L’apertura internazionale di una fiera nazionale
Oggi la quota di mercato degli editori che totalizzano fino a 15 milioni di venduto è pari a circa il 40%. Allo stesso tempo, sotto l’ombrello dei piccoli e medi editori convivono realtà molto differenti che richiedono uno sforzo ulteriore di comprensione. Piccoli anzi di più: micro. Oppure, al contrario, medi, dotati di strutture capaci di reggere l’urto di un mercato con marginalità molto basse. Concentrati sulla narrativa in alcuni casi, forse i più noti al pubblico generalista, ma più spesso a caccia di nicchie o segmenti di mercato meno battuti dai grandi gruppi. Comunque, sempre affacciati sul digitale come opportunità da una parte, sfida che richiede investimenti non facili da mettere in campo dall’altra. E sempre più capaci d’interessare, con le loro narrazioni, le altre industrie dei media: quella audiovisiva in testa, con le diverse piattaforme di produzione e distribuzione di film e serie tv.
Nella sua eterogeneità, la piccola e media editoria non è forse mai stata così forte sul mercato italiano come in questi anni.
Più libri più liberi, la fiera che da più di vent’anni la ospita e al rappresenta, si è evoluta con lei. Crescendo dimensionalmente, ramificando il suo programma e le connessioni con gli attigui mondi della cultura, dell’informazione e dell’intrattenimento, alimentando il dibattito e il confronto sociale e confermandosi di anno in anno come luogo d’incontro, di confronto e di aggiornamento professionale per gli editori e la filiera del libro.
Quest’anno la fiera fa un passo ulteriore, seguendo una direttrice di sviluppo che pure da diversi anni ha iniziato ad esplorare: quella internazionale. Così Più libri più liberi 2022 diviene il punto d’incontro tra l’editoria italiana e due tra le principali editorie europee, rappresentate a Roma da Juergen Boos, presidente e CEO della Fiera del Libro di Francoforte, e da Jean-Baptiste Passè, direttore del Festival del libro di Parigi.
Ma è anche il luogo dove Ricardo Franco Levi – nei panni di Commissario straordinario del governo – è impegnato a illustrare agli editori il progetto Francoforte 24 e la sua operatività, insieme alle istituzioni italiane che lo sostengono, e la proiezione internazionale che la partecipazione in veste di Paese Ospite d’onore alla Buchmesse darà alla cultura italiana in Europa e nel mondo.
Senza dimenticare i quarantacinque operatori stranieri che incontreranno gli editori espositori negli appuntamenti one-to-one di un Rights Centre mai così grande, per la prima volta su due piani. O il bookblogger tedesco, che visiterà Più libri più liberi per raccontarla sui canali social ai suoi connazionali: editori, lettori, traduttori, scrittori. O ancora i tanti ospiti internazionali che, come d’abitudine, calcano le scene della Nuvola: da Paul B. Preciado ad Azar Nafisi, passando per l’anteprima affidata a David Quamman.
Più libri più liberi è sempre più internazionale perché l’editoria italiana è sempre più internazionale. Lo è, tradizionalmente, nella sua capacità di fare scouting tra «i libri degli altri», da riproporre in traduzione al proprio pubblico: grande abilità della media e piccola editoria. Lo è, sempre più, nel sapersi proporre attraverso le proprie storie al pubblico internazionale. Dopo il rallentamento forzato degli ultimi due anni sembra oggi particolarmente evidente. E la singolare apertura al mondo della ventunesima edizione della Fiera della piccola e media editoria di Roma lo conferma senza equivoco.
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