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Biblioteche

USA, arrivano le minibiblioteche

di E. Refraschini notizia del 9 marzo 2012

Il primo a costruirne una è stato Todd Bol, della città di Hudson nel Wisconsin: due anni fa, per onorare la madre insegnante e amante dei libri appena deceduta, realizza una specie di grande cassetta delle lettere con vetrina da cui si possono consultare e prelevare una manciata di libri (ma anche inserirne di nuovi).
L’idea sta diventando un piccolo business (tenuto in piedi, però, da volontari) e con l’amico Rick Brook, dell’università del Wisconsin, Bol ha creato un sito dove si trovano istruzioni su come costruire una minibiblioteca, ma dove si può anche comprarla già fatta ad un prezzo che va dai 100 ai 600 dollari; inoltre, possono essere individuate su una mappa le minibiblioteche già esistenti. Oltre alla zona intorno al Wisconsin, dove appunto l’idea ha avuto origine, esse sono sorte in aree dove l’alfabetizzazione e la cultura sono molto diffuse, come la California o la costa nordest, ricche di importanti università. Per ora, negli Stati Uniti ci sono circa 300-400 minibiblioteche ufficiali, ma si stima siano molte di più visto che non tutte vengono segnalate attraverso la mappa del sito. L’idea ha raggiunto anche l’Europa: sono presenti nel Regno Unito e in Germania.
L’iniziativa punta ad espandersi anche a livello benefico: i carcerati di una prigione nel Wisconsin hanno iniziato a costruirle con l’obiettivo di inserirle in comunità a basso livello di alfabetizzazione, ma è stato anche iniziato un progetto a New Orleans che prevede la costruzione di minibiblioteche con i relitti di case e di legno lasciate dal passaggio dell’uragano Katrina.
Il concetto sviluppato da Bol promuovere la lettura e l’alfabetizzazione ed espandere il senso di comunità attraverso la libera diffusione di libri ha almeno un precedente illustre nel progetto Bookcrossing, nato negli Stati Uniti più di dieci anni fa ed ora diffuso quasi in tutto il mondo (con gli snodi centrali a Milano, Roma e Torino per quanto riguarda il nostro Paese).
Un’altra iniziativa, ancora più recente, sempre negli Stati Uniti, è quella dell’architetto John Locke (nessuna parentela col filosofo), che ha fondato un’associazione per il recupero delle cabine telefoniche newyorkesi, retaggio ormai di un’epoca in cui l’uso dei cellulari non era esteso. Locke si è proposto di trasformare le 13.659 cabine telefoniche in altrettante minibiblioteche (mantenendo, però, i telefoni funzionanti, visto che i miniscaffali occuperebbero soltanto una metà della struttura). Il progetto non è partito molto bene, visto che la maggior parte dei libri sono stati rubati, ma Locke non è pessimista e confida nel fatto che istituendo questi piccoli centri di cultura in zone ad alto passaggio pedonale, le persone si sentono più invogliate a prelevare e scambiare, piuttosto che a rubare.
Contando che, nel nostro Paese, le 233.000 cabine telefoniche dovranno essere eliminate dalla Telecom entro il 2015 (e l’unico progetto di riconversione, sviluppato insieme ad Ubi Connected, prevede la creazione di «cabine intelligenti» per la telefonia e la navigazione in internet), sembra che l’unica idea replicabile sia quella delle minibiblioteche: sono facili da costruire e potrebbero diventare un (per quanto debole e «volatile») faro in quelle zone poco fornite di servizi ed infrastrutture dove le librerie tradizionali non riescono a sopravvivere.

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