60 mila (pur con ricorrenti quanto giusti insorgimenti legati alle condizioni salariali e di lavoro).

Dal suo canto, Amazon sembra particolarmente interessata al versante tecnologico di Deliveroo, alla piattaforma che fa da connettore tra utenti, ristoranti e rider, che gestisce e smista gli ordini, assegna le consegne, processa i pagamenti e così via. Ed è anche piuttosto immediato immaginare perché, considerando che uno dei rari fallimenti del colosso di Bezos ha a che fare proprio con il food delivery: stiamo parlando dell’esperienza di Amazon Restaurants UK, iniziata e finita nel giro di due anni.

L'autore: Alessandra Rotondo

Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi coordino il Giornale della libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.

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