«Buongiorno AIE. Tra 10 minuti (forse 15) vi chiamo».
È così che poche ore fa, con questo messaggio a reti unificate tra Roma e Milano, l’Associazione Italiana Editori si è preparata oggi al suo incontro corale giornaliero: la video-riunione delle 10.00. Poche decine di minuti, ma essenziali. Per ricevere e scambiare informazioni, per collocare il proprio lavoro individuale nel contesto del lavoro, generale, dell’Associazione. Per condividere l’agenda degli highlights e – perché no – per vedersi, per sapersi reciprocamente bene.
Continuiamo a chiamarle «giornale strane», ma il trascorrere delle settimane le ha condensate in una nuova routine lavorativa, che si somma all’aggregato di nuove routine che l’emergenza sanitaria ci ha chiesto di sviluppare.
Adesso che è passato un mese ci sentiamo di dirlo: è una routine lavorativa che funziona. E che abbiamo deciso di raccontare – ufficio per ufficio, area per area – come forma di appropriazione e di condivisione. Per tener traccia del cambiamento e per capirlo meglio, se possibile.
Cominciamo con l’Ufficio fiere, eventi e corsi di formazione e l’Agenzia ISBN, che condividono, in AIE, la figura responsabile e un’efficace e rodata prassi di messa in comune delle risorse professionali. Nella riorganizzazione domestica del lavoro imposta dal Covid-19, però, due gruppi di lavoro sono stati più nettamente delineati. Da un lato quello dell’Agenzia ISBN, meno impattata nei flussi e nella sostanza dall’emergenza. Dall’altro, il gruppo che si occupa delle attività restanti, ha inglobato una risorsa degli uffici di Roma, affine per competenze e ruolo.
«Come ufficio organizziamo il lavoro con una video-call generale al mattino» raccontano i colleghi. «Un momento di socializzazione, di saluto e di raccordo operativo, perché riteniamo sia molto importante continuare a curare una buona routine umana, oltre che professionale. Segue una riunione del gruppo fiere, eventi e formazione, in cui facciamo il punto delle attività e ci dividiamo i compiti per la giornata. Rispetto al solito, da un certo punto di vista, c’è più ordine: una più netta attribuzione di compiti e ruoli, una maggior definizione di chi fa che cosa. Se servono, non mancano poi i momenti di confronto e gli “aggiustamenti” in corso d’opera, con una frequenza maggiore all’interno dei micro-gruppi di lavoro che di volta in volta vanno a crearsi sulle singole attività».
Ma il coronavirus non ha imposto i suoi effetti soltanto al modo in cui lavoriamo: ha ridefinito la sostanza e l’obiettivo – se non quello generale, quello di breve periodo – delle nostre attività. E questo vale più che mai per chi si occupa di formazione: «Il programma 2020 dei corsi in aula e dei webinar era definito, ma abbiamo dovuto per forza di cose accantonarlo, con l’idea di riprenderlo quando i tempi ce lo consentiranno. Intanto stiamo sviluppando delle attività che servano e possano essere fatte adesso».
Cambia l’ordine di priorità dei temi, cambia il medium (oggi esclusivamente digitale), ma cambiano anche i format: da un lato per incontrare le esigenze molto più immediate e fattuali degli editori, alle quali il palinsesto agile del domanda/risposta cerca di stare dietro. Dall’altro per venire incontro alla disponibilità di docenti ed esperti, travolti – come tutti – dalle circostanze e oberati dalle altissime richieste di consulenza. «Andare sul concreto e farlo con estrema rapidità ci è sembrata la cosa migliore in questo panorama. Parallelamente stiamo rimettendo in pista l’Osservatorio sulla lettura e i consumi culturali e più in generale quei grandi appuntamenti che erano previsti nel corso dell’anno e che ci sentiamo di potere e di dover riconfermare, benché ritarati sul contesto, le esigenze e le possibilità del momento».
Sul fronte fiere ed eventi l’ufficio sta invece lavorando sulle attività in agenda dall’autunno, dopo la cancellazione degli appuntamenti programmati tra febbraio e giugno nei quali era prevista una partecipazione italiana. Nell’«immediato» Francoforte 2020; sul lungo periodo il grande progetto di Francoforte 2023, dove l’Italia sarà Paese Ospite d’onore.
Non mancano poi i ragionamenti sulle soluzioni da individuare per facilitare il dialogo tra gli editori italiani e gli editori stranieri in questo momento di sospensione. «Con le istituzioni stiamo lavorando sul fronte dell’internazionalizzazione, per immaginare dei progetti e degli eventi digitali che possano attutire i danni causati dalla cancellazione degli appuntamenti internazionali». Ma, anche in quest’ambito, la messa in prospettiva delle nuove esigenze e la valutazione delle nuove priorità resta irrinunciabile.
«In questo momento, per muovere qualsiasi passo c’è più che mai bisogno di tanta collaborazione, tanta comunicazione interna e tanto spirito di adattamento». Ed è necessario sia dal punto di vista del singolo che da quello complessivo dell’Associazione: investita dall’impegno di continuare a perseguire il proprio obiettivo fondativo e – al contempo – di tematizzarlo nel quadro dell’emergenza. «Anche per questo mantenere vivo lo spirito di comunità è importantissimo: per confermarci e raccordarci nel nostro comune obiettivo».
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi coordino il Giornale della libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
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