Questo articolo è comparso sul numero di ottobre 2025 del Giornale della Libreria. Se vuoi leggere questo e tutti gli altri contenuti premium, abbonati qui alla nostra rivista.
La quattordicesima edizione di BookCity Milano, in programma dal 10 al 16 novembre, apre una nuova fase della sua storia. La manifestazione resta quella di sempre: gratuita, diffusa, partecipata, capace di coinvolgere la città e farla risuonare attorno ai libri. Ma cambia la struttura che la sostiene: dal 2025 è operativa, infatti, la
Fondazione BookCity Milano, ente del terzo settore che prende il posto della precedente associazione.
La nuova veste giuridica nasce con l’obiettivo di dare
maggiore solidità, continuità e capacità progettuale all’iniziativa. A guidarla per un mandato triennale è
Luca Formenton, editore tra i promotori storici della manifestazione.
«La trasformazione in fondazione è un passaggio importante» spiega Formenton. «L’idea era già stata proposta alcuni anni fa dal professor Piergaetano Marchetti, che ha creduto per primo nella necessità di una struttura più stabile. Ora possiamo accedere con maggiore regolarità a bandi pubblici e costruire un percorso a lungo termine». A Marchetti, presidente uscente, Formenton rivolge parole di riconoscenza: «Ha dato moltissimo a BookCity, e anche a me. In questi anni è stato un maestro, lo posso dire senza timore di essere smentito. Raccogliere la sua eredità non è semplice, sono felice pertanto che resti come garante: continueremo a confrontarci su idee, scelte e prospettive future».
Una nuova struttura per il programmaTra le principali novità di questa edizione, c’è il modo in cui BookCity ha deciso di organizzare i contenuti del suo ricco
palinsesto (dal quale abbiamo
provato a selezionare una serie di incontri per chi lavora con i libri). Alla tradizionale divisione tematica del programma, si affianca infatti una nuova struttura orizzontale, pensata per innescare dialoghi e contaminazioni tra generi e linguaggi. «L’idea – spiega Formenton – è quella di superare una suddivisione per compartimenti stagni.
Vogliamo innescare un dibattito che metta in dialogo narrativa, saggistica, poesia, giornalismo e tutte le forme legate al libro e al racconto».
Questa nuova organizzazione si articola in
quattro grandi filoni trasversali: «Il primo esplora i nostri punti di forza, risorse e valori; il secondo indaga le nostre debolezze, criticità e inerzie; il terzo valuta le opportunità, le scelte e le innovazioni; il quarto si concentra su minacce, pericoli e paure». Agli editori è stato chiesto di avanzare le loro proposte all’interno di queste coordinate.
«Non sono categorie generiche – sottolinea Formenton – ma strumenti utili per stimolare riflessioni e offrire un contesto che permetta, da un lato, a istanze diverse di parlarsi; dall’altro, di organizzare meglio le proposte che BookCity cura direttamente insieme agli editori. Come sempre, resterà la possibilità per loro di organizzare eventi autogestiti, in ogni caso ricompresi nel programma della manifestazione».
Il tema: il potere delle idee/ le idee del potere Il tema di quest’anno rispecchia la consueta attenzione di BookCity al presente, ma anche al ruolo che la cultura può e deve avere nel tempo della complessità. «
È un tema che parla direttamente alla contemporaneità, e che ci accompagnerà in molti percorsi di riflessione» spiega Formenton.
L’inaugurazione darà spazio a due voci centrali:
lo scrittore irlandese Colum McCann, a cui sarà assegnato il Sigillo della Città, e la giornalista Cecilia Sala. «McCann è da sempre in prima linea su temi sociali e politici. Il suo prossimo libro approfondisce proprio il mondo del lavoro e la dignità delle persone. E Cecilia Sala, con il suo sguardo giovane e lucido, incarna alla perfezione la tensione tra idee e potere. La sua presenza ci permetterà anche di avvicinare un pubblico più giovane, soprattutto in una fase – come l’inaugurazione – in cui storicamente siamo stati meno forti da questo punto di vista».
Oltre all’evento inaugurale, i quattro temi orizzontali che guideranno questa edizione saranno al centro di altrettante lectio tematiche che introdurranno le rispettive aree.
La risposta degli editori è stata molto forte: «Ci hanno inviato moltissime proposte, in coerenza con un’offerta editoriale che è sempre più ampia e soddisfacente, non solo per quel che riguarda i temi di maggior scottante attualità, come
la guerra in Ucraina, l’occupazione di Gaza o le elezioni americane. I loro libri, le discussioni e i confronti che animano, sono il sale di BookCity».
Consumo culturale e valore sociale: l'Osservatorio AIETra i temi più cari a Formenton, al centro della sua presidenza, c’è il rapporto tra cultura e inclusione sociale, che trova un punto d’incontro concreto
nell’Osservatorio AIE per BookCity Milano. Nata cinque anni fa, all’indomani dei momenti più duri della pandemia da Covid, la ricerca dell’Associazione Italiana Editori, condotta da Pepe Research,
esplora i consumi, i luoghi, le abitudini culturali delle persone che abitano a Milano. Inizialmente l’indagine si è concentrata sui comportamenti di lettura e di acquisto, per poi evolversi prendendo in considerazione la spesa dei milanesi in consumi culturali in base ai dati SIAE.
«L’ispirazione iniziale della manifestazione era proprio mettere insieme welfare e cultura» racconta Formenton, che tra le priorità del suo mandato individua anche l’idea di rafforzare la vocazione policentrica di BookCity e il suo impatto sul territorio. «È la missione che abbiamo sempre perseguito e che dobbiamo ora potenziare, perché la crescita culturale diffusa è la sola vera strada per migliorare il Paese».
In quest’ottica, l’obiettivo è continuare a spingere sempre un po’ più in là i confini della manifestazione. «
Da qualche anno abbiamo aperto al contributo di altre città della regione – continua Formenton – e questo ci ha permesso, tra l’altro, di ottenere per la prima volta un grosso contributo dalla Regione Lombardia, attraverso il bando per le Olimpiadi che abbiamo vinto».
Nella dimensione milanese e cittadina, l’orizzonte è il margine: non in modo simbolico o assistenziale, ma
valorizzando le energie già presenti nei quartieri. «Non serve portare il grande autore in periferia per un evento una tantum.
Quello che vogliamo fare è stimolare le realtà locali, farle emergere. Come abbiamo fatto con il progetto
La lettura intorno, sostenuto da Fondazione Cariplo».
Rete e memoria per guardare al futuroUn’altra linea di azione, per Formenton, è la creazione di un
archivio strutturato di BookCity. «Dopo tutti questi anni, è necessario costruire una memoria della manifestazione. Non solo per documentare il passato, ma per metterlo a disposizione della cittadinanza e delle istituzioni. La memoria è fondamentale per progettare il futuro. Bisogna guardarsi indietro per fare meglio il passo avanti». E poi c’è il concetto di rete, che infonde e anima la manifestazione tutta, ma torna anche nella volontà di collaborare con altre istituzioni culturali attive sul territorio. «Un esempio è LaFil - Filarmonica di Milano, che ha un bellissimo programma intitolato
Musica nei quartieri. Quest’anno iniziamo a creare delle connessioni tra le due esperienze. E vorrei che lo stesso avvenisse anche con altre realtà simili, in uno scambio virtuoso tra libri, cultura e territorio».
Milano altrove: la prospettiva internazionaleNel momento in cui il Giornale della Libreria dedica, come di consueto,
il suo numero di ottobre alla Buchmesse – il luogo per eccellenza in cui l’editoria italiana misura il suo respiro globale – diventa naturale volgere lo sguardo verso il futuro internazionale di BookCity Milano. Un’aspirazione esplicitata chiaramente dal presidente Luca Formenton,
che ha inserito l’internazionalizzazione tra i punti cardine del suo mandato triennale: «BookCity è una delle manifestazioni culturali più partecipate al mondo, non ho nessuna remora a dirlo, sia per numero di eventi che per presenze». Un riconoscimento che ora, secondo Formenton, deve tradursi in un dialogo strutturato con altri festival e appuntamenti culturali, anche fuori dall’Italia. «Qualche anno fa partecipai a un festival dei festival che si teneva in Inghilterra, per capire meglio
in che direzione potremmo muoverci.
Ora mi piacerebbe intensificare questo scambio di esperienze con le manifestazioni culturali europee». Il modello di riferimento è quello di eventi come il Brooklyn Book Festival, «che per molti aspetti somiglia a BookCity». A sostenere questo slancio contribuisce anche
la rete delle Città Creative UNESCO, di cui Milano fa parte e in cui BookCity è coinvolta attivamente: «È uno strumento utile per rafforzare la nostra presenza internazionale». Un primo passo concreto è rappresentato dall’invito rivolto quest’anno alla città ospite,
Göteborg: un modo per avviare collaborazioni, costruire relazioni e far emergere affinità. «Stiamo muovendo i primi passi – conclude Formenton – ma la direzione è tracciata».
© Foto di Elena di Vincenzo