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Biblioteche

Le biblioteche inglesi hanno davvero tradito gli editori? Il dibattito ha acceso l’Inpress Festival of Publishing di Londra

di Antonio Lolli notizia del 3 febbraio 2016

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Il ruolo delle biblioteche come sostegno all’industria editoriale. Questo è stato uno degli argomenti centrali del confronto all’Inpress Festival of Publishing, svoltosi a Londra il 29 gennaio scorso.
La giornata, organizzata da Inpress – una delle società inglesi più attive nella distribuzione e vendita di libri pubblicati dalle case editrici indipendenti – ha avuto la finalità di «celebrare la capacità di innovazione, la creatività e la vivacità degli editori e di tutti coloro che lavorano nel settore».
I punti di vista dei partecipanti all’evento sull’efficacia dell’attività delle biblioteche di pubblica lettura nel supportare l’attività del settore editoriale si sono dimostrati però molto differenti.
Nick Kent, amministratore delegato della Peter Owen Publishers – una casa editrice londinese a conduzione familiare specializzata in narrativa e saggistica – ha dichiarato che «pur non credendo che il settore delle biblioteche abbia effettivamente tradito gli editori, è importante ricordare che uno dei compiti di un Paese civile è quello di sostenere gli editori nel loro lavoro e l’acquisto da parte delle biblioteche di tutte le novità pubblicate costituiva in passato una parte fondamentale di questa azione». Oggi tutto questo, secondo Kent, non esiste quasi più e qualcosa quindi deve cambiare.
Roz Goddard, project manager del West Midland Readers’ Network – un’organizzazione non-profit attiva nell’ideazione e realizzazione di eventi dedicati al mondo della lettura – ha messo invece in evidenza la non volontà delle biblioteche di danneggiare gli editori. Queste sono infatti «in balia del clima di austerità voluto dal governo di Londra e del continuo taglio di fondi. Basta ricordare per esempio che la biblioteca di Birmingham, ad oggi, è priva di finanziamenti statali».

Le biblioteche continuano però a essere considerate un veicolo fondamentale per raggiungere in modo più diffuso i lettori. Secondo i partecipanti all’evento, infatti, un rapporto efficace con le biblioteche consente all’editore di aumentare le vendite di libri, in particolare nel lungo periodo. Vista la situazione in cui si trovano le biblioteche inglesi – nel corso dell’anno infatti ben 106 realtà hanno chiuso nel Paese – a dicembre 2015, il Chartered Institute of Library and Information Professionals (CILIP), la più importante associazione professionale di bibliotecari britannici, aveva lanciato la campagna My Library By Right, con l’obiettivo di sensibilizzare il governo sulla percezione delle biblioteche come soggetti di diritto pubblico.
E in Italia? Anche nel nostro Paese i fondi destinati alla cultura, spesso sottoposti a ingenti tagli, rappresentano un argomento particolarmente delicato. All’inizio di gennaio comunque il Ministero dei beni e delle attività culturali ha approvato il programma triennale di interventi che prevede 300 milioni di euro in più per il patrimonio culturale. Di questi, 22 milioni saranno destinati alle biblioteche di conservazione, come la Biblioteca Centrale di Firenze e la Biblioteca Palatina di Parma.

L'autore: Antonio Lolli

Redattore scientifico iscritto all'ordine degli ingegneri della provincia di Modena. Dopo la laurea in Ingegneria e l’esperienza di ricerca in ambito accademico svolta presso l’Università di Bologna, ho frequentato il master in editoria dell'Università Cattolica di Milano e ho lavorato diversi anni alla redazione del Giornale della libreria. Seguo il mondo editoriale nelle sue diverse sfaccettature, con particolare interesse per il confronto tra le realtà dei diversi Paesi del mondo e per le ultime novità dal punto di vista produttivo e tecnologico.

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