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Mercato

Assocarta, nel 2007-2012 bruciati 40mila posti di lavoro e 26 siti

di G. Pepi notizia del 25 giugno 2013

La crisi del mondo del libro, lo sappiamo bene, non è più solo localizzata ad alcuni segmenti ben delimitati di mercato. Tutti, dalle librerie ai distributori, dagli editori alle biblioteche, hanno visto le difficoltà (e talvolta le inadeguatezze) strutturali del settore riproporsi e amplificarsi sotto i colpi sempre più profondi della crisi. Giunge dunque come una brutta notizia non del tutto inaspettata la relazione di Assocarta presentata a Roma la settimana scorsa che ha messo in luce le perdite che hanno caratterizzato il settore nel 2012.
«Il comparto cartario italiano sta vivendo una fase di profonda riorganizzazione produttiva. Tra il 2007 e il 2012 abbiamo visto la chiusura di 26 siti di produzione e la perdita di quasi 3.000 posti di lavoro diretti» ha affermato Paolo Culicchi, presidente di Assocarta, durante l'assemblea. Un dato che diventa ancora più inquietante se si allarga lo sguardo all'intera filiera manifatturiera della carta dove negli ultimi cinque anni sono stati «bruciati» circa 40.000 post di lavoro. 
Anche l'industria della carta è alle corde dopo sei anni di crisi cui non è estranea la riduzione delle vendite di carta per usi igienici e alimentari, la minor paginazione per effetto della contrazione pubblicitaria, e il calo nella stampa di tutti una serie di materiali che da tempo ormai non si stampano più (dagli orari ferroviari ad alcune dipologie di brochure informative).Il settore nel 2012 ha perso un ulteriore 7% del fatturato, con una tendenza confermata anche nei primi quattro mesi dell'anno con un calo dell'1,8%.
Per cercare di invertire la tendenza il presidente dell'associazione, Paolo Culicchi ha chiesto forti interventi per far scendere il costo dell'energia che incide dal 20% al 50% dei costi del settore, sbloccando i gasdotti e applicando la norma sullo sgravio degli oneri agli energivori, e lo sviluppo del riciclo sul posto. «Oggi siamo all'avanguardia tecnologica - ha spiegato Culicchi - ma non riuscendo a investire c'é il rischio che alla fine della crisi saremo superati».

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