, cullati dalle pagine del proprio libro preferito e a una cifra ragionevole. Non è male, considerando che il Giappone è celebre per le sue soluzioni d’alloggio non convenzionali come i capsule hotel (incubo di qualsiasi claustrofobico). L’ostello è progettato da Suppose Design Office, mentre l’assortimento della libreria è curato dall’editore Shibuya Publishing & Booksellers (SPBS). SPBS, come viene chiamato dai locali, è più che un negozio di libri e più che un editore: avendo compreso che la partita tra fisico e online non si può giocare sui prezzi, ha deciso di puntare tutto sull’esperienza. Shibuya, infatti, vende libri e riviste direttamente dalla fonte, così che gli acquirenti possano apprezzare il lavoro materiale che esiste dietro al «fare libri», e non costruisce il proprio assortimento basandosi sul best-seller del momento. In più, il negozio è curato nei minimi dettagli, e rimane aperto fino a mezzanotte. Un marchio che ama sperimentare, dunque, non poteva che essere il primo in Giappone a creare un ostello-libreria. Non si tratta certo della soluzione ideale per chi ama la privacy: non si tratta effettivamente di stanze separate, ma solo di diverse aree divise una dall’altra dagli scaffali della libreria.
Siamo ormai abituati a vedere ristoranti-librerie e bar-librerie, ma il connubio tra albergo e vendita di libri non è ancora così comune. Forse per ora l’esempio più celebre è quello della storica Shakespeare & Co. di Parigi, che ha una decina di letti nei quali hanno dormito, secondo le stime del proprietario, oltre 40 mila persone. Ben diverso però è il suo obiettivo da quello di un albergo: non è un’attività commerciale, ma «un’utopia socialista travestita da libreria». Di seguito sono riportate alcune immagini degli schizzi e del plastico del progetto di questo innovativo ostello/libreria.