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Biblioteche

Un servizio a 360 gradi. L’esperienza delle Biblioteche civiche torinesi

di Antonio Lolli notizia del 23 maggio 2018

Raggiungere i lettori deboli e i non lettori ma anche fidelizzare quelli forti, con servizi pensati per rispondere alle diverse esigenze di un pubblico molto diversificato.  Costruire progetti di lungo respiro e coinvolgere attivamente il territorio. Queste sono alcune delle linee guida che ispirano l’azione delle Biblioteche civiche torinesi, una rete articolata oggi in 18 biblioteche civiche, comprese le due biblioteche carcerarie, che negli ultimi anni è riuscita a far crescere notevolmente il numero dei propri utenti (arrivato attualmente a 1,2 milioni di persone all’anno) e con un volume di prestiti di 785 mila unità all’anno; alla fine degli anni Novanta arrivavano a poco più di 450 mila. «In Italia le biblioteche di pubblica lettura hanno avuto un significativo sviluppo, in particolare negli ultimi dieci anni, anche se in modo non omogeneo in tutti i territori del paese – racconta Cecilia Cognigni responsabile dell’Area servizi al pubblico, Attività culturali, Qualità e sviluppo delle Biblioteche civiche torinesi –. Le biblioteche oggi devono essere sempre di più spazi in grado di offrire servizi che vadano oltre il prestito dei libri e che consentano anche di raggiungere quelle fasce di pubblico che non riconoscono nella biblioteca un servizio essenziale. Ed è proprio in quest’ottica che progettiamo le attività culturali che animano le biblioteche torinesi, che nel 2017 hanno visto la partecipazione di circa 130 mila persone; con l’obiettivo di aprire sempre nuove occasioni di interlocuzione con le realtà attive nel territorio».  



Partiamo da un po’ di storia…

La Biblioteca Civica di Torino è stata istituita nel 1869 su proposta di Giuseppe Pomba – fondatore dell’omonima casa editrice (poi UTET) – e, grazie anche all’azione dell'allora consigliere comunale e presidente della Cassa di Risparmio di Torino Alberto Geisser, si è affermata ed è cresciuta come una delle più significative esperienze bibliotecarie dell’epoca. In particolare Alberto Geisser oltre a stabilizzare il lavoro della Biblioteca Civica, si propose di far nascere una rete diffusa di biblioteche municipali circolanti, cioè di biblioteche di prestito che servissero la generalità della popolazione, inserite all’interno di edifici scolastici. Geisser si adoperò anche perché la biblioteca civica diventasse un servizio di eccellenza per la nuova Torino industriale e un servizio di prima alfabetizzazione per la popolazione. Questa vocazione ha accompagnato la storia della rete delle Biblioteche civiche torinesi anche negli anni successivi, fino ad arrivare agli anni Settanta, quando furono aperte le biblioteche di quartiere vere e proprie, sviluppatesi poi in maniera significativa nella seconda metà degli anni Novanta e in larga parte accresciute e rinnovate a partire dal Duemila.


E arriviamo così a oggi. Come la vostra rete di biblioteche riesce a rispondere alle nuove esigenze del pubblico? 

Le Biblioteche civiche torinesi, non uniche in Italia, hanno arricchito i propri servizi di base con una serie di attività che vanno dall’alfabetizzazione informatica a servizi di prima consulenza per imparare a utilizzare meglio la lingua italiana, da gruppi di lettura e di conversazione in lingua a progetti pensati specificatamente per i bambini. Tutte attività di promozione della lettura che si integrano però con azioni che non hanno come primo scopo l’«oggetto libro» ma che considerano il libro come un elemento essenziale, in grado di valorizzare e arricchire un’offerta più ampia. Penso per esempio al rapporto che abbiamo consolidato, anno dopo anno, con gli ordini professionali della città: nelle nostre biblioteche i cittadini possono fruire anche di servizi di prima informazione di carattere giuridico gestite dai diversi ordini, per dare risposte a bisogni legati alla propria attività professionale e alla propria quotidianità. Proponiamo una ricca offerta di attività, molte delle quali orientate alla formazione permanente e in grado di offrire opportunità di rafforzamento delle proprie competenze. Questo diventa uno strumento di potenziamento del ruolo della biblioteca, consentendo di raggiungere anche il pubblico dei lettori deboli e dei non lettori.
A fine 2011 abbiamo adottato un sistema di gestione dei servizi bibliotecari più agile ed efficiente, che ci ha consentito di offrire servizi di prenotazione e di circolazione dei libri decisamente più all’altezza della domanda dei nostri utenti. Disponiamo di un catalogo interattivo di seconda generazione (in cui gli utenti possono lasciare commenti di lettura, condividere le loro recensioni con altri lettori, interagire con lo staff, rinnovare i prestiti direttamente da casa, fare proposte di acquisto, prenotare un libro e farselo consegnare nella biblioteca più vicina a casa) e abbiamo raccolto una grande mole di dati sulle pratiche di lettura, sui libri più prestati e sui più prenotati.


Quali sono i cinque punti fondamentali che una biblioteca oggi deve considerare per migliorare le proprie prestazioni?

Per prima cosa, la costruzione di un palinsesto di attività di ampio respiro che coinvolga la rete delle associazioni del territorio, le altre istituzioni cittadine e i singoli che volessero mettere a disposizione le proprie competenze per condividerle con altri utenti, lavorando al potenziamento delle azioni sinergiche a favore della filiera del libro e della lettura, anche attraverso la definizione di un vero e proprio patto per la lettura che favorisca il radicamento permanente di progetti come Torino che legge, capaci di far interagire tutte le istituzioni cittadine che si occupano di libro e lettura, con i territori, con le librerie, gli editori e le scuole.  Secondo punto: non concentrarsi solo sul raggiungimento dei non lettori, ma consolidare anche la base dei lettori forti, offrendo servizi qualificati ed efficienti. Terzo: confrontarsi in modo sempre più strutturato con il digitale, in tutte le forme in cui questo può esprimersi, offrendo servizi che siano integrati con quelli tradizionali. Quarto: ripensare gli spazi, rendendoli il più possibile gradevoli, accessibili e ampi, così da rispondere alle esigenze più diverse. Spazi che siano anche differenziati per fasce di età. Pensiamo per esempio a creare aree attrezzate, dedicate allo studio individuale: un’esigenza che si sta manifestando sempre più spesso tra i nostri utenti. Quinto: lavorare sui cataloghi, per renderli il più possibile semplici, efficaci e user friendly.


Lo stato delle biblioteche oggi in Italia. Il suo punto di vista?

Viviamo in un Paese con una rete di biblioteche di pubblica lettura ancora fragile e in cui le biblioteche non sono distribuite in maniera omogenea e non svolgono le stesse funzioni. Per questo motivo sarebbe importante un lavoro congiunto con le altre associazioni della filiera del libro, Aie e Ali in primis per mettere a fuoco le grandi potenzialità delle biblioteche oggi e per costruire insieme una visione partecipata e condivisa. La biblioteca ha un dna che la porta ad essere un servizio primario in grado di far crescere il territorio e le comunità di riferimento, rendendole più coese ed inclusive.  È un aspetto su cui stiamo lavorando come Associazione Italiana Biblioteche, anche per il prossimo congresso che si svolgerà il 22 e 23 novembre a Roma.


Foto di sfondo: la biblioteca civica Italo Calvino. Autore: Michele Vacchiano (Biblioteche civiche torinesi) [CC-BY-SA-2.5 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.5)], via Wikimedia Commons

L'autore: Antonio Lolli

Redattore scientifico iscritto all'ordine degli ingegneri della provincia di Modena. Dopo la laurea in Ingegneria e l’esperienza di ricerca in ambito accademico svolta presso l’Università di Bologna, ho frequentato il master in editoria dell'Università Cattolica di Milano e ho lavorato diversi anni alla redazione del Giornale della libreria. Seguo il mondo editoriale nelle sue diverse sfaccettature, con particolare interesse per il confronto tra le realtà dei diversi Paesi del mondo e per le ultime novità dal punto di vista produttivo e tecnologico.

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