Quante cose si possono scordare dentro un libro? La risposta è tante e non stiamo parlando di «semplici» segnalibri. La realtà – come sempre – supera la fantasia e a Sesto San Giovanni, nella Biblioteca Civica una parete è stata dedicata a tutti i libri tornati dai prestiti con degli oggetti dimenticati al loro interno.
Leggere significa interpretare un sistema di scrittura in modo da decifrare parole e frasi. Può essere un’azione attiva (scelgo io cosa leggere e quando farlo) ad esempio quando entriamo in libreria, prendiamo un titolo, ci sediamo sul tram e poi lo apriamo e lo iniziamo.
Ma può essere anche un’attività passiva, quando distrattamente – mentre si pensa ad altro – gli occhi e la testa danno comunque un senso compiuto alle parole e all’inchiostro che ci ritroviamo davanti.
La lettura ci lascia tanto, sotto ogni punto di vista.
Emozioni, discussioni e insegnamenti per esempio. Poi qualche volta capita che si sia noi lettori a lasciare qualcosa in ciò che leggiamo. E no, non è un modo di dire figurato. Anzi, tutt’altro.
Avete mai pensato a quante cose senza nemmeno accorgercene lasciamo dentro i libri?
Segnalibri reali o improvvisati, ma anche altri oggetti, solitamente sottili e piatti, che più o meno curiosamente vanno a costituire un insieme di messaggi in codice che a modo loro ci raccontano, dicendo qualcosa di noi, al prossimo sconosciuto lettore che aprirà quelle pagine.
Di solito si tratta di oggetti intimi e personali, come del resto intima e personale è la lettura. Cos’è leggere se non un’azione che compiamo per il nostro piacere e totalmente in solitudine?
Nella Biblioteca Civica di Sesto San Giovanni appena fuori Milano è stata realizzata una parete dove vengono appesi tutti gli oggetti dimenticati nei libri presi in prestito e riconsegnati. Una specie di muro dei ricordi in continuo divenire o una bacheca con degli speciali annunci: noi stessi.
Quanto si può capire di una persona da un biglietto di un concerto dimenticato dentro un libro?
Poco o tanto, dipende dalla nostra capacità di saper leggere e interpretare le situazioni. Diciamo che molto può farlo anche il titolo del libro dentro il quale abbiamo lasciato «la traccia».
Le famose prove che creano l’indizio…

Cartoline, ovviamente segnalibri, santini, biglietti d’auguri, carte da gioco, fatture, biglietti di concerti e di mezzi pubblici. E poi una camomilla (la bustina), la ricevuta di una schedina del super enalotto (non vincente), dei disegni, due banconote da mille dinari jugoslavi, articoli ritagliati da giornali e un sottobicchiere da pub.
Oggetti quotidiani che hanno fatto compagnia a qualcuno durante una lettura e che adesso sono appesi in quella che potrebbe essere ridefinita come la
hall of fame delle letture pubbliche. Non si tratta di una mostra, ma di una
esposizione in progress, un monito divertente, una condivisione non virtuale, in continuo aggiornamento che i gestori dello spazio pubblico comunale si divertono a tenere viva e che è possibile – per tutti – ammirare semplicemente entrando nell’edificio di via Dante 6.
Lì potrete scoprire che
i libri sanno parlare di noi anche quando non sono più nelle nostre mani o nelle nostre borse. E che anzi è proprio lì, nel momento in cui non sono più «nostri», che riescono a essere più sinceri. Aperti, come una valigia lasciata incustodita, ci svelano con un oggetto l’essenza di qualche attimo di intimità in cui abbiamo affidato al biglietto della metro o a una lettera di un amore distratto il compito di ricordarci da dove ripartire con la lettura; per continuare a perderci tra le parole e la nostra fantasia.
Siamo riusciti a rintracciare Andrea, un ragazzo che passa spesso per la biblioteca e che non ha perso l’occasione di soffermarsi davanti a quel muro di oggetti smarriti. «Mi sono messo a controllare se c’era qualche mio oggetto. Di solito sono attento, ma non si può mai dire. Anzi a guardare quel muro un po’ mi spiace non aver avuto modo di contribuire alla creazione di un mosaico così romantico. Cercherò di essere più distratto la prossima volta, col prossimo libro».
L’affermazione finale di Andrea gli strappa un sorriso e del resto non potrebbe essere diversamente. Se siamo ciò che leggiamo, siamo forse – ancor di più –
ciò che dimentichiamo dentro i libri che ci portiamo dietro. Piccole dimenticanze, fantastici errori spazio temporali che parlano di noi, e che sono raccontati benissimo dalla Biblioteca Civica di Sesto San Giovanni.

Giornalista. Scrive per il web, la carta stampata, parla in radio e collabora con il Tg di una televisione locale romana. Si occupa prevalentemente di cultura, cronaca, sport e nuove tecnologie. Per Tempo di libri cura i contenuti del Bar Sport, un luogo dove si raccontano storie e l'editoria si fonde con la narrazione sportiva.
Guarda tutti gli articoli scritti da Federico Vergari