Ricardo Franco Levi, presidente uscente dell'Associazione Italiana Editori, ha salutato così gli editori presenti all'Assemblea Generale AIE svoltasi oggi, 28 settembre, al Centro Svizzero di Milano.
«Cari Editori,
quando, sei anni fa, col vostro voto mi venne attribuita la presidenza di AIE avvertii che questo incarico avrebbe schiuso la possibilità di un lavoro appassionante a tutela dell’editoria italiana, al servizio di un più vasto e generale interesse nazionale.
Vi proposi, allora, di impegnare la nostra Associazione in una battaglia di civiltà per un’Italia più istruita, più colta, più aperta. Dovevamo mirare a imporre il tema della conoscenza, dell’istruzione, della lettura, come una questione di primario e decisivo rilievo nazionale.
Scuola, scuola e ancora scuola. Furono queste le parole scelte per trasmettere il senso di quel proponimento. Consapevoli che la nostra voce sarebbe stata tanto più ascoltata quanto più saremmo stati capaci di parlare in nome dell’interesse generale del paese.
A essere in gioco è niente meno che il rispetto dell’articolo 3 della nostra Costituzione, il compito della Repubblica di «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
È una sfida che sapevamo di non potere né affrontare né, men che meno, vincere da soli. Accanto al nostro sarebbero stati indispensabili il contributo, le intelligenze, le esperienze, le volontà di tanti altri: nel mondo del libro e nelle istituzioni.
Sotto questa bandiera, nella cornice di questo impegno si sarebbero potute creare le condizioni per un allargamento del mercato del libro a beneficio dell’editoria nazionale. E si sarebbero potuti trovare i modi di una più efficace tutela e più facili ragioni di composizione degli interessi specifici delle diverse categorie e componenti della nostra associazione.
L’Aie ne sarebbe più unita, più autorevole, più forte.
Sei anni sono passati e mi sento di dire che quell’impegno è stato rispettato. Aie, la vostra Associazione, ascoltando le vostre ragioni e le vostre indicazioni, aggiustando e correggendo la propria linea quando necessario, trascorsa e superata la difficilissima stagione della pandemia, è oggi:
È stato un impegno collettivo.
Questo è il momento dei ricordi, dei grazie. Il ricordo va agli editori che in questi anni ci hanno lasciato. La loro memoria resta viva in noi, nella storia, nell’identità delle loro case editrici.
Grazie a chi, prima di me, ha presieduto la nostra Associazione.
Grazie a chi, dirigendola, ha condiviso i miei anni di presidenza.
Grazie a tutte e a tutti voi in Aie. A Milano e a Roma. Siete una squadra straordinaria, una splendida comunità, una vera famiglia. Lavorare con voi è stato un privilegio e una gioia.
E grazie a tutti voi editori, per il sostegno che non ci avete mai fatto mancare, per la generosità con la quale avete speso il vostro tempo e il vostro impegno nei diversi organi sociali e nelle tante riunioni in Aie.
Per concludere, poche altre, brevissime parole. A voi, in Aie. Continuate a metterci il cuore e il cervello, tutta la vostra passione e tutta la vostra professionalità.
E a voi, se posso permettermi, carissimi editori. Siate orgogliosi. Siate ambiziosi. Siate esigenti. Siate orgogliosi per quanto avete contribuito a fare la storia, culturale e civile, dell’Italia. Orgogliosi per essere oggi la prima, preziosissima, ineludibile, indispensabile industria culturale del paese. Siate ambiziosi, guardate con fiducia al futuro, alle nuove sfide che il mondo che cambia vi porrà di fronte e che continuerete a vincere.
Siate esigenti. Esigenti con le pubbliche istituzioni, rivendicando un’attenzione per l’editoria che sia all’altezza del ruolo che essa svolge nell’economia e nella società nazionali. Esigenti con la vostra Associazione, certi che non vi deluderà mai.
Al prossimo presidente di AIE, con amicizia antica e stima profonda, gli auguri più cari e affettuosi in avvio di quella che anche per lui, ne sono certo, sarà una straordinaria avventura, professionale e umana».
Ricardo Franco Levi