Capire come tutelare il diritto d'autore è una delle sfide più importanti che il digitale impone, non solo agli editori, ma anche alle biblioteche. I progetti di digitalizzazione, utilissimi per diffondere la conoscenza e i materiali che costituiscono le vaste collezioni delle biblioteche europee, portano però con loro anche qualche incertezza per gli aventi diritto.
Da oggi però, grazie ad un'eccellenza italiana non è più così. L'uso di Arrow, il sistema informatico che – incrociando diversi archivi – è in grado di determinare se un’opera è protetta da copyright o di pubblico dominio, individuando, eventualmente, i riferimenti dei titolari dei diritti oppure dichiarando che il testo è orfano, diventa obbligatorio per la digitalizzazione da parte delle istituzioni pubbliche (leggi, tra le altre, proprio le biblioteche).
A stabilirlo è la Direttiva – di cui abbiamo seguito l’ iter che la porterà alla pubblicazione entro fine anno (Opere orfane: Commissione UE approva il testo) – approvata ieri dal Parlamento e dal Consiglio europeo. Si tratta di uno dei passi più importanti dell’Unione europea per la creazione di un mercato digitale unico nonchè di un grande successo per l'Italia che con l'Associazione italiana editori coordina il progetto mentre il partner tecnologico incaricato di sviluppare l’infrastruttura di sistema è il CINECA di Bologna, il maggiore consorzio tecnologico universitario italiano.
Come è noto, un’opera orfana è un’opera i cui titolari dei diritti sono sconosciuti o introvabili. La normativa su cui è stata raggiunta un’intesa prevede in sostanza che, prima di poter definire un'opera come tale, debba essere effettuata una ricerca diligente e in buona fede di eventuali aventi diritto da parte dell’utente che intende utilizzare l'opera (ricordiamo che solo le istituzioni pubbliche come, per esempio le biblioteche, hanno la possibilità di utilizzo delle opere orfane); al termine della ricerca, se l’opera risulta effettivamente orfana, tali istituzioni potranno digitalizzarla e metterla in rete.
Uno dei punti critici che avevamo già sottolineato (Opere orfane e normativa Ue, Piero Attanasio: «Ecco quali sono i punti critici») era definire esattamente quali caratteristiche una ricerca avrebbe dovuto avere per potersi definire «diligente». Ebbene la Direttiva specifica che, tra i criteri a cui sarà obbligatorio attenersi, vi è la consultazione di Arrow. Questo comporta che, in tutti quei paesi in cui Arrow è implementato, dovrà anche essere usato per la ricerca.
Fino ad ora sono 12 i paesi dell’area UE coinvolti: Spagna, Francia, Inghilterra, Germania, Austria, Slovenia, Paesi Bassi, Norvegia, Finlandia, Danimarca, Belgio, Svezia.
Con il progetto Arrow Plus, anch’esso sotto la direzione di Aie e iniziato ad aprile 2011, Arrow sta ampliando il suo raggio d’azione in diversi altri paesi, e in particolare in Italia, dove è in via di sviluppo grazie alla collaborazione con l’Istituto Centrale del Catalogo Unico (Iccu) e Informazioni Editoriali.